Un pensiero per la sua Cefalù di chi è lontano

ritratto di Angelo Sciortino

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Se fossi a Cefalù andrei a votare, e voterei per….
Ancora oggi si muore nel mondo per avere la democrazia.
E muoiono soprattutto i giovani; coloro che sanno di avere un futuro davanti e vogliono adoperarsi affinché questo futuro sia costellato di libertà e della possibilità di poter esprimere al massimo tutte le loro potenzialità.
Ancora oggi si viene ammazzati nel mondo per il coraggio di rincorrere un sogno: tutti i cittadini diventano potenti nella terra che gli appartiene!
Sì, perché di questo si tratta: la possibilità di adoperare il potere di decidere sul proprio personale destino senza che nessuno si arroghi il diritto di decidere per altri.
I popoli dell’Africa del Nord continuano a dare una grande lezione di passione disinteressata ai popoli dell’occidente troppo impegnati a far quadrare i conti di un’economia che si è ammalata.
La malattia è curabile; sì ne sono convinto, si può estirpare questo cancro con una sola parola: partecipazione!
Basta continuare a dire che la politica è sporca; basta continuare a dire che la politica è una macchina infernale; basta continuare a pensare che senza politica si può stare meglio: è una falsità pericolosa.
La politica è necessaria a garantire la giustizia; la politica è fondamentale a determinare il controllo; la politica è vitale per la salute di un popolo e di ogni individuo che appartiene a quel popolo.
Semmai i politici di oggi non sono utili, i politici di oggi non sono necessari, i politici di oggi sono malati, senza ovviamente volere assolutamente generalizzare perché per fortuna ci sono ancora persone che sanno adoperarsi per il bene delle comunità; è anche vero però che la politica è come un campo da calcio infangato; puoi indossare le maglie più pulite e candide; ma scendendo in campo, su quel campo non puoi non sporcarti; il “sistema politica”, così come si è venuto a delineare in questi anni; è un sistema che non funziona che genera male e che andrebbe cambiato ma non è questo l’obiettivo della mia riflessione!
Voglio ritornare a coloro che muoiono per rincorrere la democrazia per farli comparire davanti agli occhi di tutti coloro che continuano a ritenere il voto una cosa ininfluente, il voto come qualcosa di superfluo, un granello di sabbia che non cambia il peso delle cose.
Ecco continuate a fare scorrere davanti ai vostri occhi le immagini di morte di tutti quei giovani che sono scesi nelle piazze delle città per ottenere giustizia, per ottenere la democrazia, per impadronirsi di quel potere che li rende liberi; sappiate che loro stanno morendo per i loro figli; come molti prima di noi sono morti per garantirci le libertà di cui ora usufruiamo.
L’idea dell’astensione è pura follia: non possiamo pensare assolutamente di andare a fare nel week end elettorale, qualunque esso sia, una gita fuori porta; è quasi meschino non recarsi alle urne; oggi forse ci vuole più coraggio ad andare a segnare una croce su una scheda elettorale piuttosto che farsi travolgere dall’ondata dell’astensionismo.
Dobbiamo con coraggio andare a votare!
E badate bene non parlo appositamente di “anti-politica” ma di astensionismo, perché l’antipolitica non può esistere; la politica è il tessuto che connette le cellule nobili di un organo: è il connettivo che consente alle cellule di respirare, di attivarsi, di produrre energia; la politica è il collante che assembla i pezzi di una macchina per farla correre spedita; la politica deve essere parte integrante della vita di ciascuno e possiamo tutti fare politica, dobbiamo tutti fare politica senza per forza entrare nei “palazzi del potere” e nelle “stanze dei bottoni”, l’arma del voto è più forte e più potente di qualsiasi nomina e di qualsiasi funzione politica; ma il voto inteso come “processo dinamico”!
L’economia si è ammalata, la politica si è ammalata perché i cittadini hanno solo segnato la “x” sulla scheda elettorale: troppo facile, troppo semplice, troppo sbrigativo; occorre che quella “x” suggelli un patto, quasi di sangue; con colui o colei a cui “dono” la mia “fiducia.
