“L’angelo Nunziante”, a S. Maria della Luce.

ritratto di Pino Lo Presti

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“La fede è ancora vive nel cuore degli uomini”, si disse il prete, allorchè vide la chiesa affollata. Erano tutti lavoratori del quartiere più povero di Rio de Janeiro, e quella notte si erano riuniti con un unico scopo: ascoltare la Messa di Natale.

A quel pensiero, provò una sensazione di contentezza. Con passo solenne, si diresse verso il centro dell’altare. Fu allora che udì una voce. Diceva: “a, b, c, d ...”.

Gli sembrò la voce di un bambino che disturbava la solennità della funzione. Tutti si voltarono nella sua direzione, infastiditi. Ma la voce non s’interruppe; continuò a ripetere: “A, B, C, D ...”. “Adesso, smettila!”, disse il prete.

A queste parole, il ragazzino parve uscire da uno stato di trance. Spaventato, guardò le persone intorno e arrossì per la vergogna.

“Perché ti comporti così? Non ti rendi conto che disturbi la cerimonia?”. Il bambino abbassò il capo; le lacrime brillarono nei suoi occhi. “Dov’è tua madre?”, lo incalzò il prete. “Non ti hanno insegnato come ci si comporta durante la Santa messa?”.

Con il capo chino, il ragazzino rispose: “Mi scusi, padre, ma io non so come si prega: non ho mai imparato a farlo. Sono cresciuto nelle strade, senza padre né madre. Oggi è il giorno di Natale, e io ho sentito il bisogno di parlare con Dio. Ma poiché non so quale lingua capisce, ho pensato di pronunciare tutte le lettere che conosco, una dopo l’altra. Mi sono detto che, lassù, lui avrebbe potuto prenderle e usarle per creare parole e frasi di suo gradimento”.

Rosanna Rifino

Il bambino si alzò. “Adesso me ne vado, però”, disse “non voglio dar fastidio a tutte queste persone, questa gente che sa comunicare molto bene con Dio”.

Fabrizio Macaluso

“No, vieni con me”, replicò il prete. Prese per mano il ragazzino e lo condusse all’altare. Poi si rivolse ai fedeli: “Prima della Messa, stasera reciteremo una preghiera particolare. Domanderemo a Dio di comporre le parole che desidera udire. Ogni lettera corrisponderà a un momento di quest’anno, nel quale siamo riusciti a compiere una buona azione, a lottare coraggiosamente per un sogno, o a pregare senza profferire verbo.

Sergio Marino

Gli chiederemo di mettere in ordine le lettere della nostra vita, auspicando che esse gli consentano di creare parole e frasi di suo gradimento”.

Irene Cangemi

Il prete chiuse gli occhi e cominciò a recitare l’alfabeto. Alcuni istanti dopo, tutte le persone presenti nella chiesa stavano già dicendo: “A, B, C, D ...”.

Questa favola di Paulo Coelho, è stata letta da un bambino in apertura del racconto teatrale che i “Vastasi di vicolo Saraceni” hanno rappresentato ai presenti nella chiesa di S. Maria della Luce, il 3 gennaio scorso.

Non è preghiera il Teatro? Ogni Atto d’amore lo è. Quanto il teatro dei Vastasi sia erudito o “analfabeta”, poi, poco importava già ai portuali del ‘700 palermitano, nel cui ambiente nacque quel teatro, appunto definito “dei Vastasi”. Ancor meno importa ad Ugo e Laura che se ne accorgano altri; loro lo sanno e con loro chi ha umiltà nell’assistere, come tutte quelle persone.

Peccato che chi ha fatto del teatro il suo atto di amore per questa città non entrerà mai nella nostra neo-inaugurata “bomboniera”, come non lo sono stati, da invitati, alla inaugurazione. Ma forse è meglio così, il teatro dei Vastasi meglio prende forma negli spazi quotidiani della gente del luogo che nei salotti “aristocratici dai profumi palermitani”!

Giusy De Pasquale

Ugo Fontana

Eliana Domina

Laura Miceli

Luci, fonica ed effetti: Federico Cammarata