Ancora e ancora

ritratto di Salvatore Culotta

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Non è la prima e sappiamo tutti che non sarà l’ultima volta che presento immagini di S. Maria di via Umberto I°.

Perché è inutile sperare in un domani, vicino o lontano che sia,in cui la città viene tenuta con la stessa cura con cui si terrebbe la propria casa; in cui le cose migliori ricevono fatalmente e umanamente il doppio delle attenzioni; in cui la manutenzione di ciò che è pubblico, bene di tutti, è più sollecita rispetto all’intervento privato.





Saro di Paola si poneva l’interrogativo “cade o non cade?”, qui è più facile: è già caduto. Almeno un pezzo, ma coraggio: fra poco cadrà il resto. E, come già a piazza Marina, alcuni pezzi cadono e si rompono, altri volano. Mi raccontavano che in Libia nottetempo gli abitanti della zona rubavano le pietre dagli scavi archeologici per farsi la casa. Ma questo in Libia, non qua.
Il Colosseo a Roma sarà parzialmente restaurato da un privato ma Cefalù, che sembra abbia tanti che le dichiarano amore non ha, come sembra,un amante abbastanza ricco.

Comunque, per riscattare l’onore pubblico si è provveduto a restaurare il lampione proprio di fronte a S. Maria, con due interventi: il primo con nastro adesivo grigio forse inadatto e quindi sostituito con quello marrone.

ritratto di Nicchi Salvatore

ANCORA ED ANCORA

Caro Totò,
qualsiasi intervento materiale,richiede impegno personale e finanziario,invece pare che le parole non costino niente. Sport molto in voga.
Potresi dirmi: Ma tu che parli tanto, cosa fai?
Io da parte mia, per la mia città, cerco per quanto possibile di non sfasciare le panchine, posteggiare il motorino sul marciapiede, non sporcare etc. E' poco? Questo è nelle mie disponibilità. Pensa se lo fecessero TUTTI.
Ancora non sono in grado di combattere le ingiurie del tempo sulla cosa comune, però ove dovessi trovare pezzi di lumachella di marciapiede, corrimano distaccati e quant'altro tu porti all'attenzione, cerco di lasciarli dove si trovano e segnalare.
Vedo che ciò che il tempo ha dismesso non è rinvenibile.
Anche i marmi del colosseo sono stati riciclati.

ritratto di Marcello Panzarella

Chi paga le tasse ha il diritto di parola. O no?

Cosa fa Salvatore, "che parla tanto"?
Anzitutto paga le tasse.
Pare niente?
E' tanto, tantissimo.
Anzi è fondamentale.
Nel caso specifico quell'immobile è stato pagato con i soldi dello Stato (lo Stato siamo tutti noi cittadini).
Si tratta infatti di opere che - in questo caso di proprietà della Diocesi di Cefalù - sono finanziate con soldi pubblici, per gli accordi vigenti tra Stato e Chiesa.
Nei venti anni dacché l'opera è stata realizzata, non è mai stata oggetto di manutenzioni, fatta eccezione per l'introduzione di un pluviale (si poteva farlo meno orrendo) sul lato della scala più corta, e dell'apertura di due porte nuove, realizzate tagliando disinvoltamente il muro di sostegno in cemento armato, e poi chiuse con grate degne di Sing-Sing.
Quanto al resto, ovviamente chi paga le tasse è anche gravato di tutti gli altri doveri che competono a ogni cittadino, che si possono riassumere nel concetto di "dovere rispetto per i beni comuni e dovere rispetto per i beni privati".
Credo che Salvatore, pagando le tasse, e comportandosi, com'è ben noto, da persona estremamente civile, abbia tutti i diritti di parlare, e di farlo con estrema libertà.
E poi smettiamola con questa retorica del volontariato. Il volontariato non è un dovere civile, è solo un diritto facoltativo. C'è chi ne ha facoltà, c'è chi per vari motivi non ci si può o non ci si vuole impegnare: grande rispetto per chi si sacrifica a farlo, ma nessun biasimo per chi, pagando le tasse e comportandosi civilmente in proprio, non si mette con la ramazza a spazzare le strade, e così via. A questi servizi, infatti, si deve provvedere con le risorse provenienti dalle tasse. Le tasse non bastano? Scovare gli evasori. Non si fanno le manutenzioni? Obbligare i proprietari. Ci sono i vandali? Coglierli sul fatto. Mancano i soldi per coglierli sul fatto? Farli pagare agli evasori, e qui si chiude il cerchio del normale ciclo democratico.
Certo, adesso c'è la grande crisi finanziaria e del debito pubblico.
Ma questa occorrerà farla pagare alla politica incompetente e delinquente, e certamente, anzitutto, ai grandi patrimoni. Per il primo compito c'è anzitutto il voto, per il secondo, se questo governo non ci riesce, toccherà al governo che sarà votato per farlo.
Un'ultima riflessione: prevenire è meglio che curare. Le scuole, massacrate dalla politica dei tagli, hanno il dovere di istruire i cittadini futuri, e di questa istruzione fa parte anche la coscienza del valore del rispetto per le cose altrui, di tutti e di ciascuno. Chi voterà dovrebbe votare anche per questo.
Fermo restando che l'opera di volontariato nelle scuole costituisce un contributo prezioso, di prima qualità.

ritratto di Nicchi Salvatore

Pago le tase!

