Consegnato il Premio “Ruggero II - 2011” a Padre Liborio Asciutto

ritratto di Pino Lo Presti

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Cefalù, 1 agosto 2011, atrio del Palazzo Vescoville

Per quanto mi riguarda, sono stato sempre fermamente convinto della vocazione cosmopolita di Cefalù. Posta al centro - non tanto geografico ma - culturale di una Sicilia posta, a sua volta, al centro del Mediterraneo, ho sempre ritenuto che la sua vocazione fosse quella di un laboratorio di civiltà, in cui i vari popoli del bacino del Mediterraneo, con le loro tre religioni monoteiste, si incontrassero distillando i principi di un Nuovo Umanesimo tanto più indispensabile e fondamentale nella deriva attuale della cultura mondiale che pone invece al centro non l’Uomo ma la Finanza.
Se un “Marchio” distintivo - da un punto di vista turistico poi - Cefalù dovesse avere, dovrebbe - a mio avviso - essere proprio quello di un luogo della Utopia di una nuova diversa possibile civiltà del rapporto tra gli uomini e tra questi e la natura intorno.
Sogni naturalmente che si scontrano con una ben dura e squallida realtà.

Ruggero, e la corte federiciana, rappresentarono forse il momento più alto di questo sogno di una Sicilia laboratorio di Civiltà.
Padre Liborio Asciutto per la sua infaticabile, solitaria e paziente opera Ecumenica esprime in pieno questa ansia di universalità del “genius loci”.
Un sodalizio, quello tra la associazione “Cefalù, città di Ruggiero” ed il Centro Ecumenico “La Palma”, diretto da padre Liborio, che è una speranza per la città di Cefalù e che non può non trovare il più entusiasta sostegno di quanti veramente vogliono bene a questa città.

- Il Presidente della Associazione “Cefalù città di Ruggiero” arch. Mauro Caliò ha presentato la manifestazione.

Giovanni Biondo
Quando alcuni mesi fa ipotizzando la ripresa del premio Ruggiero II, pensavamo ad una sede diversa. Più raccolta. Più facile da allestire. Invece oggi ci troviamo qui in questo spazio aperto, ma straordinario e io sono intimorito di fronte al monumento simbolo della Città.
Ma il periodo è giusto. Siamo convinti che il premio deve entrare a far parte del programma dei festeggiamenti in onore del S.S.Salvatore, perchè festeggiare il Salvatore vuol dire festeggiare il Duomo a Lui dedicato e quindi colui il quale lo costruì.