Quell’uomo e quella donna in cui ripongo la mia fiducia votandoli, hanno una dovere immenso: garantirmi, tutelarmi, e farlo in una realtà sociale che deve rispettare ognuno, perché il mio benessere non può non derivare anche dal benessere degli altri, e credo che in merito a questa mia ultima osservazione troppi sarebbero gli esempi da riportare e ve li risparmio.
Siamo quindi tutti uomini di potere, esercitiamo il potere attraverso la scelta di uomini e donne come noi che si mettono a disposizione della comunità (secondo me per un breve periodo di tempo piuttosto che per tutta la vita!).
Essi devono sapere che la fiducia che hanno conquistato la possono perdere con la stessa rapidità con cui un treno passa in una stazione dove non deve effettuare fermate.
Siamo quindi tutti uomini di potere che esercitiamo attraverso il controllo continuo e costante sull’operato dei politici, sulle azioni di coloro che abbiamo scelto a rappresentarci; non si può né si deve mai abbassare la guardia, ne va della nostra salute, ne va della nostra serenità, della nostra felicità.
Troppo spesso abbiamo voltato le spalle alla cabina elettorale rapidamente; troppo stesso abbiamo lasciato fare; se da un lato è verissimo che molti politici si interessano delle problematiche dei cittadini solo in campagna elettorale è altrettanto vero il contrario: troppi cittadini abbandonano il campo della politica e dell’impegno sociale.
Il voto è partecipazione; il voto espresso da ogni cittadino diventa lo strumento utile per sgretolare e ridimensionare l’atteggiamento di “immortalità” di taluni politici che credono di essere sempre popolari e vincenti!
A volte credo che il voto sia come l’applauso per l’artista, per lo sportivo, per lo scrittore, per tutti coloro che “mettono a disposizione un loro prodotto” e sperano di “piazzarlo nel mercato”; lo fanno non solo per scopi meramente economici, ma anche perché è nella loro natura produrre qualcosa, dare espressione alle potenzialità recondite del cuore!
E ci sono uomini e donne che amano la politica perché rappresenta lo strumento con cui possono operare per il bene degli altri ma dobbiamo vigilare su di loro perché il rischio dell’autoreferenzialità (e questo sarebbe il minimo) è sempre dietro l’angolo così come quello di non riuscire a pensare più al bene comune ma solo al loro personale tornaconto (e di questo tutti ne stiamo pagando le tristi conseguenze).
Il voto poi deve essere strettamente ancorato alla libertà, ad una scelta libera spinta da una idea più che da un bisogno!
Io non voterò mai per chi vuole la mia fiducia e per farlo mi compra con un posto di lavoro, con una promessa di una qualsiasi cocessione, con la nomina in un posto di prestigio; fino a quando non riusciremo a far crescere in ciascuno la consapevolezza che ci sono delle cose nella vita che si chiamano “diritti” e in quanto tali devono essere “garantiti” a tutti, non potremo mai pensare di parlare di giustizia sociale; e la giustizia sociale non è un argomento di destra né di sinistra, né di centro, il concetto di giustizia sociale è insito in ciascun uomo.
A Cefalù si vota!
Se Cefalù fosse una donna, in questo mese di campagna elettorale, si sarebbe di certo svegliata da un incubo; per anni si è sentita messa in un angolo, non considerata, ha pensato (ella, considerata in passato “La perla del Tirreno”) di essere diventata vecchia, rugosa, non appetibile, incapace di risvegliare in un amante anche le più semplici attenzioni; invece no per mesi tutti non hanno fatto altro che decantarne le bellezze e le potenzialità; Cefalù come donna ha sentito che tutti “le volevano bene!”; Cefalù come donna si è sentita stupida, e soprattutto si è sentita ingrata per il fatto di non essersi resa conto in tutti questi tantissimi anni di quanti uomini le volessero bene.
Che Stupida che sei stata Cefalù; per anni ti sei sentita invasa, ti sei sentita sfruttata, ti sei sentita usata, come quelle donne che accolgono gli uomini che cercano il piacere solo per una notte, che passano veloci per una strada, hanno voglia e approfittano di una donna che sa donare piacere perché è ricca di potenzialità e di misteri.
