Solidarietà a Salvo Salvato - Una difesa dell’arte

ritratto di Gaia Biondo

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Oggi, 28 Marzo 2011, ad un mese dalla mancata inaugurazione della “Pietra della memoria” al molo di Cefalù, non abbiamo più voglia di ipotizzare su quali possano essere le motivazioni che hanno annullato questa stessa inaugurazione.
Sarebbe piuttosto il caso di interrogarci sulle conseguenze e sul significato di questo gesto, perché l’annullamento di un evento artistico, qualsiasi esso sia, corrisponde ad un atto di censura, e non c’è bisogno di essere psicologi per comprendere che questa censura è, senza mezzi termini, una violenza nei confronti dell’artista e di tutta la comunità pronta a beneficiare di quella risorsa culturale.
Perché la “Pietra della memoria” di Salvo Salvato, non rappresenta solamente la figura del primo re di Sicilia, Ruggero II, rappresenta (e usiamo il presente volutamente), un possibile “risveglio” culturale della città di Cefalù, una città piena di ricchezze e di potenzialità.
Su queste basi propositive nasce l’Associazione “Cefalù città di Ruggiero”, che, intendendo qui manifestare apertamente un sentimento di solidarietà nei confronti di Salvo Salvato, si impegnerà a manifestare nel tempo, con la stessa apertura, la volontà di preservare, coltivare, approfondire e diffondere l’identità storica e culturale cefaludese.
La “pietra della memoria”, pur non essendo ancora stata collocata sul suolo cefaludese, ha trovato una solidissima collocazione nello spirito dei suoi abitanti, animando le nostre coscienze e destandole da quel sonno in cui si erano adagiate.
E’ di questo che dobbiamo parlare oggi. La censura imposta a Salvo Salvato è servita perché noi potessimo riconoscerla come tale, è servita per farci comprendere quanto sia contraddittoria la realtà socio-politica in cui viviamo, una realtà che, per nascondere i particolari interessi di pochi, se la prende con l’arte, l’unica manifestazione della bellezza dell’essere umano, della sua purezza e del suo bisogno di interpretare la realtà per rinnovarla. L’arte subisce censura quando non le viene data la possibilità di essere criticata. Ed è ciò che è accaduto: la statua non è stata collocata, le è stato impedito di parlare, di comunicare. Si è forzatamente interrotto l’atto espressivo, quell’atto che, come argomentava già John Dewey nel 1934, consiste inscindibilmente anche di un’alterità, di un fruitore che, nel momento dell’incontro con l’opera, compie un atto di nuova creazione, perché è questo il nostro peso sul mondo: la nostra capacità ermeneutica di aprire le porte di quest’ultimo con un infinità di chiavi diverse, la stessa capacità che costituisce la materia di cui consta la libertà.
Hegel, commentando la Poetica di Aristotele afferma: “ l’opera d’arte deve solo curarsi di portare a manifestazione ciò che si addice alla ragione e alla verità dello spirito, e al fine di ricercarne il principio è necessario che si rivolga l’attenzione a punti di vista del tutto diversi”.
Per noi è fondamentale porre l’accento sull’importanza di manifestarsi, di esprimersi. Non troverà mai e poi mai giustificazione, ai nostri occhi, un atto di imposizione esterna che si rivela oppressivo nei confronti dell’atto espressivo.
Quale potere ha l’arte se non quello che desideriamo conferirle?
Accogliendo pienamente ciò che esprime Richard Shusterman in un suo testo di successo: “Malgrado tutto il suo potere comunicativo, senza un'intelligenza cui parlare l'arte è muta”.
L’artista, con la stessa potenza del più grande dei creatori, lascia la sua impronta nel mondo. La pietra della memoria è questa impronta, un’impronta che Salvo ha realizzato per tutti noi, per far si che su quella memoria storica ci costruissimo un futuro; un futuro che si è stancato di sentirsi chiamare in causa solo idealmente, un futuro che ha voglia di essere costruito, edificato. Quella pietra c’è, è visibile agli occhi dello spirito, ha ancora voglia di essere inaugurata, di entrare nel nostro presente.
La nostra Associazione è la risposta a questa censura, e noi, che l’abbiamo costituita, da oggi ci impegneremo affinché si possa credere nuovamente nella nostra città, nella attuale splendida corte ruggeriana, nel suo potenziale artistico e culturale.

Gaia Biondo
Direttivo dell'Associazione "Cefalù Città di Ruggiero"

ritratto di rosalia liberto

Ciao Gaia, ho letto con

Ciao Gaia,
ho letto con molto interesse il tuo intervento e credimi anche io ho riflettuto molto in merito alla questione della Pietra della Memoria.
Tu conduci la riflessione ad alti valori spirituali, citi Hegel la Poetica di Aristotele. Io mi sono un pò interessata allo studio della Storia dell'Arte e ho anche sentito il sentimento smanioso di dover necessariamente creare, dipingere... e credimi è cosa ben diversa di quando qualcuno può commissionarti un'opera dandoti dei vincoli anche tematici: si è liberi di creare, ma fino ad un certo punto!!!
La committenza è stato uno degli argomenti più discussi e dibattuti dalla critica d'arte sopratutto quella che fa capo allo storico dell'arte ungherese e sociologo Hauser. La sua OPERA "Storia sociale dell'arte" insegna tante cose interessanti è un modo altro di leggere l'intera Storia dell'Arte e sopratutto in che clima operavano gli artisti.
Certo Hegel non sarebbe mai stato d'accordo nel dire che a stabilire e manovrare i pennelli e gli scalpelli degli artisti era solo una classe sociale, quella che commissionava l'opera!!!
Ecco che la visione idealista di Vasari o Hegel, quella partorita dalla Riforma Gentile del 1923 a cui tutti quelli della nostra generazione sono stati istruiti è un attimino da rivedere!!!
La committenza ha un potere decisionale davvero rilevante. Chi commissiona l'opera vincola e determina l'artista! è inevitabile!
Ne parla di questo anche lo studioso e padre dell' iconologia Aby Warburg nel suo Saggio "Arte del ritratto e borghesia fiorentina", in "La rinascita del paganesimo antico". In esso Warburg parla della ritrattistica medicea nell'affresco di Domenico Ghirlandaio della cappella Sassetti nella chiesa fiorentina di Santa Trinita.
Il caso di cui parla Warburg è l'esempio per eccellenza di quanto peso la Committenza possa avere sull'artista, eppure il Ghirlandaio viene dipinto dal Vasari nelle "Vite", come colui che ha fatto da maestro al "Genio" del Rinascimento "Messer" Michelangelo Buonarroti. "Genio" che è stato costretto a subire le decisioni papali. Nelle pagine di Storia dell'Arte italiana è annoverato Daniele da Volterra ,anche e non solo per aver coperto con vestimenti e foglie di fico i genitali dell'affresco del Giudizio Universale nella Cappella Sistina, nel 1565, poco dopo che il Concilio di Trento aveva condannato la nudità nell'arte religiosa, e con ciò si guadagnò il soprannome di "Braghettone".
Come possiamo osservare le critiche ci sono sempre state i provvedimenti per rivedere le opere create da "ARTISTI" e "artisti" sempre esistite e queste hanno scritto la Storia dell'Arte.
Con ciò non voglio certo dire e sostenere che l'opera di Salvato sia da annoverare tra quelle della storia dell'arte contemporanea, ma voglio solamente "ricordare", che se hanno messo le "braghe " a Michelangelo possiamo metterle a chiunque!!!!!!!!