Provvisopoli

ritratto di Saro Mileo

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Provvisopoli.
È allarmante notare la disinvoltura con la quale qualunque essere umano provvisto di dignità accetti che il provvisorio diventi definitivo.
Questo è quello che accade ai cittadini della città di Provvisopoli, accettare senza alcuna reazione, che il provvisorio diventi definitivo.
A Provvisopoli, meravigliosa Cittadina della costa tirrenica Italiana, accade che gli spazi esterni della scuola Elementare siano una sorta di un percorso ad ostacoli, che la Suola Media abbia un intero piano inagibile, che il manto stradale del lungomare sia un percorso da motocross e le balaustre in cemento e in ferro siano avvolte da un arancione, che lo scalone centrale del cimitero sia delimitato da barriere in legno, anch’esse rivestite di arancio e che tutti i suoi abitanti accettino senza aprire bocca, il provvisorio trasformatosi in definitivo.
A Provvisopoli, i genitori mandano i figli a scuola, sapendo che il giardino della scuola elementare è finemente arredato dal verde temporaneamente incolto e che una rete di plastica di color arancione, temporaneamente posizionata per indicare un pericolo, è divenuta parte integrante dell’architettura del giardino, che la pensilina dell’ingresso principale della stessa scuola sia temporaneamente rivestita da un telo verde oppure, che per arrivare dal cancello all’ingresso della scuola media, bisogna percorrere un passaggio obbligato, temporaneamente delimitato da eleganti transenne in ferro zincato, che l’ultimo piano dell’edificio sia temporaneamente inagibile a causa delle infiltrazioni d’acqua.
A Provvisopoli accade ancora che, una tranquilla passeggiata domenicale nell’elegante Lungomare si trasformi in un continuo richiamo dei genitori ai pargoli furbetti che, dalle ringhiere pericolanti temporaneamente rivestite di arancio, innocentemente si affacciano verso l’azzurro mare.
A Provvisopoli il significato letterale dei termini si trasforma nell’opposto, per cui temporaneamente, diventa definitivamente senza che nessuno si chieda perché, senza che nessuno si scuota, accettando passivamente che la provvisorietà sia assorbita dalla quotidianità, per cui non desta fastidio alcuno e sicuramente meno fastidio di un possibile e “quanto mai” ipotetico intervento definitivo.