Per "Un caffè con l'autore" Gaetano Savatteri e Carmelo Sardo a Cefalù

Ritratto di Simona Cangelosi

5 Agosto 2014, 18:11 - Simona Cangelosi   [suoi interventi e commenti]

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Gaetano Savatteri e Carmelo Sardo inviati del Tg5 (Madiaset) a Cefalù

 

Lunedì 4 agosto, in concomitanza con i festeggiamenti del SS. Salvatore di Cefalù, è avvenuto l’incontro letterario degli autori, giornalisti Mediaset, Gaetano Savatteri e Carmelo Sardo, per presentare al pubblico le loro opere letterarie.

 

Fotografie tratte dalla pagian facebook di Antonio Barracato

 

Ospiti della serata: Antonio Barracato del gruppo “I Narratura”, che ha recitato una poesia inerente al tema della serata, ovvero delle guerre di mafia che si sono scatenate tra gli anni ‘80 e ’90; Franco Nicastro, già Presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, ora consigliere nazionale dell’Ordine e direttore del Museo Mandralisca; Antoniella Marinaro, assessore alla cultura al comune di Cefalù;  Giuseppe Farinella, che ha offerto ospitalità presso l’Hotel Costa Verde di Cefalù; ed i colleghi della stampa locale, fra cui Vincenzo Lombardo, del Giornale di Sicilia.

 

Antonio Barracato

 

Franco Nicastro e Antoniella Marinaro

 

L’evento letterario si è svolto presso l’Ostaria del Duomo di Enzo Barranco, accompagnato dalle note musicali di Nuovo Cinema Paradiso, interpretate dal pianista Salvatore Logara, che ha introdotto il testo di Gaetano Savatteri “Vacanze in giallo” (Sellerio editore Palermo) in cui viene citato un brano dell’omonimo film che recita: “Vattinni, chista è terra maligna, non tornare più, non ci pensare più a noi, non ti voltare, non scrivere, non ti fare fottere dalla nostalgia , dimenticaci tutti”.

 

Gaetano Savatteri

 

Savatteri, giornalista sempre attento e vicino alla cronaca nera e giudiziaria siciliana, ha così descritto nel corso della serata gli avvenimenti che hanno segnato la sua brillante carriera giornalistica, introducendo l’opera letteraria del collega e amico Carmelo Sardo, dal titolo Malerba, edizioni Mondadori.

 

Carmelo Sardo

 

Malerba, ovvero Erba cattiva nel dialetto siciliano, è il soprannome dato a Giuseppe Grassonelli, il vero protagonista del racconto: nato a Porto Empedocle, (Agrigento) sin da ragazzino si trasferisce ad Amburgo, in Germania, per sfuggire ad una giovinezza scapestrata, e conduce sin da subito una vita fatta di lusso ed eccessi, casinò, night e belle donne. Torna in Sicilia solo per trascorrere una piacevole vacanza per ritrovare gli amici e gli affetti a lui cari, ma il giorno prima del suo ritorno in Germania avviene una strage in cui perde atrocemente tutta la sua famiglia per un regolamento di conti, ad apprende inoltre che il suo migliore amico d’infanzia è stato assoldato per ucciderlo, tradendo la sua fiducia. Grassonelli si ritrova coinvolto negli agguati e costretto a vendicare i suoi familiari. Viene quindi arrestato e condannato ad ergastolo ostativo previsto dal codice penale 41 bis, e diventa nel corso degli anni un detenuto modello: si laurea a pieni voti in Lettere, e pur non chiedendo una pena ridotta, poiché non collabora con la giustizia, si pente però di quelle scelte che hanno segnato la sua vita ed il suo destino, scrivendo una lettera di perdono, di cui riportiamo uno stralcio (dal sito www.Malgradotutto.it): “Sono il cittadino Giuseppe Grassonelli, detenuto da 22 anni con una condanna all’ergastolo e in questo periodo ristretto presso il carcere di Sulmona. Non ho riflettuto a lungo prima di chiedere scusa a tutti i cittadini onesti di Porto Empedocle: a tutte queste persone intendo esprimere tutto il mio rammarico per avere determinato con le mie azioni violente una oggettiva disarmonia a tutta la Comunità, per la quale sento, dentro al mio cuore, un forte e radicato senso di appartenenza. Sono stato in passato un barbaro criminale: ho offeso la Vostra dignità di persone per bene e non ho avuto nessun rispetto di tutti quei principi fondamentali che presiedono alla convivenza civile. A tutti Voi chiedo rispettosamente scusa, ma allo stesso tempo Vi chiedo di riflettere su quelli che furono gli anni ’80. Vi chiedo di rapportarvi con la mia storia criminale nel tempo in cui i fatti sono accaduti e le circostanze che li hanno determinati. È importante cioè che Voi proviate a guardare un po’ oltre i gravissimi crimini da me commessi e che esaminiate il contesto in cui questi sono maturati. Se questa relazione non la vedete la storia, la “nostra Storia”, non può essere compresa. Questo è oggi il mio dovere etico: “restituire” una conoscenza. L’uomo può soltanto restituire, ma nessuna restituzione è possibile come ritorno indietro dell’uguale; non potrò mai restituire la vita a chi di questa l’ho privato, perciò la mia restituzione alla Comunità è e sarà sempre inadeguata. Anche se nel frattempo sto restituendo la mia vita.”

 

 

Voglio ringraziare personalmente gli autori per aver raccontato due storie bellissime e due aspetti della Sicilia che si intrecciano, fatte di partenze, di ritorni, di sogni e di speranze, e soprattutto di una gran voglia di cambiamento in una terra circondata dal mare e dalla vegetazione naturale, dal buon cibo e dall’arte di ogni contaminazione storico-culturale: nessun siciliano abbandonerà mai i propri luoghi d’infanzia, e nessuna difficoltà lo fermerà e lo ferirà mai veramente, perché la Sicilia resta nel cuore di chi la abita. Per sempre.

                                                                                          Simona Cangelosi