MAFIA: EX SINDACO GELA E MAGISTRATO NEL MIRINO DELLE COSCHE

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Cosa nostra gelese stava pianificando
due omicidi ai danni dell'eurodeputato Rosario Crocetta, ex
sindaco di Gela, e della sorella del giudice per le indagini
preliminari del tribunale di Caltanissetta, Giovanbattista Tona.
Per fermare i progetti di morte la squadra mobile nissena ha
eseguito nella notte cinque ordinanze di custodia cautelare in
carcere nei confronti di altrettante persone, tutte detenute,
nell'ambito dell'operazione denominata "Extrema Ratio".
Francesco Vella, Nicola Casciana, Carmelo Billizzi, Paolo Portelli
e Domenico Vullo i nomi dei destinatari dei provvedimenti. Le
indagini, coordinate dalla Dda di Caltanissetta, hanno accertato
l'operativita' del clan Emmanuello, nonostante la detenzione in
carcere dei reggenti e di numerosi affiliati.
In particolare, la sorella del Gip, Giovanbattista Tona, doveva
essere eliminata per vendetta nei confronti del magistrato,
dimostratosi inflessibile nel comminare pene pensatissime agli
affiliati, e che si accinge a emettere la sentenza nel processo
"Genesis" a carico del gruppo di fuoco del clan che vede imputati
anche i fratelli Alessandro e Davide Emmanuello, tra gli autori
della sanguinosa guerra di mafia tra stidda e cosa nostra negli
anni Ottanta. Il gruppo criminale era in attesa delle prossime
udienze per verificare l'atteggiamento del magistrato e quindi
decidere la punizione.
Il clan intendeva uccidere, con l'ausilio di sicari esterni al
gruppo, anche l'ex sindaco di Gela, Rosario Crocetta. L'omicidio
si sarebbe dovuto realizzare gia' a partire da quando Crocetta ha
terminato il suo mandato di primo cittadino.
L'operazione "extrema ratio" e' scaturita dalle dichiarazioni dei
pentiti, corroborate da intercettazioni ambientali. In particolare
e' stato il neo pentito Crocifisso Smorta a svelare agli
investigatori che il clan Emmanuello e' molto attivo in carcere. A
dimostrazione della piena operativita' della cosca, agli odierni
indagati e' stato contestato il reato di lesioni gravissime. Nel
luglio del 2009 avrebbero picchiato selvaggiamente, nel
penitenziario di Caltanissetta, Giuseppe Cassarino, un affiliato
di secondo piano che aveva chiesto di parlare con il magistrato
per chiarire la sua posizione.
(Fonte Crm)