Giuseppe Brocato

Ritratto di Giuseppe Forte

8 Dicembre 2012, 10:10 - Giuseppe Forte   [suoi interventi e commenti]

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GIUSEPPE BROCATO

Docente della Scuola d’Arte di Cefalù dagli anni trenta al 1973

(Per non dimenticare)

Ho conosciuto il professore Giuseppe Brocato nel 1956, mio primo anno di Scuola d'arte. Insegnava "Forgiatura e tiratura a martello" da più di un ventennio, e il laboratorio si trovava al piano terreno dei locali comunali con ingresso da Via XXV Novembre. Il locale era in parte annerito dal fumo della forgia, alimentata a carbone, e in ogni angolo vi si trovavano incudini, dove come i rintocchi di una campana suonavano i colpi dei martelli, tenaglie, scalpelli e altri attrezzi per imparare il mestiere. Sì proprio il mestiere, perché non può nascere nessuna forma d'arte se prima non si conosce a fondo la tecnica d'esecuzione. E il professor Brocato era proprio uno di quelli che il mestiere lo conosceva bene per averlo appreso nella forgia di famiglia, fin da ragazzo, lavorando con grande dedizione per la realizzazione di oggetti più disparati. La sua persona meritava un grande rispetto, oltre che per le sue capacità, per il suo modo sereno del porgere. Le sue parole erano l'ombra del fare. Era sempre accanto a noi, col suo esempio, ad avviarci gradualmente a sapere lavorare il ferro quando era rovente, batterlo e sagomarlo, in base al disegno studiato, per poi metterlo nella morsa e limarlo per togliere eventuali imperfezioni e dare quella patina che lo rendeva pezzo unico.

Giuseppe Brocato per il laboratorio metalli, e i professori Nenè Flaccomio per la sezione ebanisteria, Eloisia Musmeci Giardina per il laboratorio merletto e ricamo, Carmela Barranco Cardali per il laboratorio abbigliamento, in quel periodo rappresentavano, con le attività da loro svolte, i punti cardini e fondamentali (relativamente ai laboratori), della Scuola d'Arte così come voluta dal suo fondatore Don Diego Bianca Amato, all'inizio del Novecento.

Il programma, previsto fin dal nascere della scuola, relativo al "corso per fabbri ferrai", prevedeva la conoscenza pratica dei diversi metalli industriali (ferro, ghisa, piombo, zinco), il metodo pratico per l'unione del ferro, ingrossamento e diminuzione; elementi di fusione; applicazione del disegno nei diversi lavori in ferro battuto; costruzione di tutti gli strumenti di lavoro, servibili per le varie arti. L'allievo artigiano doveva imparare la costruzione di lucchetti, serrature, saliscendi, borchie, maniglie e tutto quanto concerneva gli accessori per porte, finestre, vetrate ecc..Doveva inoltre essere abituato alla lavorazione di strumenti da taglio. Arnesi e piccole macchine agricole. Lavori di mascalcia. Montatura e smontatura di pompe. Riparazioni momentanee dei medesimi.

E tutto questo aveva appreso il Professore Brocato nella sua fucina. Esperienza e attitudine al lavoro che adesso trasmetteva, con competenza e maestria, agli allievi, tramandando così una forma d'arte e di artigianato non più considerata come attività collaterale all'educazione, ma come elemento primario dell'educazione, nella necessità storica direttamente collegata alla "scuola della vita". Molte sono le opere realizzate dal Nostro che apprezziamo, oggi come in passato, per l'attenta esecuzione e per la loro raffinatezza. Tante inferriate dei balconi cefalutani sono state da lui eseguite insieme a cancelli, lampadari, borchie, maniglie, bracieri, motivi ornamentali e oggetti d'arredo. In Piazza Garibaldi, sopra il monumento al nostro martire Salvatore Spinuzza, ucciso dai Borboni nel 1856, campeggia, fissata al muro, la lampada a perenne ricordo, realizzata dal professor Brocato, con una struttura arricchita da foglie di alloro e di quercia (simboli di virtù e forza, coraggio e dignità nella perseveranza) attorcigliate e sovrapposte a motivi ornamentali geometrici -curvilinei.

L'esperienza, la perizia nella cura di ogni particolare, l'attenzione scrupolosa in ogni fase della lavorazione, acquisita nella forgia col duro lavoro quotidiano, rispettando il carattere antico della tradizione artigianale, preferendo i ribattini alla saldatura, la decorazione sobria ma efficace alle sovrapposizioni baroccheggianti, gli hanno consentito di produrre oggetti di assoluta originalità. Sotto le sue mani la materia inerte si animava e si vivificava generando oggetti eterni e unici, basta vedere "l'Annunciazione" o il "San Francesco e il lupo" (patrimonio della Scuola d'Arte), eseguiti negli anni cinquanta. Mi si permetta di scrivere che queste realizzazioni potrebbero benissimo stare, in musei, accanto a opere dei migliori artisti italiani contemporanei.

