Entra nel vivo il programma delle manifestazione per il bicentenario della nascita di Enrico Pirajno, barone di Mandralisca

ritratto di Pino Lo Presti

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Il tema della formazione delle coscienze e della istruzione dell’intelletto è antico e certamente attuale. Non sempre, nel passato, la prima ha dato ossigeno alla seconda; così come oggi si potrebbe dire - al contrario - che non sempre la seconda dìa sufficiente ossigeno alla prima.
Il Mandralisca, quando si usciva dalla dominazione borbonica e da quella clericale, fu l’artefice nella nostra città e non solo, attraverso l’omonimo Liceo che fortissimamente volle, di un primo strumento a disposizione del sociale perchè una rivoluzione umanistica - che ancora tuttavia tarda nella nostra città - si avviasse.

Nel quadro delle manifestazioni per il Bicentenario della nascita di Enrico Pirajno di Mandralisca, sabato 14 novembre, nella Sala conferenze della Fondazione, si sono commemorate le figure dei suoi primi Presidenti, da Filippo Agnello di Ramata a Pietro Serio, passando da Francesco Bianca, Felice Bersanetti, Salvatore Misuraca e Antonio Balsamo, che si avvicendarono alla guida dell’Ente dal 1888 al 1948.
Una ampia e documentata biografia dei personaggi, e ricostruzione documentale dei loro atti, è stata resa dal nostro prezioso, storico locale Nico Marino.
Alla fine delle quattro conferenze previste del ciclo “Per una Storia della Fondazione: i Presidenti del Passato” (curata dal Marino e che prevede la partecipazione di testimoni, familiari ed amici delle figure ricordate), sarà dallo stesso prodotta una apposita pubblicazione.

Dopo la presentazione e il saluto del Vice-Presidente della Fondazione, Manlio Peri (che appresso riportiamo integralmente), e la esposizione del Marino, il Prof. Giuseppe Riggio, per diversi anni preside del Liceo Mandralisca, ha rievocato le vicende dell’istituzione scolastica voluta da Enrico Pirajno e destinataria per testamento di tutti i suoi beni.
(anche di questa interessantissima rievocazione, appresso, riportiamo integralmente il testo degli appunti).

