“Albe e tramonti splendenti” e “Un cuore smarrito”

Ritratto di Liliana Mamo Ranzino

31 Maggio 2015, 17:06 - Liliana Mamo Ranzino   [suoi interventi e commenti]

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Dalla raccolta di poesie Albe e tramonti splendenti del 2014

ALBE E TRAMONTI SPLENDENTI

L'animo mio
si bea
nell'osservare l'alba
tra svettanti pini e tramonti
tra le annose querce.
Albe e tramonti splendenti,
due miracoli del giorno.
Ed è così
che un gran desio
mi assale ...
perché vorrei essere
un pittore,
per poter immortalare
due mistici momenti, ma
mi accontento di ammirarli,
poterli trasmettere
coi miei semplici versi.
Albe e tramonti splendenti,
due momenti
con cui il Creatore
ha donato due spettacoli
da godere all'uomo
Sua divina creatura,
dimostrando
tutto il Suo grande amore.

 

UN CUORE SMARRITO

Il mio piccolo, grande, immenso
amore
si è smarrito nell'intrigato
groviglio della vita.
Impavida ho saputo
affrontare le belve feroci e le iene
che l'affollavano,
armata da quel gran coraggio
che solo Dio mi ha sempre
saputo infondere.
Così, da questa impari lotta
ne sono uscita
fisicamente stremata,
ma corroborata nello spirito
e… appagata
ho osannato Dio
sventolando la mia vittoria.

            Liliana Mamo Ranzino


Le due poesie sono state, inoltre, inserite in “Contributi per la Storia della Letteratura Italiana – Il secondo Novecento”, Volume IV - Seconda edizione, Guido Miano Editore, Milano, 2015.

 

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ANGOSCIA E SPERANZA DI REDENZIONE
NELLA POESIA DI LILIANA MAMO RANZINO

 

Spirito profondamente religioso, Liliana Mamo Ranzino è presente in vari repertori letterari, compresa la quarta edizione del Dizionario autori italiani contemporanei (2006) e l'opera Poeti italiani scelti di livello europeo (2012). Esprime nei suoi libri di versi, Cuore di madre cuore di donna (1995), Briciole di vita (1999), Raggi di luce (2002), Quel che resta (2004), Eterna contemplazione (2005), il contrasto tra lo strazio che l'attanaglia per la perdita di un figlio amatissimo e l'amore per la vita, splendido dono di Dio; l'angoscia per il dolore e la miseria del mondo e la fiducia in un'alba infiniita di redenzione e di gioia. Successive sono le raccolte di poesie: Dolci melodie del cuore (2008), Albe e Tramonti Splendenti e Dalla Fede alla poesia, apparse entrambe nel 2014.

Ecco che ella può cantare: "Diverse le meraviglie del Creato / che mi circondano in questo / vetusto ameno luogo: / il verde intenso dell'odorosa / mentuccia / e quello più chiaro / dell'allegra citronella / il delicato profumo del candido / gelsomino appena sbocciato / all'alba / e i gerani dei variopinti fiori ...." (Eterna contemplazione).

La sua preghiera si leva alta a Dio, Padre di tutte le creature ("... so che Tu mi ami, / mi sei sempre accanto ...", Mi basta la Tua Grazia), il quale assiste e sorregge i suoi figli e dà loro la forza di seguitare sulla strada da Lui assegnata: ''Nel silenzio e nella preghiera / trovo il vero senso della vita / Nella mia solitudine / non sono sola, / accanto a me c'è Dio / col quale dialogo / ..." (Tra natura e preghiera).

Ma se è vero che per la nostra poetessa "... Col silenzio è calato il sipario / nello scenario della nostra vita / piena d'amore, prima, di gioia e serenità ..." il presente è fatto soltanto di memorie ("Il muro del silenzio ha devastato / il nostro grande amore", Il muro del silenzio in Raggi di luce), è pur vero che ella non è del tutto dimentica dei beni terreni e delle attese dell'esistenza, se può direi che "il futuro appartiene a tutti" (Il rumore dei ricordi) e soggiungere: "I colori dei miei versi / somigliano a quelli dell'arcobaleno / che annuncia il sereno / dopo una furiosa tempesta .... " (I colori dei miei versi); ed ancora: "Sono figlia del vento / di quel vento / che mi fece venire al mondo / come lo zeffiro di primavera: / piena di vita, di gioia, d'amore / ...." (Figlia del vento); "Quando vedo una cosa bella / mi fermo e la guardo. / Così mi sono fermata / a guardare i tuoi occhi / che mi han fatto innamorare / ... " (Quando in Eterna contemplazione).

Né Liliana Mamo Ranzino è insensibile alle bellezze della natura, dal momento che troviamo in un suo componimento, Umbria, questi versi: "... Tu, Umbria, sei tutto uno splendore / uno smeraldo prezioso / ..." e in un'altra, intitolata Tramonto fiorentino, un incipit che così suona: "Sole di questo tramonto fiorentino / che prepotentemente ti imponi / alla mia attenzione .... / Con la tua palla infuocata / sapessi quanta speranza / dai al mio freddo cuore. / Col tuo persistente bagliore ...".

