I Treconti cefaludesi

ritratto di Angelo Sciortino

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Se ancora i cefaludesi non l'avessero capito, ecco come funziona l'apparato politico-burocratico del loro Comune. Per racimolare il denaro necessario a pagare il costo di anni di prodigalità demente, si decide di vendere parte del patrimonio dei cittadini, ma lo si fa nel modo peggiore. Si vendono gli ori di famiglia come può venderli un figlio scialacquone, senza tener conto che forse proprio quei beni sarebbero ottimo strumento per risalire la china.
E che i locali di corso Ruggero, quelli che ancora per poco ospiteranno l'Ente Parco, erano uno strumento per risalire la china, è evidente a ogni persona di buon senso. Tale sarebbero rimasti, anche vendendoli, se questi fossero stati ceduti allo stesso Ente, che aveva dichiarato di volerli acquistare e che avrebbe continuato a usarli allo scopo di garantire a Cefalù un presidio turistico, che ora, con ogni probabilità, si trasferirà a Petralia.
Fino a pochi giorni prima dell'asta, non pochi Amministratori, Sindaco e Vicesindaco in testa, hanno dichiarato che con un'asta al rialzo il povero Comune scialacquone avrebbe potuto incassare una cifra maggiore, indispensabile – dicevano- per risolvere i problemi di bilancio. Ora l'asta c'è stata, ma è stato venduto soltanto il primo lotto, quello che si riferisce al piano terra, mentre l'asta è andata deserta per i lotti del primo e secondo piano. Ottimo rialzo! Dell'oltre milione di euro offerto dall'Ente si incasseranno soltanto 555.000,00 euro! E per sopraggiunta questo Comune scialacquone non avrà più un utilissimo presidio turistico!
Andrà così con gli altri beni patrimoniali? Ma se così andrà, queste vendite non daranno il gettito necessario a sanare la situazione debitoria del Comune. In questo caso cosa faranno le eccelse menti contabili, i geni della finanza e dell'economia, i Treconti della nostra Amministrazione? Venderanno i loro beni personali per scongiurare una dichiarazione di dissesto finanziario del Comune?