C’È POSTA PER ME : SE IL COMUNE FOSSE PROPRIETARIO DEL POTABILIZZATORE ……….

ritratto di Saro Di Paola
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Nel “verbale” dell’ultima seduta consiliare che Pino Lo Presti ha rassegnato a “L’altraCefalù”, ancora una volta,
con una meticolosità che non ha precedenti nei verbali che sono agli annali del Consiglio comunale di Cefalù,
si legge che, secondo il consigliere Francesco Calabrese,
“IL POTABILIZZATORE NON È DI SORGENTI PRESIDIANA, MA NOSTRO, DEL COMUNE DI CEFALÙ”.
Ciò, perché, come, precedendolo, aveva affermato il consigliere Rosario Lapunzina,
“IL POTABILIZZATORE È STATO REALIZZATO, CON PROJET FINANCING, SU TERRENO COMUNALE”.

Se così dovesse essere, come io, invece, ritengo non sia,
la CHIUSURA DELL’IMPIANTO che la Sorgenti Presidiana continuerebbe a “minacciare”
non dovrebbe destare PREOCCUPAZIONE ALCUNA.
Meno che meno per il Comune.
Per il Comune,ANZI, dovrebbe costituire un OBIETTIVO DA PERSEGUIRE.
Nel più breve tempo possibile!

Infatti, se il Comune fosse “il proprietario del potabilizzatore” avrebbe
“IL DIRITTO DI GODERNE E DI DISPORNE IN MODO PIENO ED ESCLUSIVO” .
Perciò, non appena il gestore dovesse chiuderlo,
il Comune, esercitando quel suo “DIRITTO DI PROPRIETÀ”,
sarebbe nelle condizioni di RIAPRIRE L’IMPIANTO e di SUBENTRARE al gestore nella conduzione dell’impianto medesimo.
IMMEDIATAMENTE !
Soprattutto se la chiusura del potabilizzatore dovesse configurare il
“REATO DI INTERRUZIONE DI UN PUBBLICO SERVIZIO”
con ripercussioni su quella salute pubblica che il Comune, per primo, ha il dovere di tutelare.

Il Comune sarebbe, FINALMENTE, nelle condizioni di SBATTERE FUORI DALL’IMPIANTO
quel gestore “inadempiente” e scomodo che,
con una delle sue solite “FURBATE” ,
“pretende”, ADDIRITTURA, che sia il Comune a pagargli quel servizio di potabilizzazione che gli utenti paghiamo alle APS.

Con l’interruzione del servizio di potabilizzazione, “di diritto e di fatto”,
il gestore altro non farebbe se non SERVIRE l’impianto al Comune che ne è “legittimo” PROPRIETARIO.
Per di più SU UN PIATTO tutto D’ORO!

Infatti, il Comune, “MESSO ALLA PORTA L’INTRUSO” ,
incasserebbe, per sé, direttamente dalla APS il corrispettivo per la potabilizzazione.
Per il Comune sarebbe UN AUTENTICO SOLLIEVO !
Altro che doversi dare cura e preoccupazione per quel “GIRO DI FATTURE” che “non ha ragione d’essere”.

Per il Comune, detratte le spese di gestione –“quisquilie”– sarebbero SOLTANTO UTILI.
E che utili!
Sarebbero, infatti, utili talmente elevati da consentirgli di RIPIANARE TUTTI I DEBITI in meno che non si dica.

La Sorgenti chiuda l’impianto e ….. VOILÀ,
per il Comune, ALTRO CHE DISSESTO FINANZIARIO !
Il Comune altro “che non avere più speranze di ripresa”
come ha aggiunto il consigliere Lapunzina.
PER IL COMUNE LA RIPRESA SAREBBE DIETRO L’ANGOLO.

Solo che, contrariamente a quanto sostenuto dai consiglieri,
il COMUNE, ahinoi, NON È PROPRIETARIO DEL POTABILIZZATORE .

