21 luglio, 1° “Incontro d ‘Estate” alla Corte delle Stelle: “Tempo Niente” di Roberto Alajmo

ritratto di Pino Lo Presti

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Nessun confronto, anzi un completamento alla manifestazione-ricordo del 19 luglio .

Si può morire combattendo la mafia anche senza che alcun mafioso abbia decretato la morte.

(Tempi davvero magri a giudicare non solo da come è ridotta la parete di fondo ma anche dal “riciclaggio” del banner dell’anno scorso, “2010”)!

Questi che, nel loro impegno, si sono incontrati non con una pallottola o del tritolo ma soltanto con i limiti della propria resistenza fisica - e ugualmente non hanno retto all’incontro -, sono anche da ricordare - se davvero si vuole che ciò che si addita ad esempio sia visto come qualcosa di praticabile persino nella propria quotidianità - se non altro in forza del dignitoso orgoglio dei parenti.

- l’autore, Roberto Alajmo

Angela di Francesca ha letto due brani del libro...

“Caro scrittore..ti ho cercato tanto e ora finalmente ti ho trovato... (sono le parole che la signora Milena rivolge allo scrittore Alajmo nel momento in cui gli chiede di scrivere il libro sul marito) ...ti ho cercato tanto che ora so di averti trovato e di non poterti lasciare andare senza che prima tu mi abbia ascoltato.Ti guardo negli occhi, ti scruto, scruto ogni tuo gesto per sperare di intuire che tu voglia ascoltare questa mia storia, storia non di ricchezze, di avventure, solo storie di vita, una di quelle vere”.

“Troppe volte ho sentito parlare degli uomini nati con un destino predeterminato, di spazi e realtà di vita che nessuno può mutare. Da sempre ne sento parlare: destino invincibile, intoccabile, destino crudele ed insensibile.
Ciò che oggi io invece voglio raccontare è una storia diversa, una storia di chi ha creduto che il cambiamento possa nascere da noi stessi: semplicemente la storia di un uomo e della sua eccezionale normalità, una storia di un uomo che solo con le sue forze, la sua intelligenza, il suo orgoglio di rappresentare lo Stato, ha scelto di offrire così alla sua terra un contributo di legalità; e lo ha fatto senza tanti clamori, in silenzio, così come è stato nel suo stile”.

“In silenzio, in una calda mattina di agosto, è andato via per sempre. Questa storia vorrei oggi che diventasse patrimonio comune di tanti, anche di coloro che credono in quel Fato tenace, invincibile, anche di coloro che credono che in questa nostra terra non ci si possa impadronire del proprio futuro. Sono pronta perciò a condividere con te ciò che solo a me, e a pochi altri, appartiene; con la sofferenza di dover rinunciare a ciò che mi è intimamente proprio. Pronta però per dovere di memoria, perché la morte improvvisa non può cancellare la memoria di un impegno professionale di vita di chi ha servito lo Stato ed in esso ha creduto”.

“Sarebbe stato inaccettabile anche se lo avessero ucciso con un’autobomba. Un agguato classico con caschi e mitragliette. La moglie, i figli sarebbero stati ugualmente atterrati dal dolore ma almeno ci sarebbe stata la pubblica esecrazione, la indignazione dell’opinione pubblica, un funerale di Stato!
Luca Crescente sarebbe finito nella lapide ideale che accomuna i magistrati uccisi dalla mafia. Un riconoscimento, un riconoscimento che, a ben guardare, Luca Crescente merita ugualmente, visto che medicalmente è accertato che la sua morte discende direttamente dal super lavoro dell’ultimo periodo. Succede che un piccolo ingranaggio del cuore possa cedere nel momento in cui non è più sottoposto alla tensione cui era abituato.
A suo modo, si tratta di una “morte bianca”, come quella di un operaio che cade dalla impalcatura di una casa in costruzione. Nessuno lo ha materialmente ucciso ma la responsabilità oggettiva è della mafia. Anche lui è caduto su quel fronte lì: esiste almeno una intercettazione in cui un esponente mafioso si rallegra della morte di Luca Crescente.
In altri casi, come per Falcone, qualcuno, in carcere, ha brindato per la morte di un rompiscatole.
Stavolta il brindisi avrebbe meritato di essere il doppio perché la sua eliminazione era venuta senza spargimento di tritolo, senza alcuno sforzo e senza possibili conseguenze giudiziarie: un magnifico regalo del destino, dal punto di vista di cosa nostra.

Roberto Corsello
Questa è la quarta edizione di “Incontri d’ Estate” che la Amministrazione comunale ha voluto anche quest’anno organizzare. Abbiamo voluto iniziare in una maniera insolita, leggendo alcuni brani del libro di Roberto Alaimo, “Tempo Niente” , Adesso ne parlerà Giovanni Cristina che anche quest’anno, come nei precedenti, è il curatore della rassegna. Rassegna che prevede quest’anno sei appuntamenti che termineranno l’ 1 settembre, e che - come è ormai consuetudine nella nostra città - toccheranno temi e argomenti i più vari (espone il programma)

- assessore, ma non si può fare qualcosa per non fare parcheggiare davanti ad una via di transito ma soprattutto “di sicurezza”? (questa è l’uscita su via Costa dalla piazza della Corte delle Stelle)

Giovanni Cristina
“Per ricordare che questo è un luogo, ormai da quattro anni, durante l’estate, dove incontrarsi con personalità del mondo dell’arte, della cultura, delle istituzioni e della politica; perché partiamo da una idea: l’estate è un momento principalmente di svago e di divertimento però lo è anche di quello della mente. E’ un divertimento e una gioia potersi incontrare con personalità importanti, quali quelli che anche quest’anno noi pensiamo di poter offrire al pubblico di Cefalù, residenti e turisti. Ci sembra un’idea da perseguire”.

- Luca Crescente

“La presenza della moglie e del fratello di Luca Crescente - la cui storia è raccontata nell’ultimo lavoro di Roberto Alajmo “Tempo Niente”, è anche la testimonianza del fatto che la scrittura non è soltanto un fatto di fantasia”.

- la sig.a Marino

“Questo è un libro, secondo me, particolare di Roberto Alaimo. Lui ha scritto, nel tempo, delle cose che riguardano principalmente la città di Palermo: il costume, la mentalità. Ne cito alcuni (alcuni sono anche disponibili nella libreria che abbiamo di fronte: Misuraca):

- la Cultura un altro presidio contro la mentalità mafiosa e ogni atteggiamento deviante (e la miseria dei luoghi). La sig.a Misuraca “la Roccia”!

“Il repertorio dei pazzi della città di Palermo”, “L’arte di annacarsi “, “Palermo è una cipolla”. Già questi titoli dicono bene la cifra con cui l’autore si accosta a questa città particolare che è Palermo; e poi libri importanti che hanno avuto premi nazionali ...
Un autore complesso, ricco, stimolante oltreché polemista e giornalista di vaglia: collabora Repubblica e all’Unità. Noi siamo stasera siamo orgogliosi di averlo con noi”.