(Manlio Peri)
Cari amici,
abbiamo il piacere di ospitare questa sera Nico Marino e Giuseppe Riggio, due personaggi che qui a Cefalù non hanno alcun bisogno di presentazione: non perderò quindi tempo a descrivere le loro attività e benemerenze. Mi corre invece l’obbligo, ed ho il piacere, di ringraziarli per quanto hanno fatto per la Fondazione in occasione di questo Bicentenario della nascita di Enrico Pirajno di Mandralisca, che stiamo cercando di celebrare nel modo migliore.
Come molti di voi sapranno, Giuseppe Riggio ha aperto le celebrazioni con una bella conferenza sulla personalità e gli studi del barone Mandralisca, inquadrato nella temperie culturale della sua epoca. La conferenza – mi preme qui comunicarlo – è stata replicata dal Prof. Riggio a beneficio degli studenti del Liceo classico e dell’Istituto alberghiero Mandralisca, perché abbiamo pensato che fosse doveroso far partecipi i giovani della conoscenza di questa grande figura di uomo e di benefattore, che è anche il fondatore della loro scuola. L’incontro si è svolto – grazie anche alla generosa collaborazione di Salvatore Marsala, che ne è presidente - presso la sede dell’Associazione Sportiva Basket di Cefalù, l’unico spazio che consentisse di ospitare circa 400 ragazzi; ed ha riscosso uno straordinario successo, testimoniato dall’attenzione con cui i ragazzi hanno ascoltato le parole del Prof. Riggio e dagli applausi che lo hanno salutato. E questa è stata per noi una grande soddisfazione: cercheremo di replicare la conferenza anche per gli studenti degli altri istituti superiori di istruzione di Cefalù.
Ma veniamo a Nico Marino: qui davvero mi mancano le parole per descrivere la sua sollecitudine nei confronti della Fondazione, l’appassionato interesse con cui ne segue tutte le attività, il tempo e le energie che dedica alla ricerca e all’approfondimento di tutto ciò che riguarda il nostro Ente e il suo promotore. Si può dire non passi giorno senza che vediamo Nico nella biblioteca della Fondazione, intento in questa o quella ricerca, e posso dire - credo senza tema di smentite - che egli è il più profondo conoscitore della storia della Fondazione Mandralisca e di tutto ciò che ad essa è collegato.
Era logico quindi che a lui subito pensassimo quando si è trattato di dare sostanza alla nostra idea di dedicare – nel quadro del Bicentenario - un ciclo di incontri alla storia della Fondazione, illustrata attraverso le figure dei Presidenti – quelli che non sono più tra noi – succedutisi nel tempo alla sua guida. E Nico ha accettato con prontezza ed entusiasmo, sobbarcandosi – come sempre a titolo del tutto gratuito – l’onere di strutturare e organizzare gli incontri, di elaborarne i contenuti, di prendere i necessari contatti con coloro – familiari ed amici - che vi parteciperanno. Lo ringrazio ancora una volta, a nome della Fondazione e mio personale.
Come già è stato detto, l’intento di questo ciclo di incontri è anche, e forse soprattutto, quello di sottolineare lo storico legame che unisce la Fondazione Mandralisca alla città di Cefalù. Si può ben dire che nei centocinquant’anni e più che intercorrono dalla sua istituzione, la fondazione Mandralisca sia divenuta parte integrante della vita sociale, culturale e poi anche economica di Cefalù: la sua evoluzione, le sue trasformazioni (da fondazione scolastica in fondazione culturale la cui funzione prevalente consiste oggi nella conduzione di un museo di interesse non secondario nel panorama museale regionale) hanno seguito e assecondato, ricevendone al contempo impulso, l’evoluzione e trasformazione della città che la ospita, da piccolo borgo agricolo e marinaro in centro urbano evoluto, a forte vocazione turistica e terziaria.
Alla sua guida si sono succedute generazioni di cittadini cefaludesi: personaggi spesso di notevole levatura e spessore culturale. Era quindi giusto ricordarli.
Questa sera, in questo primo incontro, rievocheremo i Presidenti per così dire “storici”: da Filippo Agnello di Ramata, che prende la guida dell’ente nel 1888, fino a Pietro Serio che ne esce nel 1948, pur con alcuni “salti” di cui Nico Marino spiegherà i motivi. In questo periodo, la storia della Fondazione Mandralisca coincide sostanzialmente con la storia della fondazione scolastica e del Liceo Mandralisca, che comincia ad operare nel 1890 e verrà poi statalizzato, diventerà cioè scuola pubblica nel 1933. E’ questo il motivo per cui – insieme a Nico – abbiamo voluto qui con noi il prof. Riggio, che del Liceo Mandralisca è stato preside per molti anni e ne conosce approfonditamente le vicende.
Lascio quindi la parola ai nostri due relatori, certo che sapranno interessarci ed appassionarci.
Grazie

(Giuseppe Riggio)
LICEO MANDRALISCA - DALLA FONDAZIONE ALLA STATALIZZAZIONE

Presentando la figura del Barone di Mandralisca, il 17.10.2009, chiudevo con il riferimento al suo testamento ed evidenziavo da dove nasceva il suo progetto di un Liceo.

“Voglio dell’annua rendita di tutti i miei beni, eccetto i legati di cui disporrò appresso, si fondasse e mantenesse nella mia patria Cefalù un Liceo, con le norme che qui appresso detterò. Detto corpo morale voglio che fosse il mio Erede universale”.