La bella Cefalù però è consapevole di non avere sognato; è sotto gli occhi di tutti la mancanza di rispetto a cui è stata costretta….da anni, da molti anni; ed è anche consapevole del fatto che tanti, troppi sono i colpevoli, mai uno solo!
La cittadinanza è chiamata a scegliere per i prossimi cinque anni chi dovrà curare le ferite della città.
Innanzitutto mi sento in dovere di dire che coloro che si sono candidati per occupare il posto di primo cittadino, tutti indistintamente, meritano un ringraziamento dai cittadini; è vero, ognuno di loro coltiverà sicuramente il proprio amor proprio e la propria ambizione più o meno velatamente (ogni politico deve essere anche un po’ narciso!) ma al giorno d’oggi, con tutti i problemi economici e giuridici che ci sono nella gestione “della cosa pubblica” ci vuole coraggio e determinazione per presentarsi e mettersi a disposizione della collettività.
Avrei pensato più utile una maggiore coesione prima di presentarsi alla cittadinanza; i candidati sono troppi e questo già secondo me condizionerà il buon governo della città; ma ci sono sotto delle logiche e delle manovre che non conosco e nelle quali non voglio assolutamente entrare, penso però che adoperarsi per il bene a volte potrebbe anche dire “fare un passo indietro” per garantire il benessere di una comunità! Ma qui dovrebbe entrare in gioco l’umiltà che in quanto tale troppo spesso si nasconde fino a scomparire in profondi abissi!
In secondo luogo non ho nulla da dire nei confronti di ognuno dei singoli candidati se non parole di encomio: Saro Lapunzina per anni si è impegnato per questa città sporcandosi le mani nel quotidiano delle persone; Mauro Caliò è un amico, brillante e pieno di idee; la dott.ssa Testa è “la classica persona per bene”, un ottimo professionista, posso dire altrettanto del dott. Guercio; il prof. Sgarbi è una mente vulcanica e brillante, leggere i suoi libri d’arte da respiro all’anima, il prof Croci ha un curriculum accademico di tutto rispetto e anche umanamente da quello che di lui si legge non si può negargli stima e ammirazione.
Ma Cefalù in questo momento, a mio modesto parere, ha bisogno non solo di una persona per bene, è urgente che ci sia una persona che abbia condiviso da tempo con un gruppo di altrettante brave e stimate persone, un progetto concreto e articolato per il futuro della città!
Non possiamo accontentarci del personaggio famoso perché speriamo dia visibilità alla città; Cefalù è conosciuta già nel mondo! Prendete un qualsiasi libro d’arte e si parla della sua Cattedrale, e grazie anche al lavoro degli operatori turistici di Cefalù, la nostra città è inserita in numerose guide turistiche, l’ho constatato di persona; più che un vantaggio il personaggio di grido, impegnato già in mille altre importanti situazioni condizionerebbe il quotidiano vivere dei cittadini (non dei turisti). Un uomo che poi non ha condiviso un progetto, non ha condiviso un’idea, ha la sua idea, ottima, perfetta, ricca ma magari “eccessiva” per attecchire ed essere innestata in una realtà fragile (sarebbe da miopi non ammetterlo). E non è provincialismo! E’ una grande grandissima voglia di riscatto della “cafaludesitudine”
Lo stesso ovviamente dicasi di un tecnico.
Quanto tutti continuino a dire il contrario, il professore non conosce il territorio, non conosce le dinamiche sociali che da anni sono presenti nella nostra città: in questo mese le ha apprese da altri, da coloro che lo hanno voluto e che quindi per quanto si sforzeranno non gli presenteranno mai la realtà obiettivamente; qualcuno potrebbe dirmi: imparerà a conoscerla nel tempo: ma Cefalù non è nelle condizioni di aspettare questo tempo;
Il sindaco uscente si porta dietro a mio modesto avviso un fardello pesante che a dire di molti è quello di non essere riuscito (e sono sicuro suo malgrado) a realizzare quel sogno di Cefalù che aveva coltivato cinque anni addietro.
