Cefalù, gli studenti dell’Istituto “Jacopo del Duca” incontrano il Vescovo Manzella

ritratto di Gianfranco D Anna

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Nella foto, da sinistra: Serenella Raimondo, Giovanni Martorana, Maria Teresa Langona, don Alessio Corradino, Aldo Capuano, Paolo Bellone, Pierluca Aiello, Marco Catanese, il vescovo Vincenzo Manzella, Domenico Vitrano, Andrea Felice, Giovanni Liberto, la preside Rosaria Gallotta, Pierpaolo Curreri, Maria Domenica Muffoletto e Marco Liberto.

A presentargli l'Istituto, e i tanti progetti che si portano avanti, è stata la Preside, Rosaria Gallotta. «Attendevamo con trepidazione questo giorno - ha detto il Dirigente Scolastico - i giovani l'hanno invitata e Lei non ha tardato a venire, nonostante la sua ricca agenda di appuntamenti. Oggi siamo di fronte ad una generazione on-line, i nativi digitali, e a questa noi parliamo con i linguaggi della comunicazione multimediale, non tralasciando perché importantissime, le esperienze dirette di relazione. Le relazioni sono il tessuto del vivere, la nostra appartenenza, i nostri valori a confronto con gli altri modelli a dimensione europea. Vivere vuol dire stare con, condividere, parlare e adesso saranno i giovani a dialogare con Lei». Interessante il dialogo che si è venuto a creare tra il Vescovo e gli studenti del nostro Istituto. «Questa - ha detto il Vescovo Manzella - è un'età particolare in cui i giovani "si giocano le carte" e ciò che ognuno fa adesso servirà poi allo stesso e alla società». Il Presule ha messo in evidenza alcuni aspetti dei giovani che vivono all'interno della società, nella quale anche la famiglia ha un ruolo primario. «Essa è, e deve essere sempre, il primo ambito privilegiato per l'educazione. Saper educare è l'arte più difficile, è un'età in cui ci si forma e ci si lascia formare - ha detto - il primo scopo è formare i ragazzi alla vita». Il Vescovo ha continuato dicendo che è sempre meglio affacciarsi alla vita con la maggiore serenità possibile. Interessante il dialogo che è nato, nel corso della mattinata, tra il Vescovo ed un nostro compagno di studio che si dichiara non credente. Ne è nata una vera e propria intervista del giovane al Vescovo: «Perché non credo in Dio?», ha chiesto lo studente. Il Vescovo ha fatto notare che la domanda indica la ricerca. «Il dubbio è legittimo - ha detto - ed è giustissimo mettersi alla ricerca di ciò in cui si crede». Il Presule ha esortato tutti a non accettare mai, in questa ricerca, i «lavaggi di cervello» di chiunque voglia provarci, in tema di religioni e non solo.

L’articolo completo nella Sezione “Cronaca in classe” del Giornale di Sicilia
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