Tagli al trasporto ferroviario e le disattenzioni della politica che penalizzano la Sicilia

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(Comunicato di Giosuè Malaponti - Coordinatore COMITATO PENDOLARI SICILIANI)

Il 12 giugno scorso è stato compiuto l’ennesimo atto di sciacallaggio
nei confronti della Sicilia e dei Siciliani, da parte di Trenitalia, con
l’ulteriore taglio di vetture ai treni della lunga percorrenza che vanno
dalla Sicilia al centro-nord e del continuo ridimensionamento che prevede
la chiusura di depositi, di officine e di uffici.
La Lega, per bocca del ministro Maroni, chiede la TAV (trasporto alta
velocità) a tutta forza per il centro-nord, mentre alla politica siciliana
bastano i lanci di stampa dove si promettono investimenti per
infrastrutture che resteranno una chimera o solo, come sempre, fiumi di
parole e di inchiostro.
In considerazione di queste ultime penalizzazioni che Trenitalia ed il
Governo hanno affibbiato alla Sicilia, debbo ancora una volta constatare
che, anche in questo caso, la classe politica siciliana ha fatto finta di
nulla, come se queste ulteriori penalizzazioni non comportino alcun danno;
secondo me enorme allo sviluppo economico, sociale e turistico della
Sicilia.
Volendo mettere da parte queste grandi cose: progettazioni, infrastrutture,
finanziamenti; la politica che ci rappresenta non è stata in grado a
tutt’oggi a far valere e rispettare i diritti dei siciliani, che proprio
il D.L.vo 422/97 ci assegna in materia di trasporto pubblico.
Da qualche anno la Regione Sicilia, visto già l’avvenuto passaggio delle
competenze tra Stato e Regione, aspetta che, i ministri Tremonti e
Matteoli, appongano la firma sul documento di trasferimento delle risorse
dovute, che ammontano a 111.535.920 milioni di euro, dei 120 milioni
iniziali e che sanciscono in maniera definitiva l’accordo per il
trasporto pubblico ferroviario tra Stato-Regione.
Queste sono le somme che il governo ha destinato alla Sicilia per attuare e
sottoscrivere il tanto famigerato contratto di servizio, ancora ad oggi ad
un nulla di fatto, mentre già nelle altre regioni è operativo da circa
due anni.
Alla luce di questi fatti, che denotano lo scarso peso politico o interesse
di chi ci rappresenta nel governo nazionale, è lecito chiedersi cosa hanno
fatto e cosa stanno facendo deputati e senatori siciliani in tutta questa
penosa vicenda che vede la Sicilia sempre più danneggiata in quello che
dovrebbe essere il settore trainante “trasporti e infrastrutture”, per
migliorare lo sviluppo isolano in tutti i suoi settori e per cercare,
almeno, di ridurre quell’enorme gap infrastrutturale che ci divide dal
nord.
Perché i nostri politici non attuano le strategie di “ricatto
politico” per ottenere ciò che ci spetta cosi come agisce la Lega?
Sono convinto che, una forte presa di coscienza e di posizione, da parte di
tutti i politici siciliani a Roma, sia “condicio sine qua non” per far
fare marcia indietro ad un governo nazionale che non tiene in debita
considerazione i bisogni primari della nostra Regione al pari delle altre,
tenuto conto che, anche i siciliani partecipano al pagamento di tasse e
tributi di un’Italia che va a più velocità e che non tiene conto
dell’eguaglianza dei diritti di tutti i cittadini.