Il Comune sarà proprietario del potabilizzatore, soltanto, quando avrà finito di onorare
quel CONTRATTO di PROJET FINANCING che ha stipulato con la Sorgenti Presidiana.
Un contratto BILATERALE che la Sorgenti ha, già,onorato con la costruzione dell’ impianto
e che il Comune, NON ALTRI, finirà di onorare quando avrà pagato alla Sorgenti
“IL CORRISPETTIVO DELLA PROPRIA ATTIVITÀ DI COSTRUZIONE” ,
compresi, ovviamente, gli utili dello
“SFRUTTAMENTO ECONOMICO DEL BENE PUBBLICO COSTRUITO”.
Un contratto bilaterale che nessuna delle parti può disattendere trasferendone gli EFFETTI ONEROSI, a terzi, CON DECISIONE UNILATERALE.
Così, almeno, dovrebbe essere.
Non solo in uno STATO DI DIRITTO, quale, nonostante tutto, il nostro ancora è ma, neanche in quelle che, con dispregio, vengono definite “REPUBBLICHE DELLE BANANE”.

Sulla titolarità del diritto di proprietà del potabilizzatore,
sarebbe necessario , a mio giudizio, un MINIMO DI CAUTELA.
QUANTOMENO!
Quel minimo di cautela che possa evitare di fare scadere nella GRATUITÀ una qualsivoglia pronuncia, affermazione o dichiarazione che sia,
a maggior ragione se resa in SEDE UFFICIALE da un rappresentante delle Istituzioni.
Quel minimo di cautela che,
ove non bastassero le conoscenze sul PROJET FINANCING che, oramai,
tutti, a Cefalù, avremmo dovuto acquisire,
INDUBBIAMENTE, SUGGERISCE l’ articolo che “Il Sole 24 ore” ha pubblicato il 18 settembre 2010, sotto il titolo :
“IL PROJECT FINANCING GUADAGNA IL RIMBORSO” .
Un articolo che è facilissimo trovare sul web e nel quale, tra l’altro, si legge :

“L'articolo 143 del decreto legislativo 163/06 prevede una particolare forma di realizzazione delle opere pubbliche (concessione di lavori pubblici) nella quale la controprestazione per la società esecutrice è costituita essenzialmente dal diritto di gestire o sfruttare economicamente i beni costruiti. In pratica, il concessionario (la cosiddetta società di progetto) trae il corrispettivo della propria attività di costruzione non già dal prezzo pagato dall'ente (come sarebbe in un appalto), ma (prevalentemente) dai redditi derivanti, negli anni di durata della concessione, dall'utilizzo o dalla gestione dei beni.
Durante la concessione, la proprietà formale dei beni costruiti e oggetto di gestione può essere del concessionario (devoluzione al termine del contratto) oppure dell'ente concedente (devoluzione immediata), a seconda che l'affidamento dei beni alla società di progetto sia o meno accompagnata da un diritto reale di superficie”.

Al riguardo, nel caso del potabilizzatore di Cefalù, dovrebbe trattarsi di
“DEVOLUZIONE del bene costruito AL TERMINE DEL CONTRATTO”.
Infatti, per quanto al primo comma dell’art.18 della convenzione che il Comune di Cefalù ha stipulato con la Sorgenti, il Comune medesimo ha
“concesso a titolo gratuito l’occupazione del suolo e del sottosuolo nonché l’area relativa all’impianto “.

Quale che sia la tipologia della devoluzione – “immediata” o “al termine del contratto” –
“Il Sole 24 ore” così continua :
“in entrambi i casi, peraltro,
il CONCESSIONARIO dispone dei beni alla stregua di un PROPRIETARIO SOSTANZIALE,
assumendo a proprio carico e a proprio vantaggio la maggior parte dei rischi e dei benefici della cosa costruita.”

RISCHI che, PER IL CONCESSIONARIO, - non è fuori luogo sottolinearlo-
sono quelli connessi, alla “COSA COSTRUITA”.
Non certamente quelli che, come nel caso del potabilizzatore di Cefalù,
promanano da una sopravvenuta SCELTA UNITALATERALE DEL CONCEDENTE operata, peraltro, SU “COSA” BEN DIVERSA DALLA “COSA COSTRUITA”.

Saro Di Paola, 20 aprile 2011