Un dibattito tanto per parlare

ritratto di Angelo Sciortino

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Cefalù deve prendere coscienza della necessità di un ritorno diacronico alla sua cultura e alle sue tradizioni. Soltanto così, intendendo la propria storia come un continuum, essa non potrà essere depauperata delle sue ricchezze artistiche e paesaggistiche, come invece avviene da alcuni decenni.
Come avviene da quando giudichiamo il presente e progettiamo il futuro, considerando soltanto la sincronia con altre realtà turistiche. Questo ci ha portati all'imitazione e alla semplice concorrenza con altri Paesi mediterranei, in cui alla povertà della tradizione storica e del patrimonio artistico si sopperisce o con prezzi sempre più bassi o con l'offerta d'intrattenimenti plebei. E' questa la politica turistica di imprenditori miopi e ottusi, che finiscono con lo svendere le loro camere d'albergo, il vitto e persino la città. Quella città, che cessa d'essere scrigno di storia, cultura e tradizioni, per trasformarsi in un'impersonale città-albergo, con qualche Rocca o Lavatoio come attrazione estemporanea, con buona pace del suo secolare passato. E con buona pace dei suoi cittadini, che vedono trasformato il loro Centro Storico da sede delle loro case in un fantasma turistico. A nulla servirà il pagamento di un ticket per entrare in questa città fantasma. Ancor meno servirà che i monumenti e quant'altro fa da contorno a una realtà sociale distrutta siano affidati a privati.
Sono queste le riflessioni suggeritemi dal dibattito organizzato dall'assessore Patanella.
Le proposte per il futuro di Cefalù le ho ascoltate dalla viva voce dello stesso Assessore, che non si è forse reso conto di come e di quanto le sue proposte fossero in contrasto con il precedente intervento di Aurelio Pes. Questi aveva incentrato il suo intervento sulla secolare storia culturale non soltanto di Cefalù, ma dell'intero comprensorio madonita. Aveva accennato a Ruggero II e a Federico II, alle tante sculture sparse in ogni dove e alla necessità di farle meglio conoscere; ha fatto notare come attorno a questa (ri)valutazione potrebbero nascere non poche realtà economiche e ha sottolineato che conservare i monumenti non è un dispendio, ma anche un'occasione di guadagno.
A lui ha risposto colui che possiamo chiamare il suo mentore, l'assessore Patanella, che l'aveva invitato. Ha risposto allo stesso modo in cui Federico II rispose al povero parroco, che si opponeva: portando via i due sepolcri di porfido, che Re Ruggero voleva nella nostra Cattedrale e che sono invece in quella di Palermo.
A scanso di fraintendimenti, dico subito e chiaramente che l'assessore Patanella non vuol portare via nulla, ma vorrebbe soltanto essere ricordato come colui che ha insegnato ai Cefaludesi come meglio sfruttare il loro patrimonio artistico. Purtroppo, però, la strada dell'Inferno è troppo spesso lastricata di buone intenzioni!