In quella decisione c’è tutto il Barone: la sua dignità e il suo orgoglio; la sua sensibilità sociale, che gli aveva fatto prendere sul serio l’abolizione della feudalità, dal 1812, e lo aveva visto impegnato nella difesa dei contadini e dei pescatori contro il Vescovo, che di fatto continuava a fare il feudatario; la consapevolezza che il sapere è lo strumento principe per l’emancipazione della persona e condizione necessaria di ogni progresso; la sua posizione critica nei confronti della Scuola borbonica a lui contemporanea, che, grazie al Concordato del 1818 tra la Santa Sede e il Regno borbonico, con una successione di Regi Decreti nel 1821, 1834 e 1849, venne totalmente clericalizzata: l’istruzione venne orientata al servizio della Dottrina Cattolica Romana e la formazione complessiva mirava a determinare nel ragazzo un atteggiamento di sottomissione intellettuale e morale. I vescovi nelle loro diocesi erano ispettori dei Collegi, dei Licei, degli Istituti e di ogni altra scuola di insegnamento, pubbliche o private, e i docenti dovevano impegnarsi a non adottare il metodo empirico, di pregiudizio alla dottrina cattolica, e dovevano rifiutare il razionalismo illuminista.

Se nel 1853 lui pensò ad un Liceo, della durata di 6 anni, prevedendovi insegnamenti di materie classiche - storico-filosofiche - Archeologia, Paleontologia e tutte le materie scientifiche, che necessariamente sulla linea di Bacone, Galileo, ma soprattutto per il grande interesse che avevano acquistato in quegli anni le Scienze naturali con Lamarck, Geoffroy, che porteranno dritti dritti a Darwin, avevano ormai recepito il metodo induttivo, in opposizione al metodo deduttivo di Cartesio, ed esclusivamente sperimentale. Il Barone prevede che i docenti di Chimica e di Scienze Naturali debbano fare esercitare gli studenti nel suo Gabinetto Scientifico.

Come l’avrebbe messa con l’indirizzo e il controllo clericale? Solo un folle avrebbe sognato una scuola così rivoluzionaria...ma lui quel tipo di scuola aveva frequentato al Collegio Carolino, che già nella seconda metà del ‘700 era stato tolto ai Gesuiti e vi si era applicata la riforma voluta dal Tanucci, che in Sicilia era durata fino al 1843, quando l’istruzione pubblica passò sotto il controllo dei vescovi.

Il Barone non era per niente un folle, era invece un uomo che credeva nella scienza e nel progresso e nutriva la speranza che le cose sarebbero cambiate. Lui intanto ricercava e studiava perchè, come lui stesso scriveva, “nei paesi civili sapessero che anche da noi , in Sicilia, fiorivano gli studi scientifici”.

Il Barone sapeva che non avrebbe visto il suo Liceo. Proprio nel testamento volle che l’Istituto nascesse dopo la morte della moglie; ma non sappiamo cosa avrebbe fatto se la morte non lo avesse colto prematuramente, nel 1864. Certamente il Liceo sarebbe sorto prima dl 1890-91. Intanto nel testamento raccomandava ai suoi fiduciari testamentari di avviare le pratiche per l’autorizzazione ad aprire il Liceo in modo che, morta la moglie, non si sarebbe perso troppo tempo; e raccomandava alla moglie di agevolare i fiduciari a farlo.

Dicevo che il Barone avrebbe realizzato prima il suo sogno perchè la Storia gli era venuta incontro: subito dopo l‘unificazione del Regno, venne estesa a tutta l’Italia la legge Casati del 1859, entrata in vigore nel 1860, con la quale lo Stato si faceva carico dell’Istruzione a fianco e in sostituzione della Chiesa Cattolica, che fino ad allora ne aveva avuto il monopolio.