Perchè un premio a Cefalù intestato a Ruggiero II? Cefalù città di Ruggiero è una frase fatta? Uno spot? Cercherò di rispondere a questa domanda.
Il premio Ruggiero II si celebrò a Cefalù per la prima volta nel 1999, precisamente il 28 febbraio , nella 845° riccorrenza della morte. Venne a coronamento di un progetto "lo sbarco di Ruggiero" di cui ero ideatore, come presidente della associazione "La Corte di Ruggiero". Il progetto, finanziato dalla amministrazione comunale, prevedeva laboratori nei campi della storia, della decorazione, della costumistica , della musica e della prassi teatrale.
Esiti molto felici furono le manifestazioni in costume medievale al castello Bordonaro, che fu in quel modo restituito alla fruizione pubblica, scongiurando il pericolo che passasse ai cavalieri di Malta secondi destinatari, se, come stava accadendo , il Comune, a cui il Bordonaro lo aveva lasciato per testamento, non avesse entro un certo tempo massimo iniziato ad utilizzare "per il diletto della gente di Cefalu'".
Un altro risultato molto importante fu la mostra di ceramiche e legni dipinti sulle decorazioni del Duomo di Cefalù. I manufatti artistici realizzati da Filippo Fratantoni, sulla scorta dei laboratori, spendidamente esposti all'Osterio Magno che per una volta fu museo di se stesso, finirono tutti in america ad arricchire le dotazioni di appassionati collezionisti. Purtroppo quell'imput sulla ceramica artistica ruggeriana, non è stato ancora raccolto da ceramisti locali.
Ma l'esito che mi sembra più significativo ed originale, fu la realizzazione del "Liuto del Duomo di Cefalù". Un'impresa veramente ardita e innovativa. Sulla scorta dei miei studi sulle tavolette del tetto del Duomo, eguidati da un articolo apparso su Nuove Effemeridi a firma del musicologo Paolo Emilio Carapezza, imparammo a leggere il paradiso islamico: tra iuri danzanti, feste e vini si intravedevano strumenti musicali arabi del periodo della fondazione della Cattedrale.(Quando comunicai al professore la mia scelta di ricostruire lo strumento, mi disse che era un'idea folle, perchè era stato tentato invano. Alcuni strumenti ricostruiti erano bellissimi ma non suonavano!) L'esser riuscito con l'alta maestria del liutaio Giuseppe Severini a ricostruire uno degli strumenti raffigurati nel tetto e averlo fatto suonare durante un' indimenticabile concerto tenuto nel Duomo dai musicisti del conservatorio di Tunisi, fu veramente un grande risultato. Il pensiero suscita in me ancora oggi grande emozione. Riuscivamo dopo quasi mille anni a far risuonare nel nostro tempio i suoni che molto probabilmente avevano suonato in quello spazio sacro all'origine. A tal proposito coltivo sempre la speranza di ottenere i finanziamenti necessari per aprire a Cefalù un laboratorio che possa ricostruire tutti gli strumenti del paradiso arabo del Duomo di Cefalù, e che si possa istituire un corso per musicisti sulla prassi esecutiva di tali strumenti.
Per rispondere alla domanda che ho posto all'inizio, mi riallaccerò ad una frase che Mons. Crispino Valenziano, premiato per indubi meriti nel 1999, ebbe a dire durante il suo intervento magistrale: "ho girato il mondo alla ricerca delle tracce di Ruggiero... ma è a Cefalù che io sento forte la presenza del primo re di Sicilia,"
Quella affermazione è stata per me un postulato e una ipotesi di lavoro. Oggi siamo sempre più fortemente convinti che lo spirito di Ruggiero sia a Cefalù.
Cefalù scelta da Ruggiero come sua Città prediletta. All'inizio quando vi giunse per mare, (sappiamo benissimo da sempre che lo sbarco è una leggenda e che i motivi furono certamente di ordine strategico militare, però la scelta di erigere la Cattedrale nel nostro territorio, con le strordinarie caratteristiche che ancora oggi ne fanno il simbolo indiscusso della notsra Città, è significativa di una predilezione). Ciò accadeva nel 1131. (Adesso e' importante seguire le date). Nel 1130, la notte di Natale, Ruggiero è incoronato re a Palermo. La corte di cui si circoderà sarà qualche cosa di splendido e di