Il mito di Dafni sopravvive

Ritratto di Angelo Sciortino

21 Ottobre 2014, 16:59 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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I Cantori di Dafni

La mitologia greca creò il mito di Dafni, accecato dall'amante gelosa, che vagò per la Sicilia, cantando le sue bucoliche, e che infine fu trasformato dal padre Hermes in Roccia, perché non soffrisse ancora. Quella roccia divenne la Rocca di Cefalù e gli scogli della Giudecca risuonarono, grazie alle onde del mare, del loro pianto per il dolore della scomparsa di Dafni. Dall'interno della Rocca uscirono, poi, due fiumi, il Cefalino e quello di Prissuliana, alimentati dalle lacrime di Dafni.

Da Servio a Virgilio, furono tanti i poeti latini, che cantarono la leggenda di Dafni. Quando essa sembrava quasi dimenticata, altri decisero di farla rivivere e si diedero, perciò, il nome di I Cantori di Dafni.

Dopo anni d'impegno, questi “cantori” hanno raggiunto un affiatamento tale, da farli considerare un'ottima espressione dei nostri canti popolari e della tradizione, alla quale si richiamano.

Una considerazione che ha varcato i confini di Cefalù e della stessa Sicilia. Già lo scorso anno, su invito di alcuni francesi, che li avevano conosciuti e apprezzati in loro esibizioni cefaludesi, e con l'amichevole “patrocinio” di Ernesto Tumminello, cefaludese trapiantato in Francia, si sono esibiti in Francia con grande successo.

Un successo così grande, che a opera di due associazioni italo-francesi sono stati invitati a ripetere anche quest'anno le loro esibizioni.

Onorati e orgogliosi per il loro successo, hanno pensato bene di sfruttarlo per fare ulteriore pubblicità a Cefalù. Hanno preso contatto con il Sindaco e hanno chiesto un poco di materiale cartaceo, per mostrare Cefalù ai loro ospiti francesi. Dopo promesse verbali, alle quali sono seguite le loro inutili insistenze, hanno ottenuto un gagliardetto da offrire alla città, che andavano a visitare.

Sembrava ai poveri cantori di essere stati snobbati dal loro stesso Sindaco e temevano che l'offerta del semplice gagliardetto avrebbe finito con lo spingere i francesi a credere di essere stati snobbati essi stessi. Furono momenti tristi, finché un cefalutano, che ama il proprio Paese tanto quanto i cantori e che come essi dà con passione il suo contributo per una crescita culturale, non offrì il suo aiuto.

Era, questo cefalutano innamorato del proprio Paese, Salvatore Marsala, Totò per gli amici, che sono tantissimi. Tra i numerosi suoi interessi e fra le sue attività, ce n'è una, quella editoriale, che ha salvato i cantori, Cefalù e lo stesso suo Sindaco. Egli ha offerto, infatti, riviste e libri su Cefalù, che sono stati uno strumento per i francesi per conoscere i luoghi e la società dove vivevano quegli artisti, che essi applaudivano tanto appassionatamente.

Fin qui, chi è abituato all'andazzo degli ultimi anni, nessuna meraviglia. Dove, invece, ci si sente la rabbia salire irrefrenabile, è quando si scopre che il Sindaco della cittadina francese aveva chiesto di poter fare un gemellaggio con Cefalù e aveva dato ai nostri “ambasciatori” persino il proprio numero telefonico, per essere interpellata direttamente dal suo omonimo di Cefalù, ma egli non ha chiamato mai. Perché la cittadina francese non era associata all'ACEB? O perché non godeva dell'appoggio di Putin? Sarebbe bello che a queste domande egli rispondesse, ma, considerando come spesso le sue risposte sono fuori tema e troppo logorroiche, forse è meglio che non risponda.

Queste le situazioni che i Cantori di Dafne hanno dovuto subire per amore di Cefalù e per l'orgoglio di portare lontano il suo nome. E non soltanto il suo nome, ma anche la sua immagine, come può vedersi nella foto che segue

Io non li ascoltati durante la loro tournée in Francia, ma qui a Cefalù, quando si sono esibiti nelle sue piazze. Non dubito che là siano stati bravi come lo sono stati e lo sono qui. Peccato che, in pieno rispetto del detto latino nemo propheta in patria – nessuno ottiene riconoscimenti in patria – anche loro hanno dovuto subire questa sorta di maltrattamento dall'Amministrazione, che per essi è ancora più cocente, perché è stato anche un maltrattamento di Cefalù, di quella Cefalù, della quale ripetono la tradizione musicale nelle loro esibizioni qui e ovunque vengono chiamati.

Li ho voluti ricordare in questa breve nota, non perché ne avessero un bisogno pubblicitario, ma soltanto per ringraziarli a mio nome e a nome di tutti i Cefalutani, che sono fieri di essere tali.

A spasso a Bordeaux