L’ordinamento prevedeva:
- 4 anni di scuola elementare (solo i primi due, obbligatori);
2 indirizzi di Scuola secondaria. cioè:
Istruzione superiore classica: 3 anni Ginnasio inferiore, 2 anni Ginnasio superiore, 2 anni Liceo, 4 anni Università. Il Ginnasio era a carico dei Comuni, il Liceo a carico dello Stato. Il Liceo, tuttavia, sarebbe stato costituito solo nei Capoluoghi di Provincia.
Istruzione superiore tecnica: 3 anni Scuola tecnica, 2 anni Istituto tecnico. Anche qui, la Scuola tecnica era a carico dei Comuni, l’Istituto tecnico a carico dello Stato e solo nei Capoluoghi di Provincia.

Nel 1862, il Consiglio Comunale di Cefalù fece richiesta che qui nascesse il Ginnasio. Questo fu istituito con Decreto del 16 Maggio 1863 e se ne fece un’inaugurazione ufficiale, nella Sala del Palazzo municipale il 28 Maggio dello stesso anno, ma mancavano i locali. Lo stesso Consiglio Comunale chiedeva ai Ministri dell’Istruzione e dell’Interno che fosse emesso un Decreto Regio di occupazione del Convento dei Padri Mercedari.

Il Barone era stato eletto Deputato al Parlamento Nazionale da circa un anno e godeva dell’amicizia personale del Ministro della Pubblica Istruzione Michele Amari, palermitano. Quanto il Barone fosse contento della nascita del Ginnasio si evince dalla sua lettera al Ministro, per perorare la causa del Comune:

“Carissimo amico, ...Ora se l’ istruzione è pietra fondamentale, ed è necessaria per tutti i paesi, per questo (a Cefalù) è condizione di vita o di morte: perchè qui il partito clericale è forte, ed il monopolio della istruzione si è e si vuole esercitare dai preti, e nel Seminario chiericale, dove s’insegnano massime superstiziose, retrive, anzi insidiose per le nostre politiche istituzioni. E’ necessario quindi più che altrove di ordinare presto qui le scuole ginnasiali e tecniche, e quindi di aversi il conventino della Mercè coll’attiguo giardinetto, perchè ivi si pensa di far presto sorgere un botanichetto per uso del Ginnasio. Non ci sono in detto convento nè monumenti da custodire, nè manoscritti, perchè i frati non hanno nemmeno un breviario; quindi senza attendere più oltre inutili espletamenti di rotina, mettetevi d’accordo con il Ministro dell’Interno e fate prestissimo il Decreto d’occupazione. I frati vorrebbero continuare in un cantuccio il loro soggiorno, ma non c’è spazio per loro. Vadino a riunirsi in Palermo con i loro confrati, e adempiere all’osservanza religiosa che qui non possono praticare. E se non vogliono andare a Palermo, vadino ...in Barberia alla redenzione dei cattivi, siccome è il loro istituto”. (lettera del 13 settembre 1863)

Basta il richiamo del “botanichetto”, per insinuare che il Barone pensa al suo Liceo, agli studi di Scienza Naturale, ai tanti reperti che si trovano già nel suo Gabinetto di Storia naturale, all’aspirazione di dare pratica conclusione al sogno di vedere gli studenti impegnati nella sperimentazione e nella ricerca che avevano caratterizzato la sua vita.

Sono anche convinto che il Barone intravide l’impossibilità che il suo Liceo nascesse così come lui lo aveva concepito, ma non ci rinunciò: lo Stato istituiva il Ginnasio di 5 anni cui sarebbero seguiti 3 anni di Liceo, il Barone aveva previsto 2 anni propedeutici e 4 di Liceo; l’organigramma disciplinare del Liceo Statale era più umanistico che scientifico, e non vi si sarebbe insegnato l’Agricoltura teorica e pratica, privilegiando la coltura più interessante del paese, Disegno lineare e figura, Calligrafia, Nautica e Navigazione Mercantile, Archeologia, Paleontologia e Fisiologia, che invece facevano parte del progetto del Mandralisca.