Il giovane architetto, che stimo, non credo abbia in questo momento l’esperienza e la conoscenza necessaria, è ricco di idee e di entusiasmo che spero non rinuncerà a continuare mettere a disposizione della sua città qualora non dovesse essere eletto.
Infine mi ha positivamente colpito un punto importante della campagna elettorale dell’unica donna candidata a sindaco: il coraggio di spingere gli elettori ad una cittadinanza attiva; è uno strumento fondamentale ma che a mio modesto avviso deve essere costruito nel tempo e con costanza e proprio per l’urgenza delle risposte che la città aspetta non rappresenta però in questo momento la soluzione.
Se fossi residente a Cefalù voterei per Saro Lapunzina
Da qualcuno è stato indicato come l’uomo dei “no”!
In realtà l’attività di tutti questi anni mi è sembrata alquanto produttiva convinzione che è maturata anche dalla lettura “del libro bianco”; ma comunque questo atteggiamento severo e guardingo è servito per comprendere e far comprendere ai cittadini attenti le manovre di palazzo; ci sono dei “no” necessari; quei “no” che aiutano a crescere, ma al tempo stesso ci sono dei “no” che contribuiscono a garantire la giustizia e l’equità sociale e che per forza di cose si trasformano in opere concrete o ideali che migliorano la vita di tutti e non solo di alcune categorie.
Se fossi a Cefalù voterei per Saro e per coloro che sono candidati nelle liste che lo appoggiano (che cosa triste il voto disgiunto, che caduta di stile da parte di un cittadino responsabile)
Voterei per Saro Lapunzina perché conosce i problemi di Cefalù, li ha studiati dai banchi dell’opposizione.
Voterei per Saro Lapunzina perchè ha lavorato in tutti questi anni non da solo; ha avuto e ha alle spalle un gruppo di persone che da anni condividono un progetto; è vero per le logiche elettorali ha dovuto comunque allearsi con gente che solo da poco condivide il suo progetto e su questo occorre vigilare. I giovani che appoggiano Lapunzina non sono quelli che hanno scelto “all’ultimo momento” da che parte stare; sono giovani che hanno costruito e maturato un’idea camminando e percorrendo insieme una strada!
Voterei per Saro Lapunzina per dare dopo anni vigore ad una delle caratteristiche più efficaci della vita democratica: l’alternanza!
Saro ha avuto il coraggio e la forza di dire no! Di denunciare situazioni non sempre chiare, ha saputo essere scomodo; ed è troppo semplice e sbrigativo pensare che questo modo di procedere sia legato solo a ripicca o a odio (parole che ho sentito pronunciare da un politico che non ha saputo garantire il futuro della città che dice di aver ben governato: un politico dovrebbe pensare più al domani che all’oggi non credete?)
Voglio ribadire che le mie parole non vogliono sollevare nessun tipo di polemica, né offendere qualcuno e semmai qualcuno si fosse sentito offeso o attaccato dalle mie parole me ne scuso immediatamente.
Un’ultima preghiera a tutti i giovani che sono candidati nelle varie liste; con molti di loro mi lega una profonda stima ed amicizia, con molti di loro ho condiviso momenti importanti della mia e della loro vita e sono contento del loro coraggio e della loro determinazione.
Vi prego di continuare a credere nella libertà delle vostre idee, gli adulti a volte, essendo poveri di entusiasmo, sfruttano il vostro, non permettetegli di prosciugarvelo!
E per continuare ad alimentare il vostro entusiasmo continuate ad incontrarvi, a confrontarvi, a scontarvi serenamente; Cefalù è fatta dai cittadini, è fatta da voi, e senza troppa retorica, sarà più bella e affascinante quanto più riuscirete ad essere uniti, a sperimentare quell’unità che non rende omologati, non costringe ad essere uguali ma consente a ciascuno di esprimersi al massimo con la serenità di essere non aggrediti per le visioni eventualmente diverse ma di essere ascoltati….in una gara di vicendevole stima.

Michele Gennuso