 

Il gruppo dell'Annunciazione manifesta l'inizio della vicenda storica di Cristo e l'opera di redenzione che Egli ha compiuto. Esso si pone, attraverso l'angelo annunziante, come il primo seme di eternità e di vita divina trasmesso all'umanità attraverso la vergine Maria. Questo evento, avvenuto per opera dello Spirito Santo, si pone all'interno del grande disegno di salvezza già annunciato dai profeti del Vecchio Testamento e sembra ascoltare da Maria, rappresentata in forma statica e di sbigottimento le parole "Ecco la serva del Signore: avvenga per me quello che tu hai detto". L'Angelo Gabriele "forza di Dio", si piega docilmente davanti alla Vergine come per un doveroso atto riverenziale verso la futura madre del Salvatore, creando un equilibrato dinamismo accentuato dalla curvatura del corpo e delle ali. Questo piccolo, straordinario capolavoro, perfetta sintesi tra manualità, creatività, passione e studio, si arricchisce anche di parti ageminate con incastro, in sedi appositamente scavate sul ferro preventivamente preparato per ottenere una colorazione policroma. Il rame è battuto dentro una parte cava, come si procede per l'intarsio su legno, e l'aderenza non avviene attraverso la saldatura ma per effetto dell'adesione che deriva dallo schiacciamento dello stesso negli incavi, che devono presentare le pareti inclinate verso l'interno. Il rame, battuto dentro le parti scavate, rimane stretto alle pareti delle superfici e ne sottolinea il disegno e la policromia.

Nell'opera "San Francesco e il lupo" mi piace pensare che il professor Brocato si sia ispirato a uno dei tanti pastori madoniti, che avvolto da un ampio mantello, con il copricapo a mò di cappello per ripararsi dal sole cocente o dalla tempesta e il lungo bastone, tesse ogni giorno un rapporto amicale con i suoi animali chiamandoli per nome. In questo caso il santo dialoga con il lupo che, divenuto mansueto per le sue parole, gli si avvicina accovacciandosi davanti ai suoi piedi. La figura, eseguita in ferro battuto e ageminato, si erge longilinea e si impone per la sua maestosa sicurezza, per l'efficacia della parola divina, per la sua ieraticità e la sua essenzialità.

Tanti altri gruppi a tutto tondo, alcuni addirittura degli anni venti e trenta che in questi giorni ho avuto modo di vedere per la prima volta e conoscere, meriterebbero di essere attentamente studiati e catalogati, ma mi limiterò a dire che ciascuno di essi, resisterà sempre alle mode e alle tendenze contemporanee in quanto frutto di abilità tecnica e capacità creativa e perché pezzi assolutamente unici.

Il Brocato ha saputo dare forme e movimenti sinuosi e delicati, plasmando il ferro, così come si fa per l'argilla, lasciandoci opere forti, leggiadre e armoniose, capaci di trasmettere un fascino antico nel rispetto della tradizione ma con linee nuove e personalissime.

Anche le ringhiere dei balconi e i cancelli, arricchiti di foglie, riccioli, volute, punte e figure femminili, (alcuni ci riportano idealmente allo stile Liberty) meriterebbero approfondimento e catalogazione perché frutto dell'artigianato locale e perché manifestazione di passione, responsabilità e sensibilità nella creazione che il Professore Brocato trasmetteva in ogni oggetto in quanto in esso vedeva racchiuso, come per un buon artista, lo stato d'animo di un istante.

Giuseppe Brocato è nato a Cefalù il 21 febbraio 1894 da Vincenzo e da Concetta Vazzana e ivi morì il 7 dicembre 1980. Nel 1932 conseguì il diploma d'arte pratica e iniziò la sua carriera di docente presso la scuola d'Arte che si concluderà nel 1973. Con le sue opere in ferro battuto ha partecipato a Mostre Internazionali a Gubbio e a Firenze dove nel 1952 gli venne attribuito il Diploma d'Onore. Il 18 marzo del 1965 ebbe il titolo di Cavaliere del Lavoro da parte del Presidente della Repubblica Italiana Giuseppe Saragat.

Cefalù, dicembre 2012    Giuseppe Forte

Nota: Le opere "San Francesco e il lupo" e l' "Annunciazione", nonchè i due modelli di cancello sono di proprietà del Liceo Artistico "Diego Bianca Amato" che ne cura la conservazione, unitamente alle tante altre opere che negli anni sono nate all'interno della scuola sì da costituire quella che di fatto è una vera galleria d'arte purtroppo poco conosciuta nell'ambito cefaludese. Per questa sua funzione , e per la gentilezza dimostratami, penso sia giusto esprimere quantomeno la mia personale  gratitudine . Le altre opere sono di proprietà del figlio, Andrea Brocato.      Salvatore Culotta