Cefalù archeologica cerca casa, a quando il museo?

ritratto di Nicola Pizzillo

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L’Archeoclub di Cefalù sabato 04/06/2011, presso la Sala delle capriate, ha organizzato una conferenza volta ad illustrare il corposo patrimonio archeologico della città, rinvenuto dopo decenni di scavi operati dal prof. Amedeo Tullio,
ed attualmente sparso in diverse strutture, il quale meriterebbe di essere esposto in un idoneo spazio museale per essere fruito dalla cittadinanza e dai turisti.

-la dott.ssa Flora Rizzo e il prof. Giuseppe Barracato

Padrone di casa era il Presidente del Consiglio Comunale, Giuseppe Barracato, che ha ricordato le diverse iniziative organizzate con l’Archeoclub di Cefalù (es. Chiese aperte, opuscolo sulle edicole votive della città), ente che diffonde non solo conoscenza ma anche la fruizione dei beni culturali; si ritiene convinto che ci sia la necessità di un museo nella città per ospitare i diversi reperti, molti ancora da catalogare.

La prof.ssa Flora Rizzo, presidente dell’Archeoclub di Cefalù, dopo i ringraziamenti di rito, ricorda che oltre alla importante presenza del Museo Mandralisca si rende necessario istituire un secondo museo che possa ospitare la Cefalù antica, creando anche un itinerario dei diversi siti archeologici scoperti dal prof. Tullio.

Inizia così l’ampia relazione dell’ospite d’onore, ovvero l’archeologo prof. Amedeo Tullio, Ispettore onorario della Soprintendenza ai beni culturali, che preliminarmente ringrazia tutti i cittadini di Cefalù che lo hanno aiutato ma anche criticato in modo costruttivo,

-il prof. A. Tullio

-l'arch. S. Giardina

cita Salvatore Giardina per i disegni da lui effettuati e Sandro Varzi per le opere di restauro e la dr.ssa Santina Aloisio. Contrariamente a quello che si pensa a Cefalù esiste una archeologia medievale. C’è stato uno scempio edilizio nella zona della via Roma che ha sepolto la necropoli ivi sotterrata. Sulla Rocca attorno al tempio di Diana c’è ancora da scavare perché ivi esiste una città tardo-antica, unica nell’Italia meridionale.

Ricorda il lavoro di scavo eseguito sotto la ex villa Miceli, collaborato dal geom. Calabrese, dove ha rinvenuto ben 300 tombe, che unite alle 350 già scoperte negli anni addietro, costituiscono un campione statistico di 650 tombe inviolate, molto rappresentativo, da cui si ricava una testimonianza della cultura materiale della zona, che è un documento storico della città: “Noi siamo perché eravamo, noi non saremo se non fossimo stati.

Il nostro essere non conta niente se non avessimo il cervello, se non avessimo il pensiero, se non coltivassimo la memoria. Non si può dire che la cultura non da pane, non si può dire che la cultura d’Italia comincia con il medioevo”.

LA NASCITA DI CEFALU’

Avviene ai piedi della Rocca che è una emersione marina, formata in parte da una collina in parte da un corrugamento di tipo alpino, di cui conserva lo stesso tipo di roccia dolomitica.
La sua avventura archeologica cefaludese inizia negli anni ’70 quando, impegnato in scavi ad Himera, volle vedere le mura megalitiche, che i cittadini medesimi sconoscevano. Cefalù nasce attorno al V sec. a.C. quando viene citata da Diodoro Siculo, come alleata dei Cartaginesi, poi non viene citata più proprio per questo suo tradimento alle popolazioni greche, da cui provenivano le fonti storiche.

I viaggiatori arabi la descrivono come una fortezza (frourion) costruita sopra scogli contigui al mare. Narra della scoperta dell’ampia necropoli rinvenuta fuori le mura e dei sarcofagi scoperti in c/da Spinito. Le tombe sono affastellate le une sulle altre poiché dalle stratificazioni del terreno risultano create in epoche diverse, esse sono sovrastate da segnacoli monumentali (epytimbia) di varia forma, tutti intonacati, stuccati e dipinti.

GLI OGGETTI CUSTODITI AD HIMERA

Particolare interessante è quello che i mattoni adoperati per le tombe recavano già all’epoca l’iscrizione KEFA, segno dell’importanza e ricchezza della città.

GLI SCAVI ESEGUITI ALLA VILLA MICELI

Sono stati rinvenuti dei segnacoli, forse in pietra proveniente da Collesano, a forma di piramide gradonata, , una ballerina , una testa alessandrina, corredi funebri in ceramica, testimonianza di influssi ellenistici di Alessandria d’Egitto nell’arte greca di Sicilia.

L’IMPIANTO DELLA CITTA’

L’impianto urbanistico è parzialmente di tipo ippodameo (*). L’attuale città è sovrapposta a quella greco-romana, vi era una strada che tagliava trasversalmente il Duomo, la zona in cui insiste quest’ultimo era occupata da un nucleo di case, come emerge dai saggi effettuati nel Duomo, nel Presbiterio e dallo scavo nel Chiostro, nei quali è emerso anche un pavimento a mosaico. La strada romana è in pietra lavica a grandi basole antisdrucciolo, su cui ancora si scorgono i segni delle ruote dei carri che la percorrevano.

-il prof. Marcello Panzarella

Tracce della Cefalù medievale emergono da quanto rinvenuto sotto il Duomo, esso era un castrum romano con le sue 4 torri che venne poi rinforzato con altre strutture, solo così si spiega la rapidità con il quale venne edificato.
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(*)Ippodamo da Mileto (V sec. a.C.) è l’architetto greco utilizzatore dello schema o impianto ippodameo, si basava su tre assi longitudinali chiamati , plateiai (in latino decumani), orientati in direzione est-ovest, intersecati da assi perpendicolari chiamati stenopoi (cardines), orientati in direzione nord-sud: l'intersezione di questi assi veniva a formare isolati rettangolari di forma allungata.

L’ultima parte della vasta relazione del prof. Tullio concerne la strada romana sita nella Corte delle Stelle, l’Osterio Magno, nel quale sono state rinvenute delle basi ellenistiche con diverso materiale in terracotta e ceramica, pregevole un piatto in maiolica raffigurante un leone rampante. Anche nella Caserma Botta vi sono resti di una casermetta di età augustea, che attualmente è visitabile.

-l'arch. Salvatore Culotta

Infine la Rocca con le sue fortificazioni rinforzate, la sua casermetta cinquecentesca ed il suo castello, in parte pre-ruggeriano (forse bizantino) mentre una porzione fu aggiunta da Federico II.


La conferenza, seguita con attenzione da un nutrito pubblico, si è conclusa poi con il conferimento della tessera di socio e una targa di socio onorario dell'Archeoclub di Cefalù al prof. Tullio.

Da quanto emerso da questa esaustiva relazione, Cefalù è seduta su un immenso giacimento di antichità che aspettano solo di essere fruite dalla collettività, potenzialmente capaci di portare nella nostra città nuovi flussi di visitatori, slegati dalla balneazione estiva e quindi in grado di far lavorare tutto il comparto turistico per l'intero arco dell'anno.

Compito di un'Amministrazione attenta allo sviluppo culturale ed economico della propria comunità è di far si che questo sia realizzabile, mediante la creazione in primis di un museo civico e poi valorizzando i diversi siti archeologici della città.

-i soci dell'Archeo-club di Cefalù