IL POLLAIO, LA “POSTA VECCHIA” E LA CARTA BOLLATA

ritratto di Saro Di Paola

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Un casotto di tavole, “lapazze” e ritagli di latta arrugginita, con una gabbia sbilenca di rete a filo metallico, tenuta su da esili assi di legno contorto.
Il tutto arrangiato alla meno peggio.
Per UN POLLAIO.
Per una dozzina tra galli e galline.
Per il pollo ruspante.
Per le uova “pi usu ri casa”.
Là, “avant’a fuorgia ri mastru Vastianu”.
All’angolo, tra “a putia ri Criviedda e u cullieggiu ri muonichi ra Cruci”.

Per circa un decennio, a cavallo del 1960, fu IL POLLAIO DI CEFALU’.
Tra i tanti che, in quegli anni ve ne erano, anche nel centro storico, fu il pollaio di Cefalù.
Per “antonomasia” : il pollaio dell’avvocato Vazzana.
Uno spasso autentico per gli universitari di quegli anni :
gli amministratori incapaci di abbatterlo e loro a sfotterli con goliardico sarcasmo.
Per fare scoppiare dalle risate i cefalutani.
A piazza Duomo.
Nelle feste della matricola.
Gli universitari si mettevano dalla parte dell’avvocato.
Strumentalmente.
Gli gridavano : avvocato non toglierci lo spasso, continua a farci divertire.
Forza avvocato : resisti!
E l’avvocato resistette : le escogitò tutte.
Pur di non vedere abbattuto il suo pollaio.
Poi alla fine, l’avvocato dovette cedere.
Dopo anni e anni di CARTA BOLLATA.
Il pollaio fu buttato giù.
Evviva la PUBBLICA UTILITA’.
FU STRADA.
Finalmente.
Oggi è la via Sandeschi.
Servì, e serve, per collegare, carrabilmente, la via Matteotti alla discesa Paramuro.

Però, non fu che, in quegli anni, gli amministratori non ci avessero provato a farlo abbattere.
Eccome se non ci provarono!
Fu che, in quegli anni, il brando dello “jus proprietatis” era sufficiente per resistere alle esigenze dello “jus comunitatis”.

La pubblica utilità ?
Dove ?
A casa mia ?
No!
Alla collettività serve la strada ?
Chi se ne frega!
Il pollaio è mio e tu, Comune, non lo abbatti.

Oggi, nel 2011, rispetto a quegli anni è cambiato qualcosa in materia di esproprio per pubblica utilità ?
Poco, forse nulla.

Con la carta bollata, il privato può resistere.
Ancora.
Con la carta bollata si allungano i tempi.
Sempre.

A Cefalù-Italia è accaduto.
Sempre.
A Cefalù, SENZA CONCERTAZIONE, sarebbe potuto accadere.
Sino ad ieri.
Per l’elargamento della via Martoglio.

Con la carta bollata il privato può, anche e addirittura, spuntarla sul pubblico.
Qualche volta.
Quando la pubblica utilità è aleatoria.
Quando il pubblico non ha soldi.

A Cefalù, può accadere.
Per la “POSTA VECCHIA”.
Alla “VILLA”.
Là, per giunta, il POLLAIO è PIÙ GRANDE.
Molto più grande, e non è per fare le uova “pi usu ri casa”.

Intanto, da quel 23 di marzo, quando il Consiglio Comunale ha “intimato” l’ultimatum al Sindaco (http://www.qualecefalu.it/lac/node/4585) di GIORNI ne sono TRASCORSI,
non trenta, ma CENTOVENTI.
NULLA E’, ancora, ACCADUTO!
O, quantomeno, NULLA CI E’ STATO DATO SAPERE.

Il pollaio, pardon, la POSTA VECCHIA E’,ancora, LA’.
ALLA VILLA.
Brutta com’è, ce la godremo ancora.
Per anni e anni.
MONUMENTO AL DEGRADO URBANO!
RECLAME ALLA CARTA BOLLATA!

Speriamo che, alla fine, oltre al danno non ci scappi, pure, la beffa.
Quella di un altro bel debito fuori bilancio.

Saro Di Paola, 22 luglio 2011

ritratto di Giusi Farinella

Corsi e ricorsi (evidentemente in carta bollata)

Ritorna il "pollaio".
Tuttavia il termine "ritorno" a volte ha delle connotazioni negative.
E' quando ritorno significa ricadere in usi, abitudini, costumi, errori che si credevano definitivamente archiviati da più sagge e ragionevoli considerazioni.
Errore è lo spirito di fazione, che ci rende incapaci di capire le ragioni dell'altro, non rispettare e non riconoscere il diritto del privato in nome di un presunto e fazioso bene pubblico.
Errore è credersi centro del mondo e non dare priorità a ciò che ci unisce rispetto a ciò che ci divide.
Quanti giri di valzer si sono fatti sul "grande pollaio", lo acquista il Comune per farne cosa (demolirlo no .. destinato a rimanere pollaio senza polli).. no .. e non partecipa all'asta pubblica.
Lo acquista il privato, all'asta pubblica, per farne un attività produttiva, rendendo il "grande pollaio" un bel bar, un punto di accoglienza, un luogo al servizio della comunità, trasformando il "pollaio" in un punto di aggregazione, curando e ravvivando la villa ..... no.
"Non mangio e non faccio mangiare" ... ricordando il cane di quel vecchio detto.
Questo è stato un errore praticato SPESSO nella gloriosa storia di questa nostra città e rischia di essere riproposta ancora oggi con l'aggravante della recidiva.
Errore è pensare che non bisogna fare uso della carta bollata contro la pubblica amministrazione per difendere ciò a cui si crede sia un proprio diritto, perseguire gli obiettivi e i progetti in cui si è investito leggittimamente.
Errore è pensare che questo paese non abbia bisogno di imprenditori e del loro lavoro, di attività produttive
capaci di creare ricchezza.
Una ricchezza che non rimane fine a se stessa ma si riversa sulla nostra comunità sotto forma di lavoro e sotto forma di indotto, così da essere UN VERO BENE PUBBLICO.
Adesso ... povero Giusi.

ritratto di Rosario Lapunzina

Arera ex edificio postale

Caro Saro, sulla vicenda dell’area dell’ex edificio postale Largo Di Giorgio ci sono grosse responsabilità da parte della precedente e dell'attuale Amminstrazione che sono sicuro avrai avuto modo di verificare.