difficilmente equagliabile. A questo proposito da tempo è in atto una revisione storica che porta molti studiosi a rivalutare finalmente la figura di Ruggiero, che era stato sottostimato a discapito del nipote Federico II e che aveva finito per offuscare la figura del nonno. Tanti dei meriti attribuiti a Federico sono da ricondurre a Ruggiero che fece di Palermo una capitale "europea" della cultura. Alla corte del re, mecenate e uomo che parlava correttamente quattro lingue, furono chiamati gli artisti, gli studiosi, i geografi più importanti del periodo e furono messe a loro disposizione le risorse e gli stimoli per realizzazioni di qualità eccezionale. (Per chiudere l'argomento permettetemi soltanto di citare David Abulafia biografo di Federico II che accusa la storiografia tedesca di eccessiva celebrazione dello "Stupor mundi", che in quanto a promozione culturale rimase ben al di sotto del nonno materno).
Ancora più clamorosa è a mio avviso la conferma della scelta , una vera e propria predilezione per Cefalù. Ciò è attestato dai privileggi concessi alla chiesa nel 1145.
Son passati 15 anni; il re vive come un sultano arabo a Palermo, in una regia meravigliosa che noi riusciamo forse a stento a immaginare, circondato da tutto ciò che un uomo può desiderare. Eppure a 50 anni, Ruggiero, che ha visto e potuto avere tutto, nella piena consapevolezza e maturità, a soli nove anni dalla sua morte, sceglie ancora Cefalù... Sarcophaga vero duo, ad decessus mei signum perpetuum cospicua in prephata ecclesia stabilimus fore semper mansura, in quorum altero, iuxta canonicorum psallentium chorum post diei mei obitum conditus requiescam,alterum tam ad insignem memoriam mei nominis quam ad ipsius ecclesie gloriam memoriam mei nominis quam ad ipsius ecclesie gloriam stabilimus...
Poi sappiamo come invece andò a finire: Nessuno degli eredi di Ruggiero fu all'altezza del primo re di Sicilia. Quello che modernamente può essere considerato il testamento di Ruggiero rimase non realizzato. (Alcuni uomini di cultura locali, non vogliono sentir parlare di furto di sarcofagi, ma resta il fatto che Federico II oltre alle sepolture che il nonno aveva ordinato restassero a Cefalù, trasferì a Palermo il tesoro della Cattedrale, compreso l'antependium in lamina d'oro che rivestiva l'altare della chiesa e che proveniva dal tiraz reale!)
Quello che a noi interessa ribadire oggi, è che Cefalù ha tutti i titoli per definirsi "Città di Ruggiero" e ciò senza far torto a nessuno. Non si tratta quindi di uno spot pubblicitario nè di una frase ad effetto. Lo ammette anche Hubert Houben, che non è certo a favore di Cefalù; tanto che nel suo "Ruggero II di Sicilia", dal centro europeo di studi normanni di Ariano Irpino, editore Laterza, in 300 pagine cita una sola volta la nostra cattedrale, ma che non può fare ammeno di scrivere a pag 170"... fece sistemare nella sua "chiesa prediletta", il duomo di Cefalù..."
Vorrei concludere rispondendo brevemente ad una seconda domanda. Cosa vuol dire essere Città di Ruggiero?
Mummificarsi nel ricordo? Vivere con il blasone conquistato? Non per noi.
La città si impegni a vivificare la figura del re. Il ricordo diventi azione. Accettiamo Re Ruggiero come un modello ispiratore. Un maestro da seguire. Ecco il senso del "Premio Ruggiero II"a Cefalù.
Stimolare alla creatività. Intercettare e segnalare tutti coloro che si pongono nel solco della corte di Ruggiero, nei campi dell'arte, della ricerca storica, della musica, certi che la tradizione costituisce un valore prezioso da studiare e da salvaguardare, nella prospettiva di un futuro da costruire.
Per tutte queste premesse per l'edizione di quest'anno ci è sembrato doppiamente meritevole il concittadino Don Liborio Asciutto. Intanto, merita il premio per aver scritto nell'87 uno dei libri più belli sul Duomo di Cefalù, un libro che non dovrebbe mancare in nessuna casa cefaludese.
E poi ancora, di più per l'opera che si irradia da anni dal suo centro "La Palma" a favore del dialogo, della tolleranza e del rispetto per le altre religioni.