Non si può fare il paragone fra il Liceo voluto dalla Legge Casati e quello che invece aveva descritto il Barone: allo studio teorico il Mandralisca accoppiava l’attività pratica e certamente lui vedeva lo studente che usciva dal Liceo capace di fare tutto quello che aveva fatto lui. Capace di fare Archeologia con conoscenze paleontologiche e fisiologiche, il Disegno geometrico e ornato gli sarebbe servito per la lettura e la costruzione delle Carte nautiche e per disegnare piante, animali e uomini oggetto dei suoi studi (Fisiologia). L’enciclopedico illuminista, versatile in campo umanistico e scientifico, ma anche dotato di competenze operative.
Forse uno di noi avrebbe cambiato testamento, il Barone invece non lo fece perchè la Legge Casati prevedeva il Liceo solo nei Capoluoghi di Provincia, mentre lui voleva il Liceo a Cefalù. Sono convinto che, se non fosse morto, il suo Liceo sarebbe sorto nell’anno scolastico 1869-70, quando i Ginnasio sarebbe andato a regime.

Il Liceo fu istituito nell’anno scolastico 1890-91, appena due anni dopo la morte della baronessa Francesca Parisi, vedova del Mandralisca. Ne diede notizia al Consiglio dei professori del Regio Ginnasio il Direttore, Prof. Giuseppe Gaeta, che aveva ricevuto dal Ministro dell’Istruzione l’incarico di Direttore del nuovo Istituto.
Ebbe subito inizio il primo anno del “Liceo Mandralisca”, strutturato ovviamente secondo le prescrizioni della Legge Casati, e gli incarichi d’insegnamento furono affidati ai docenti dello stesso Ginnasio, con una mirabile collaborazione tra il Direttore di nomina ministeriale e i Deputati fiduciari testamentari del Barone, che provvedevano all’amministrazione.

Lo stesso anno si diede inizio alla pratica per il “pareggiamento”, che fu ottenuto con Decreto Ministeriale il 14 Maggio 1895, mentre il Liceo era diretto dal Prof. Francesco Cavallaro, insigne matematico di fama nazionale.

Con Decreto del 14 Settembre 1933, dieci anni dopo la riforma Gentile, il Liceo da “pareggiato” divenne “regio” (cioè Statale); in quanto tale, però, non era più concepibile senza il Ginnasio, perciò i due Istituti vennero aggregati ed il 15 Febbraio del 1834 avvenne le consegna tra il prof. Pasquale Clemente Comella, direttore del Liceo pareggiato “Mandralisca” ed il prof. Pasquale Matassa, che da Preside del Ginnasio “Rosario Porpora” divenne Preside del nuovo Ginnasio-Liceo statale.

Si pose subito il problema della intitolazione e nell’adunanza del 7 marzo 1934 il nuovo Istituto fu giustamente intitolato a Enrico Piraino di Mandralisca, espropriando Rosario Porpora del Ginnasio, ma non poteva essere diversamente per i motivi che conosciamo: se c’era un Liceo a Cefalù era esclusivo merito del Barone, che non solo lo aveva sognato e voluto, ma vi aveva assegnato tutto il suo ingente patrimonio.

D’altra parte il Liceo, nei 44 anni retti dalla Fondazione, si era fatto un nome che usciva fuori dai confini del territorio Cefalù-Madonie, perchè la sua amministrazione seppe fornirlo di illustri docenti, studiosi di chiara fama e impegnati nella ricerca, fra i quali ricordiamo: Eugenio Donadoni, insigne storico della Letteratura italiana; Annibale Pastore, uno dei primi ricercatori di Filosofia della Scienza e di Psicologia sperimentale; Guido Camozzi, cultore di Storia antica e medievale; Eugenio Di Carlo, che, lasciato il Liceo, tenne per molti anni la cattedra di Filosofia del Diritto all’Università di Palermo; Ferdinando Albeggiani, poi docente di Filosofia nella stessa Università; Francesco Cavallaro, matematico, già Direttore del Ginnasio; Mons. Mariano Campo, docente di Latino e Greco, poi docente di Estetica all’Università Cattolica di Milano, prima, e all’Università di Trieste, fino all’età di pensione, famoso nell’ambiente filosofico quale esperto del pre-cristinesimo Kantiano; per finire con Adolfo Omodeo, poi Rettore all’Università di Napoli.

