Buona Pasqua dall’Altra Cefalù - La Processione del Venerdì Santo - Cefalù, 22 aprile 2011 (parte 1°)

ritratto di Pino Lo Presti

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Ho sentito dire a mia madre, parlando con lei di questo giorno, “a compatisciu”. Pensava a Maria Addolorata e al dolore che le univa per la comune perdita del caro figlio, al di là di ogni - o al di quà di ogni - considerazione o comprensione del complesso universo liturgico.

-Gesù deposto condotto dalla Chiesa dell'Itria

-L'Addolorata condotta dalla chiesa di S. Francesco

Tra le donne, una volta madri, e la figura di Maria c’è un rapporto di intensa solidarietà emotiva e affidamento che raramente vedo tra gli uomini, una volta padri, e la figura di Cristo; forse perchè gli uomini sono più gelosi dei loro sentimenti interiori, oppure ...

Ho sempre guardato - da ragazzino solo incuriosito - a cosa unisse tanto popolo attorno ad alcune celebrazioni specie religiose; oggi mi appare scontata la consapevolezza che è il riconoscimento del proprio nel sentimento comune, oggetto dell’accadimento rituale, della intera comunità, in una immensa “teatralizzazione” collettiva che esalta quello individuale, nella rappresentazione di un dolore iniziatico, di cui cioè vi sia il superamento nella Speranza, della rivelazione di un Senso finale salvifico di rimarginazione, riconciliazione, rigenerazione, in un futuro, dalle ceneri del passato, infine: nella Vita dalla Morte.

Parlo così, da vero analfabeta di cose di Chiesa, con la libertà e l’incoscienza che solo ci si concede stando in confidenza tra amici.

Se, nella “Passione di Cristo” - mi sembra - ogni uomo può riconoscere una prima parte importante del proprio viaggio su questa terra, che lo porta (al di là di qualunque verità possibile si senta legittimato o meno a credere-ritenere) all’unica realtà di chi lui è veramente in queste date circostanze, “crocefisso” agli assi dello spazio del tempo in cui si trova a vivere questa vita;

-provenienti da direzioni diverse, avendo percorso lati diversi della piazza, Gesù deposto e Maria si incontrano davanti la Cattedrale

- è il momento più intenso e più intimo del dolore, non ancora portato il "Processsione"

... nella rappresentazione del Venerdì Santo - mi sembra - ogni donna può riconoscere una parte importante del proprio viaggio su questa terra ... la separazione-morte del proprio figlio.

In entrambi casi è il “peccato” di onnipotenza, di presunzione che viene evidenziato: di essere artefici-padroni della vita.

Nella frustrazione di un uomo per il ruolo “assegnatogli” - percepito come inabilitante delle proprie potenzialità di realizzazioni creative, intellettuali e fattive, e in quella di una donna di veder sottrarsi, al nutrimento del proprio amore, dalla Vita - spesso cinica e crudele -, il frutto delle proprie potenzialità creative, il proprio figlio, vi è lo stesso monito ma nello stesso tempo - per chi crede che vi sia un Ordine nell’Universo e non tante ragioni in caotico conflitto tra loro - la stessa indicazione verso una più ampia comprensione:

... non artefici-padroni ma artefici-servi della Vita; è questa che - senza che poi ce l’aspettiamo - libera da chiodi e da pugnali che in verità - mi sembra - trafiggano soltanto quel residuo di umano “egoismo” che direttamente discende da quel “peccato originale” di ogni essere umano: la (anche se incosciente) presunzione.

E' solo essa che produce quel particolare "attacamento" che ci fa morire con le cose che muoiono.
Viandanti,"Migranti" piuttosto!

Per quanto posso capire, ogni giorno può essere Natale o Pasqua, ma è giusto così che in punti fissi del ciclo dell’anno, lo si ricordi!

Di ciò va ringraziata la Chiesa.