- Il “Cantico di Cefalù” di Padre Liborio Asciutto

Gaia Biondo legge un brano del Libro “Il Cantico di Cefalù”

AUDIO

Padre Liborio Asciutto
Esprimo il mio più vivo ringraziamento all’Associazione Cefalù Città Ruggeriana per avermi voluto onorare col Premio Ruggero II, un premio che intende sottolineare il mio pluriennale impegno in Città per promuovere l’ecumenismo e il dialogo interreligioso.
Il brano adesso letto, tratto dal mio Cantico di Cefalù, può far capire l’ispirazione che sta alla base delle mie attività al riguardo e che ho appunto chiamato il “sogno di Ruggero”. Infatti, l’idea di fondare a Cefalù un Centro ecumenico è venuta a partire dalla memoria dell’epoca normanna del re Ruggero II, un periodo di pacifica convivenza, in Sicilia, tra cristiani occidentali e orientali, musulmani ed ebrei. Una realtà storica che avevo approfondito proprio durante la stesura del mio libro, pubblicato alla fine del 1987. Perché – mi sono chiesto - non cercare di attualizzare tale memoria e non andare oltre il semplice incontro tra turisti provenienti da tutto il mondo, che affollano oggi Cefalù? Da ciò l’idea di creare un Centro Ecumenico, idea che si è concretizzata affrontando non poche difficoltà. Anzitutto il restauro radicale dell’edificio della ex-chiesa di S. Antonio, ormai quasi del tutto diruto, e che è stato realizzato solo con forme di autofinanziamento, senza ricorrere né a richieste di sussidi dello Stato o di altri Enti pubblici, né a forme di sponsorizzazione. Poi la difficoltà di impostare un Centro ecumenico in una realtà locale nella quale la presenza di altre realtà cristiane diverse dalla Chiesa Cattolica è assolutamente marginale, né ci sono significative presenze di altre religioni. Gli esempi simili ai quali avremmo potuto ispirarci (pensiamo all’esperienza di Taizé o alle istituzioni accademiche dedicate all’ecumenismo) erano allora veramente pochi e praticamente improponibili a Cefalù. Abbiamo optato per un Centro che si proponesse di ‘diffondere conoscenza’ nei confronti delle varie confessioni cristiane e delle altre due principali religioni monoteiste, l’ebraismo e l’islam. Anche qui con una impostazione ben precisa: che a parlare dell’ortodossia fossero degli ortodossi, del protestantesimo protestanti, dell’ebraismo ebrei, dell’islam musulmani, evitando ogni metodologia di filtro nei confronti delle varie realtà religiose.
Successivamente è venuta la mia nomina, da parte del vescovo del tempo, a delegato diocesano per l’ecumenismo e il dialogo, nomina che mi consentiva di ampliare il mio campo di azione con nuove opportunità e possibilità di collegamenti. Proprio l’interazione tra il Centro Ecumenico “La Palma”, per suo statuto ‘aconfessionale’ e l’Ufficio diocesano ha consentito negli anni la realizzazione di iniziative di elevato livello qualitativo. Per quanto riguarda il primo, penso alle Settimane Cefaludesi per l’Ecumenismo, giunte quest’anno alla loro XVI edizione, con i relativi Atti ampiamente diffusi sia localmente che in tutta Italia. Nei vari anni sono stati proposti tanti aspetti delle principali confessioni cristiane, nonché dell’ebraismo e dell’islam. Tali iniziative hanno consentito finora di far venire a Cefalù quasi un centinaio di personalità a cominciare dal teologo di Tubinga Hans Küng intervenuto nel 1995 per l’inaugurazione del Centro e a proseguire poi (per citarne solo alcuni a titolo esemplificativo), con p, Vladimir Zelinsky, p. Traian Valdman e Simona Dobrescu per la Chiesa Ortodossa; Mons. Luigi Bettazzi, Crispino Valenziano, Giovanni Cereti, Alfio Filippi, Lilia Sebastiani, Nino Fasullo, Cettina Militello, Ina Sivilia per la Chiesa Cattolica; Paolo Ricca, Lidia Maggi, Ermanno Genre per le Chiese evangeliche, la donna-sacerdote Jules Cave Berquist per la Chiesa Anglicana; e inoltre i giornalisti Raniero La Valle, Francesco Merlo, Nuccio Vara; gli artisti Giuseppe Testa, Edilio Riccini, Sebastiano Catania, Tommaso Geraci, M. Elisa e Francesco Di Fatta; il rabbino Luciano Caro, lo scriba Amedeo Spagnoletto, Lia Levi e Luciano Tas, Aldo Zargani per il mondo ebraico; i rappresentanti della Coreis, Amara Lakous, Farid Adly per il mondo musulmano.
Sulle stesse piste ci si è mossi anche con l’Ufficio diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo, realizzando importanti iniziative come il ciclo di conferenze “Ecumenismo per la Pace” e i due convegni interreligiosi, con relatori quali il teologo Jürgen Moltmann, il card. Silvano Piovanelli, il rabbino di Milano Giuseppe Laras e di Venezia Elia Richetti, i vescovi Luigi Bettazzi e Giuseppe Chiaretti; e inoltre: Moni Ovadia, Massimo Cacciari, Mario Tozzi, Piero Stefani, Elena Bartolini.
Inoltre le attività svolte hanno consentito d’intrecciare rapporti tra il Centro e le principali organizzazioni che in Italia e all’estero si occupano di ecumenismo e di dialogo interreligioso. Anche qui voglio citare solo alcuni sempre a titolo esemplificativo. Penso ai rapporti col Consiglio Ecumenico delle Chiese con sede a Ginevra, col Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee il cui segretario Mons. Aldo Giordano è stato pure ospite del Centro. E ancora il Centro Pro Unione di Roma, il Centro Ecumenico Europeo per la Pace di Milano, Il Centro luterano Melantone di Roma, l’Istituto Ecumenico S. Bernardino di Venezia, l’Istituto Ecumenico S. Nicola di Bari, il SAE (Segretariato per le Attività Ecumeniche), sia in campo nazionale, sia allacciando stretti rapporti con le sezioni di Palermo, Enna, Messina e Reggio Calabria; l’Ufficio Regionale della Conferenza Episcopale Siciliana, che ha cooptato al proprio interno il Vice Presidente del Centro “La Palma” dott.ssa Amalia Misuraca, nonché l’omonimo Ufficio Nazionale della CEI
Non cito eventi e personalità coinvolte quasi per una compiaciuta auto glorificazione – a me del tutto estranea – ma per fare una sorta di panoramica sul cammino percorso in questi anni, soprattutto per quanti hanno potuto seguire solo qualcuna delle molteplici attività proposte. Lo scopo è solo quello di promuovere conoscenza, stimolare ad una attenta e intelligente presa di coscienza dell’attuale momento storico – segnato da conflitti interreligiosi che si ritengono ormai cose del passato e che purtroppo, proprio pochi giorni fa hanno avuto tragiche riprese nel drammatici fatti accaduti in Norvegia – e inculcare un autentico spirito di dialogo e di rispetto tra le varie religioni e culture del mondo. Forse si sarebbe potuto fare di più e di meglio. Ma certo si sono lanciati dei piccoli semi che spero continuino a crescere, a svilupparsi e a dare frutti.

