Povero Draghi!

ritratto di Angelo Sciortino

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Non vorrei essere nei panni di Draghi, che oggi diviene a tutti gli effetti Presidente della BCE. Il suo primo atto è stato quello di comprare titoli di Stato italiani, di quel Paese che da quattro anni gioca come un bambino capriccioso, incurante dei pericoli che corre e del quale il padre solerte e affettuoso lo avverte. Ed egli, Draghi, la sua solerzia e il suo affetto li ha dimostrati tante volte, richiamando il Governo ai suoi doveri e aprendo gli occhi a chi lo rappresentava.
Ma inutilmente. Oggi gli tocca medicare alla bell'e meglio le sue ferite, consapevole che non saranno le sue cure e i suoi medicamenti a guarirlo, ma il tempo che questi gli concederanno con l'alleviare le sue sofferenze. Un tempo che dovrebbe aiutarlo anche al ravvedimento, altrimenti alla prossima occasione accadrà ancora di peggio.
Ecco allora il povero Draghi ordinare quei medicamenti, cioè l'acquisto dei titoli di prestito dell'Italia, perché si guadagni tempo e nella speranza di un ravvedimento, anche se di esso non c'è traccia, a giudicare dalle dichiarazioni dei politici capricciosi, preoccupati soltanto della loro marmellata.
Certo, Draghi non è solo. Accanto a lui c'è il Presidente della Repubblica, quel Napolitano che giudica l'ultimo ventennio di produzione legislativa quasi una iattura, una causa di mali per l'Italia. Non è poco, ma non è sufficiente. Per essere sufficiente occorrerebbe che tutto il popolo si desse una scossa e tornasse allo spirito e alle tensioni ideali del primo decennio del secondo Dopoguerra. Non è che una speranza, della quale non possiamo fare a meno, se vogliamo avere la forza di continuare a essere uomini liberi e con un avvenire.