Riporto di seguito quanto ho scritto al Sindaco nell'ottobre 2009.

Al Sig. Sindaco del
Comune di Cefalù

Oggetto:Parere urbanistico su progetto dell’Amministrazione riguardante la
riorganizzazione dell’area dell’ex edificio postale Largo Di Giorgio

Attraverso una missiva datata 16/09/2009, indirizzata alla S.V. dal Responsabile del Servizio Urbanistica, si apprende che il progetto in oggetto specificato, in ordine al quale è stata a più riprese data ampia pubblicità circa la sussistenza di un finanziamento da parte della Regione Siciliana, non risulterebbe conforme alle previsioni recate dallo strumento urbanistico, necessitando, all’uopo, una apposita “variante urbanistica che sancisca la permanenza dell’edificio in argomento”, in luogo della “demolizione”, prevista dal Piano Particolareggiato del Lungomare (DA 232/1985) e dalle Direttive sul nuovo Strumento Urbanistico (approvate dal Consiglio il 13/10/1997).
In ordine a ciò, va premesso che taluni effetti del P.P. sono preclusi dalla scadenza dei vincoli imposti con lo stesso e che le direttive di piano non possiedono una loro autonoma valenza.
Allo stato attuale, pertanto, l’obiettivo della demolizione, qualora effettivamente corrispondente alla volontà dell’Amministrazione, sarebbe realizzabile solo se l’immobile fosse di proprietà dell’Ente, non immaginando che si possa imporre tale scelta al privato.
Al riguardo, nell’assoluto silenzio praticato della S.V. e in assenza dell’Organo collegiale cui la Legge assegna le scelte gestionali, non si comprende quale seguito abbia avuto l’offerta di Poste Italiane, attraverso cui si dà al Comune una sorta di prelazione sull’acquisto, da far valere in un tempo limite di dieci giorni, termine pressoché scaduto.
Incomprensibile, poi, l’iter seguito dal progetto di riqualificazione dell’area, evidentemente mai sottoposto, prima d’ora, al parere di conformità allo strumento urbanistico, e non ancora trasmesso al Consiglio per l’approvazione in variante, atto cui potrebbe, a parere di chi scrive, sommarsi la dichiarazione di pubblica utilità, preordinando il bene all’esproprio ed impedendo che sullo stesso si realizzino progettualità in contrasto con l’interesse pubblico.
Per quanto precede, si chiede l’adozione, nell’immediato, degli adempimenti di competenza, significando che, in assenza, la S.V. risulterà politicamente responsabile delle gravi conseguenze che rischiano di ripercuotersi sulla Comunità.

Cefalù,16/10/2009

Il Capogruppo
(Rosario Lapunzina)

ritratto di Saro Di Paola

SAREBBE CATASTROFICO PER CEFALU'

Caro Rosario,
LE RESPONSABILITA' SULLA VICENDA SONO INDUBBIE!

Aver dato l'incarico per redigere il progetto per quell'immobile e per quell'area,
non avere adottato LE MISURE URBANISTICO-AMMINISTRATIVE indispensabili PER TRADURLO IN OPERA ed
essersi limitati alle DECLAMAZIONI e ai PROCLAMI,
a mio giudizio, E' STATO FATALE per quelle FINALITA' PUBBLICHE che Cefalù avrebbe potuto avere soddisfatte da quell'immobile e da quell'area.

Oggi, dopo l'acquisto -leggittimo ed alla luce del sole- da parte di privati, a mio giudizio,
LA QUESTIONE relativa a quell'immobile, dal punto di vista Politico-Amministrativo,
si pone IN TERMINI ASSOLUTAMENTE DIVERSI, rispetto a quelli nei quali si è posta
SIN DAL TRASFERIMENTO IN ALTRA SEDE dell'edificio postale.

Il mio timore, la mia più grossa preoccupazione di cittadino è che quanto si è verificato,
IERI, PER LA "POSTA VECCHIA"
si possa verificare,
DOMANI, PER I RELIQUATI di quelle che saranno
"LA VECCHIA STAZIONE E LA VECCHIA STRADA FERRATA".

SAREBBE CATASTROFICO PER LA CITTA'
se i PRIVATI DOVESSERO ACQUISIRE QUEI RELIQUATI IN ASSENZA DI MISURE URBANISTICO-AMMINISTRATIVE che ne sanciscano
LA DESTINAZIONE PER FINALITA' ED USI PUBBLICI.

Per tornare alla "posta vecchia", a mio giudizio,
OGGI è SOLTANTO ATTRAVERSO LA CONCERTAZIONE CON I PROPRIETARI che si potrà pervenire ad UNA SOLUZIONE che possa risultare OTTIMALE per la collettività.

IL BRACCIO DI FERRO COMUNE-PRIVATI potrà, soltanto, essere di NOCUMENTO rispetto a tale possibile soluzione.