Possiamo dire che la Fondazione investì bene i capitali del Barone, interpretandone lo spirito e le intenzioni, mentre s’interessava contemporaneamente della gestione del Museo e dell’amministrazione del suo patrimonio.

E’ doveroso, tuttavia, accennare molto brevemente alla storia del Ginnasio, che abbiamo lasciato al momento della sua istituzione per riprenderlo al momento della sua fusione con il Liceo.

Il primo anno della vita del Ginnasio non fu facile: appena inaugurato, iniziarono le lezioni (maggio 1863) che durarono fino a settembre. Fu quasi una sperimentazione, che si concluse senza risultati ufficiali definitivi (nessun promosso e nessun bocciato) e con l’inizio del nuovo anno scolastico (1863-4) gli alunni rifrequentarono la classe prima.

Sede provvisoria era stata la casa del Barone di Bordonaro, che spontaneamente e gratuitamente l’aveva offerta al Municipio; quindi passò nella casa del Can. Salvatore Coco, fuori Città, e nel dicembre del 1864 nel ‘ex-convento della Mercede dove rimase fino al 1868, quando fu trasferito nei locali del Seminario Vescovile. Quando nacque il Liceo, il Ginnasio era ubicato nel Palazzo Bordonaro, in via Mandralisca, di fronte al Liceo.

L’amministrazione del Ginnasio era a carico del Municipio, che seppe anche istituire dei premi per gli studenti più meritevoli; un Diploma di merito veniva assegnato dal Consiglio dei professori ai 5 alunni, uno per classe, per operosità negli studi e buona condotta; particolarmente presente al Ginnasio fu il Barone Carlo Ortolano di Bordonaro, che istituì un premio per l’alunno che alla fine del V° anno avesse conseguito i migliori risultati nella conoscenza della Lingua latina.

Nel 1881, mentre era Direttore il Sacerdote prof. Lorenzo Agnelli, e tra i docenti spiccavano il Sac. Cristoforo Grisanti di Isnello e il Sac. Giuseppe Maggio-Ruina di Cefalù, il prof. Francesco Cavallaro di Cefalù, insigne matematico, conosciuto e stimato tra i matematici italiani e non solo, il Consiglio dei Docenti, con sua Deliberazione, chiese al Ministro della Pubblica Istruzione di intitolare il Regio Ginnasio a Rosario Porpora, applicando la norma che già prevedeva la prassi dell’intitolazione per i solo Licei. L’autorizzazione venne data l’anno successivo e, come abbiamo accennato, l’Istituto si chiamò “Regio Ginnasio Rosario Porpora” fino al 1934.

Bisognerà attendere il 1942 per ridare a Porpora l’onore che gli era stato riconosciuto nel 1881: il Ginnasio inferiore venne staccato dal Liceo, e a questa autonoma realtà scolastica, che venne ubicata in via XXV Novembre, fu ridato il nome di Rosario Porpora.

Il suo nome restò con l’istituzione della Scuola Media unificata, obbligatoria per tutti, nel 1962, quando la riforma scolastica abolì l’Avviamento professionale. Ancora oggi si chiama “Scuola media Rosario Porpora”. Il Ginnasio superiore restò agganciato al Liceo, che assunse la consistenza che mantiene ancora oggi.

Abbiamo scorso una pagina della storia culturale di Cefalù e non smettiamo di stupirci della straordinaria personalità del Barone: vasta erudizione, scienziato nelle Scienze naturali, collezionista non solo per il gusto di possedere cose belle ed anche strane, ma con l’interesse dello studioso e soprattutto con una finalità culturale rivolta alla gioventù della sua Patria-Cefalù e dell’intero territorio madonita, grande generosità ed umanità.