- Il Premio, opera dello sculture Salvo Salvato

Giada Biondo legge la Motivazione del Premio a Padre L. Asciutto
Oggi più che mai richiamati dall’urgente bisogno di “tolleranza” , intossicati dalle cronache contemporanee, delusi e irritati dalle troppe negatività abbiamo sempre più difficoltà a uscire da quella che Weber aveva definito giustamente era del “disincantamento del mondo” , difficoltà che spesso ci ha allontanato dal desiderare un mondo migliore. Fortunatamente però, ci sono dei momenti in cui qualcuno ci incoraggia a riprenderci i nostri desideri, a difendere il sogno di ricostruire una civiltà multiculturale aperta, libera, fondata sulla tolleranza il rispetto e sull’amore. Ed è per questo nobile impegno che oggi ci sentiamo di riconoscere nella figura di Don Liborio Asciutto un esempio da premiare. Con il suo impegno, come studioso della Basilica ruggeriana e autore del "Cantico di Cefalù"; e inoltre all’interno del centro ecumenico “La Palma”, egli vivifica concretamente la presenza di Ruggiero II nella nostra Città.

L’arch. Salvatore Testa (per quanto non previsto, ha sentito il bisogno di dire “due parole”).
Non pretende di valutare quali possano essere le prospettive di una Cefalù ecumenica in senso spirituale ma, per il lavoro che fa, è certo della vocazione a un “ecumenismo” in senso laico di Cefalù, cioè della sua capacità di attrarre intelligenze e movimenti positivi dal punto di vista della ricerca della integrazione e del dialogo tra le diverse culture.
Questo significa lavorare per un turismo maturo, non soltanto balneare, che vada alla ricerca di quelle che sono le radici più autentiche di una comunità come quella cefaludese.
“In questo senso la nota di rammarico è che questo premio non avrei dovuto consegnarlo io che ho solo accettato un invito da G.Biondo ...
Non intendo perciò essere sostituire nessuno.
Su questi discorsi di cosmopolitismo, di intensità culturale stride l’assenza della Amministrazione comunale.Non è pensabile che a Cefalù una Amministrazione viva al di fuori di quella che è la vita culturale, in senso complessivo di questa città!

Gaia Biondo legge un brano del Libro “Il Cantico di Cefalù”

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