"I Comuni Montani abbandonati a se stessi, bisogna rilanciare le politiche in difesa del territorio”

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CONFERENZA STAMPA ANCI-UNCEM

“Obiettivo dell’Anci e dell’Uncem è, principalmente, quello di rilanciare le politiche di tutela e difesa del territorio. Siamo, infatti, convinti che se le aree montane vengono abbandonate a se stesse, queste si scaricano sulle pianure, sulle città, sulle zone industriali, con conseguenze disastrose, come accaduto più volte per fare un esempio limitato alla Sicilia, nella zona del messinese. Tutelare questi territori diventa, quindi, un vero e proprio investimento a lungo termine e non un’asettica soluzione assistenzialista”.
Questo il commento di Enrico Borghi, presidente nazionale dell’Uncem e vice presidente nazionale dell’Anci con delega alla Montagna, che questa mattina, insieme con Giacomo Scala e Mario Cicero, rispettivamente presidente dell’AnciSicilia e presidente dell’Uncem Sicilia, ha preso parte alla conferenza stampa svoltasi a Villa Niscemi.
Enrico Borghi ha, quindi, illustrato le proposte e i progetti in cantiere che coinvolgono a pieno titolo i comuni montani e le loro relazioni con il governo centrale e regionale: “Bisogna eliminare – ha spiegato Borghi – le parti ordinamentali dalle leggi dello Stato. Siamo pronti a lavorare per sterilizzare i tagli imposti ma vogliamo esprimere in pieno la nostra autonomia. Lo Stato ci dica quali sono le norme e le sanzioni, al resto ci penseremo da soli, basandoci sulle nostre forze e le nostre potenzialità. I comuni tutti, e non solo quelli montani, sono una medicina e non una malattia. Se, infatti, verranno messi nelle condizioni di lavorare serenamente, saranno di certo in grado di rilanciare l’economia dei loro territori. Ma per fare questo occorre lavorare, da subito, alla riforma del patto di stabilità che consentirà alle amministrazioni di mettere in circuito risorse liquide, indispensabili per sanare i bilanci e per garantire ai cittadini i servizi essenziali. Siamo, infine, in grado di suggerire proposte concrete sul riassetto idro-geologico anche in presenza di risorse risicate. Per quest’ultimo punto, solo per fare un esempio, potrebbero essere attivati dei fondi di garanzia per polizze assicurative che servirebbero a mettere in circolo capitali privati. Appoggiandosi a queste nuove risorse, infatti, le amministrazioni potrebbero intervenire in maniera tempestiva nel caso di catastrofi naturali, accelerando i processi di ricostruzione. Queste sono tutte proposte che allo Stato non costerebbero neppure un euro ma che, da sole, potrebbero riaccendere un faro sul sistema del territorio”.
“Riteniamo di fondamentale importanza – ha aggiunto il presidente dell’AnciSicilia, Giacomo Scala – il ruolo dell’Uncem per il suo impegno costante in difesa delle nostre comunità montane. Per questo motivo, durante l’ultima assemblea congressuale, abbiamo ritenuto opportuno valorizzarne l’attività, ritenendo che non possa passare inosservato il fatto che i comuni montani costituiscono presidi di sicurezza per il nostro territorio, conservando anche un’identità culturale che, senza di loro, andrebbe certamente dimenticata. Siamo convinti, inoltre, che i 185 comuni montani (su un totale di 390) possano interpretare al meglio lo spirito dell’associazionismo, dello stare insieme per il bene comune con l’obiettivo di avviare concreti risparmi di spesa. Tengo a sottolineare, infine, che l’AnciSicilia rivendica da tempo la dignità che costituzionalmente ci spetta, legata alla nascita del Consiglio delle Autonomie locali. La Sicilia, infatti, è l’unica regione italiana in cui non esiste questo importante organismo, l’unico veramente capace di mettere in condizioni di parità i vari livelli istituzionali”.
“Mettere insieme le risorse dell’Anci e dell’Uncem – ha concluso Mario Cicero – ha una ragione ben precisa: interloquire con le istituzioni in maniera ancora più efficace. Non possiamo, infatti, negare che il governo nazionale e quello regionale abbiano progressivamente abbandonato i comuni montani, dando vita a conseguenze disastrose sia a livello territoriale che culturale e facendo finta di non capire che i comuni montani sono una garanzia per la conservazione del territorio. Ogni giorno, ci troviamo a combattere contro problemi enormi e contro paradossi legati al malfunzionamento della macchina burocratica. A questo proposito, ci sono circa 3 milioni di euro bloccati da oltre 2 anni, sol perché non è stato ancora stabilito chi debba gestire i fondi della montagna. In realtà la competenza è passata da un pezzo dall’Assessorato regionale al Territorio e Ambiente all’assessorato all’Agricoltura, ma tutta la documentazione necessaria per assegnare in modo definitivo ai comuni queste risorse di vitale importanza, si trova in un limbo burocratico da cui non riesce a svincolarsi”.

Addetto Stampa: Carla Muliello 339.3256573