Cefalù, nella sua storia, non ha mai avuto un cittadino che l’amasse e facesse tanto per la sua gente.

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Questo il Calendario dei tre cicli di manifestazioni che fanno parte del programma del “Bicentenario della nascita di Enrico Pirajno - barone di Mandralisca (1809 - 2009).

Essi cicli sono divisi in due sezioni: la prima “Le Parole” comprende il ciclo di Conferenze “Enrico Pirajno di Mandralisca: L’Uomo e il suo Tempo” (a cura di Rosario Lentini), e il ciclo di Incontri “Per una Storia della Fondazione: i Presidenti del Passato” (a cura di Nico Marino); la seconda “La Musica” comprende il ciclo “Il Fortepiano di Casa Mandralisca” (a cura di Diego Cannizzaro).

CONFERENZE:

Sabato 17 ottobre 2009, ore 18.30
“Il Barone Mandralisca: nella personale sintesi culturale anticipa il moderno ‘saper fare” (Giuseppe Riggio);

Sabato 7 novembre 2009, ore 18.30
“La Sicilia dei moti e del Risorgimento” (Manlio Corselli);

Sabato 28 novembre 2009, ore 18.30
“Profilo culturale di un erudito dell’800: il barone Enrico Pirajno e la sua biblioteca” (Giuseppe Saja);

Sabato 19 dicembre, ore 18.30
“L’economia siciliana nel periodo pre-unitario” (Rosario Lentini);

Sabato 9 gennaio 2010, ore 18.30
“I naturalisti siciliani dell’800” (Bruno Massa);

Sabato 30 gennaio 2010, ore 18.30
“La pittura al tempo del barone” (Gioacchino Barbera);

Sabato 27 febbraio 2010, ore 18.30
“La collezione archeologica del Mandralisca e l’archeologia siciliana ottocentesca” (Lucia Ferruzza);

Sabato 20 marzo 2010, ore 18.30
“Istruzione femminile e metodo lancasteriano nella Sicilia dell’800” (Michela D’Angelo).

INCONTRI (Nico Marino):

Sabato 14 novembre 2009, ore 18.30
“Filippo Agnello (1888-1919), Francesco Bianca (1919-1925), Felice Bersanetti (1925-1926), Salvatore Misuraca (1926-1927), Antonio Balsamo (1927-1932), Pietro Serio (1942-1948)”:

Sabato 12 dicembre 2009, ore 18.30
Filippo Agnello (1932-1933), Giacomo Cusumano (1933-1942), Giuseppe Prestianni (1948-1949), Giovanni Agnello (1949-1951);

Sabato 23 gennaio 2010, ore 18.30
Pasquale Matassa (1951-1953), Salvatore Martino (1956-1963), Giovanni Battista Palamara (1974-1976);

Sabato 6 marzo 2010, ore 18.30
Angelo Culotta (1970), Giovanni Liberto (1978-1984), Domenico Portera (2000-2002).

LA MUSICA:

Giovedì 15 ottobre 2009, ore 18.30
“Concerto per fortepiano e violino - Musiche di J.S. Bach, W.A. Mozart e F. Schubert” (Diego Cannizzaro e Donata Piazza);

Venerdì 20 novembre 2009, ore 18.30
“Il restauro del Pleyel di casa Mandralisca” (conferenza di Ugo Castiglia);

Mercoledì 30 dicembre 2009, ore 18.30
“Concerto per fortepiano - Musiche di G.F. Haendel, F.J. Hajdin, F. Mendelssohn” (Nino Fiorino);

Sabato 16 gennaio 2010, ore 18.30
“Concerto per fortepiano - Musiche di F. Chopin” (Lorenzo Profita e Alessandro Greco);

Sabato 20 febbraio 2010, ore 18.30
“Aspetti della cultura pianistica siciliana del XIX secolo” (conferenza-concerto di Diego Cannizzaro e Davide Macaluso).