Lettera aperta alle Autorità Giudiziarie - Emergenza rifiuti

ritratto di Angelo Sciortino

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AL COMMISSARIATO P.S. DI CEFALU'
AL COMANDO COMPAGNIA CARABINIERI DI CEFALU'
AL COMANDO GUARDIA DI FINANZA DI CEFALU'
Da alcuni anni seguo attentamente le attività amministrative del nostro Comune. Quando se n'è presentata la necessità, ho criticato gli errori e nel mio piccolo ho suggerito comportamenti più rispettosi non soltanto dei diritti dei cittadini, ma della stessa legalità.
Si tratta di posizioni assunte apertamente e pubblicamente sulla stampa telematica, noti ai destinatari di questa lettera aperta e in qualche caso formalizzate in esposti alla Procura di Termini Imerese.
Mi attendevo, più che una risposta degli Organi giudiziari, una doverosa presa d'atto della nostra classe politica e burocratica. Niente di tutto questo: l'Amministrazione ha continuato imperterrita sulla strada intrapresa, che è quella che ha portato il Paese a vivere in una irresponsabilità diffusa, quando non si tratta di vere e proprie illegalità.
Mi attendevo pure, in verità, che i cittadini passassero dal mormorio a una più dignitosa e fattiva reazione, ma anche questa reazione è mancata.
Nella stessa Amministrazione la presenza di avvocati e di esperti di diritto degli Enti locali non ha dato quei frutti, che sarebbe stato lecito aspettarsi. Sebbene, infatti, sia difficile da rendere visibile a chi non segue quotidianamente la loro attività, questi amministratori preferiscono farsi scivolare addosso le critiche e continuare senza rispondere.
E' quanto accade oggi con la questione del ritiro dei rifiuti solidi urbani, la meglio definita immondizia, che ormai sta sommergendo il Paese, perché l'ATO si rifiuta di ritirarla, essendo creditrice di una somma prossima ai sei milioni di euro nei confronti del Comune.
Sul fatto hanno preso posizione i consiglieri comunali Calabrese e Lapunzina e privati cittadini come l'avvocato Fertitta e l'ingegnere Di Paola. Si tratta di voci degne di fede, disinteressate e quanto mai intelligenti, ma l'Amministrazione non mostra di volerle seguire.
Anche se decidesse seguirle, però, il fatto non sarebbe sufficiente per risalire alle vere cause, che a parer mio sono di competenza dei destinatari di questa lettera aperta.
La TARSU è una tassa e non un'imposta! Essa viene pagata dai cittadini in cambio di un servizio reso dalla pubblica amministrazione e in quanto tale va accreditata in una precisa voce di bilancio, da utilizzare solo ed esclusivamente per sostenere il costo del servizio reso. Se di questo servizio è incaricata una qualsivoglia società, allora la somma dev'essere utilizzata per pagare la società.
Questo non sembra essere accaduto, visto che tale società – l'ATO per l'esattezza – dichiara il Comune insolvente e sospende il servizio, con grave pericolo per la salute dei cittadini.
A questo punto non sarebbe male accertare quanti contribuenti hanno pagato e se tutto l'incasso, anche quando fosse stato insufficiente, è stato utilizzato per sostenere i costi del servizio. Se questo non è accaduto, allora ci troveremmo di fronte al reato di peculato per distrazione, che la legge, la legge penale, punisce severamente.
Non sarebbe male accertare se il costo della TARSU è lievitato al momento del passaggio del servizio all'ATO e se questo è lievitato per una immissione spropositata di forza lavoro da parte del Comune, che ne ha poi fatto caricato all'ATO, ma di fatto ai cittadini.
E' questo accertamento che chiedo alle Autorità destinatarie. Lo chiedo perché spero che le loro indagini riusciranno laddove sono fallite finora le critiche e i pungoli miranti a risvegliare senso di responsabilità e rispetto della legge da parte dell'Amministrazione.
Grazie.