Non per entrare in polemica, però il mio discorso era rivolto a chi professa amore per Cefalù ed all'ipotetico Amante danaroso cui si riferiva Totò.
Credo che Totò, di cui mi pregio della sua amicizia, sia u'attento lettore, oltre che un'attento professionista e poi lo sò che paga le tasse, anch'io.
Però vorrei fare un'accostamento con altre opere realizzate e nelle stesse condizioni di degrado avanzato o meno.
Incominciamo da S. Maria poi la Corte delle Stelle, l'attuale Casa Comunale, le fontane, la balaustra di via Umberto I°, le mura di via Perre, la scala di accesso al Bastione e via di seguito.
Senza offesa per nessuno, tutti hanno un comune denominatore e non è solo il degrado da parte degli agenti atmosferici.
Totò se ho urtato, involontariamente, la tua suscettibilità me ne SCUSO, ma non era rivolto a te ed i tui benemeriti servizi ma a chi parla, parla, parla, parla, parla e parla.

ritratto di Marcello Panzarella

COMUNI DENOMINATORI

Egregio Signore,
non mi sono mai sognato di dire che lei non paga le tas[s]e: e perché mai, poi, visto che di lei so meno che nulla?
Purtroppo però, per le allusioni un poco velenose, mi pare evidente qualche suo malanimo. Lei scocca una freccia al curaro e si nasconde, ma nemmeno troppo; tutti infatti conoscono i nomi che lei finge di tacere: si tratta di Pasquale Culotta (con Bibi Leone) e di me, Marcello Panzarella, gli unici architetti di Cefalù i cui nomi – piaccia o non piaccia – stanno nei manuali di storia dell'architettura contemporanea. Ma lei, così preciso, perché mai non ha fatto i nostri nomi? Perché mai svelarli nascondendoli? Perché mai tacerli rivelandoli?
Ciò che invece lei ha nascosto con maggior cura è un altro comun denominatore delle opere di cui ha compilato l’elenco: ed è il fatto che sono tutte opere pubbliche, peraltro tutte completamente abbandonate dalla loro proprietà, che le ha lasciate senza interventi di manutenzione per oltre vent’anni. Tutti sanno – anche lei lo sa – che senza manutenzioni il degrado dilaga. Vediamo: ogni quanti anni si deve rifare la facciata di un condominio? ogni quanto si deve ripassare l'antiruggine sulle opere in ferro? Sono certo che lei conosce le risposte, e sono certissimo che lei sa pure che, in dipendenza dell’esposizione, del clima, e dei fattori umani (p. es. i vandali) ogni manutenzione mancata fa progredire il degrado in modo esponenziale. Vediamo, ancora: oltre alle manutenzioni sistematicamente negate, quanti vandali di queste opere sono stati presi e puniti in modo da costituire un esempio? Forse i tredici irlandesi ubriachi che scassarono la fontana di Porta Terra ballandoci sopra? Forse quel "signore" che ogni giorno praticava i dintorni delle fontane sotto Porta Terra, e che, infastidito dallo scorrere dell’acqua, per due volte le ha spaccate col martello? E come la mettiamo con i nostri giovanotti alcolizzati, drogati, fatti e disfatti, che hanno macellato il Bastione, lasciando i loro nomi scritti con lo spray? Qualcuno ha mai riparato quelle opere? Io sì, ho riparato per due volte, a spese mie, una delle fontane, poi ho tolto mano.
Vedo però che chi è volontariamente sordo e cieco – e parla solo per lamentarsi degli altri che "parlano, parlano, parlano, parlano e parlano" – continua a fingere di non sapere le cose più evidenti, già spiegate fino alla noia; prendo atto che a questo tipo di interlocutori è inutile dare spiegazioni e ulteriore importanza: loro sanno già tutto, e tutto ciò che già sanno è quanto in tutto vogliono sapere. Perché mai, ci si potrebbe chiedere? Eh, forse perché il malanimo è una delle cose che albergano più facilmente nelle menti e nel cuore degli uomini, ma anche tra le più difficili da ammettere e da cui guarire. Di questo malanimo non conosco le ragioni, io credo di non avere offuscato la stella di nessuno, ho lavorato coscienziosamente, facendo spendere come meglio si poteva i pochissimi danari a disposizione. Per esempio, qualcuno saprebbe dire quanto è costata la Corte delle Stelle? Due miliardi di lire del 1984: si faccia un po’ di conti, e di confronti, e risulterà che è proprio una miseria; una miseria di fronte al risultato ottenuto - di cui mi onoro - e una miseria di fronte ai riconoscimenti internazionali, di cui sono fiero.
In ogni caso, e qualunque sia il destino che i conterranei riserveranno a questa e alle altre opere citate, io tiro dritto. Sto preparando il ricordo di Pasquale Culotta nel quinto anniversario della scomparsa, fra poco più di un mese. Piaccia o no, non è obbligatorio partecipare. Una cosa però è certa: non ho contezza di nessuno che abbia mai commemorato un detrattore.