La perdita della persona amata l'ha pertanto ferita e l'ha martoriata nel profondo, senza tuttavia toglierle la fede nel Trascendente: "Tu, o mio Gesù, / ancora una volta / mi hai voluto dimostrare / quanto grande è il Tuo amore / per me ...", Sguardo misericordioso in Eterna contemplazione come le due citazioni precedenti; "... Riesco ad entrare in contatto con Dio / attraverso la preghiera. / E Lui, l'Onnipotente, m'ascolta / e mi plasma lentamente l'anima che, / grata per il dono ricevuto, / rinnova il suo atto di Fede", Atto di fede. Ma soprattutto ha offerto alla Mamo Ranzino lo sprone a trovare nella poesia una linfa vitale di cui nutrirsi, che le ha consentito di esprimere i suoi sentimenti con semplicità e purezza di voce, come avviene in questa Preghiera alla Madonna, dettata da intensa e fidente spiritualità, che appare nella raccolta Raggi di luce, e di cui intendiamo riportare almeno la prima parte a conclusione della nostra analisi: "Oh stella del mattino / che fulgida splendi in cielo / guida il mio faticoso cammino, / sorreggimi nella mia difficile giornata / dalla sveglia mattutina / alla preghiera vespertina ...".

Non è difficile rilevare che nelle sillogi di Liliana Mamo Ranzino siamo in presenza di testi di autentica poesia, animati da pacate e pacificate parole.

                                                                                                                                                                                                        Elio Andriuoli

 

La poesia per Liliana Mano Ranzino ha quasi una funzione sacrale, poiché, così come presso gli antichi, essa spesso facilita il suo rapporto con Dio, che viene poeticamente pregato e invocato come fautore di serenità e gioia, stati d'animo positivi che maggiormente bisogna avvalorare poiché sublimazione di un'enorme sofferenza: la perdita del figlio. Così nella serenità che Dio sa offrire i percossi della vita perdono la durezza che talvolta essi hanno ed acquistano quella levità esistenziale che trovano nella semplicità e nella pregnanza della parola il loro migliore mezzo di espressione: "Il mio piccolo, immenso / amore / si è smarrito nell'intrigato / groviglio della giungla / della vita. / .... Così, da questa impari lotta / ne sono uscita / corroborata nello spirito / e appagata / ho osannato Dio ..." (Un cuore smarrito, dalla silloge Ricominciare pubblicata in "Alcyone 2000 - Quaderni di poesia e di studi letterari", n° 4, 2012). I suoni duri e stridenti di alcune parole (smarrito, intrigato, groviglio), acuiscono il senso di smarrimento che la metafora della giungla esprime, cosi come le doppie (corroborata, appagata, osannato) tendono a rimarcare la forza vivificante della fede. Rilevanti sono anche i morfemi glio e gla delle parole groviglio e giungla che creano una consonanza interna nel settenario. La poetessa però non si ferma a considerare il suo io, i suoi problemi, ma sa volgere lo sguardo attorno a sé e guardare il mondo con le sue sofferenze, con i suoi intrighi ed auspicare per esso pace ed amore, convinta che la poesia nella sua sacralità, può facilitare anche la pacificazione dell'umanità. Ad esprimere l'intensità del desiderio di pace nella lirica Vorrei concorrono l'anafora del condizionale vorrei e la presenza di epifore quali girotondo e mondo, che rimano anche tra di loro, oltreché le consonanze o meglio quasi rime: amare / amore e le assonanze: uomini / amici: "Vorrei che il mondo / si trasformasse in un immenso girotondo. / ... / Vorrei che il mondo / fosse un gran girotondo / dove tutti i popoli della terra / gridassero: "abbasso la guerra". / Vorrei che i poeti / con l'arma dei loro versi / pieni di umanità e d'amore / volgessero alla pace ogni uomo ... " (dalla silloge Ricominciare).

Anche nella lirica Il treno della speranza la poetessa guarda l'umanità nella pluralità delle sue attese, speranze, sottolineando alla [me il valore assoluto della pace, condicio sine qua non ogni altra aspirazione perde consistenza: "Tutti i treni della speranza / sono importanti. / Ognuno ha una grande attesa: / attesa d'incontro / attesa di guarigione / attesa di sistemazione. / Ma, il treno che ha un'importanza / principale è quello della Pace / perché il treno della speranza / per tutti gli uomini della terra ... " (da Eterna contemplazione, 2005). Anche in questa lirica la metafora del treno e l'anafora della parola attesa sottolineano la molteplicità delle aspirazioni.

L'amore verso Dio induce la poetessa ad ammirare e cantare in versi la bellezza della natura: "Diverse le meraviglie del creato / ... / il verde intenso dell'odorosa / mentuccia / … / il delicato profumo del candido / gelsomino .... / E in questa silente contemplazione / il mio pensiero è sempre per te / che non ci sei più, / ma che godi della più bella / delle contemplazioni, quella / di Co lui che di tutte le bellezze / del Creato ne è il Fattore." (Eterna contemplazione). Qui il linguaggio s'innalza, troviamo aggettivi come vetusto, ameno, silente, ma nella visione della bella ed odorosa natura, il pensiero ritorna al figlio e a rimarcare la differenza tra l'indicibile divino e l'entusiasmante terreno è la rima baciata ... bella / ... quella.

Non mancano comunque i versi un po' malinconici, legati al ricordo, come in Ritornare bambina, dove i numerosi enjambement evidenziano il ritorno pausato e malinconico del passato, pur nella consapevolezza di averlo vissuto felice: "... ed è così che io spesso / mi beo di fare un tuffo / nel passato per ritornare / ad essere una bambina /" (da Eterna contemplazione), o come nella lirica I miei pensieri dove la persistenza della suddetta figura diventa rivelatrice dello stesso stato d'animo e dove la metafora pensieri-bolle di sapone evidenzia il carattere illusorio, seppure differente dei sogni che la poetessa continua ad alimentare ora, come quando era bambina: "I miei pensieri erano / bolle di sapone iridescenti / che salivano ... / Oggi ... / fanno fatica / ad elevarsi come allora. / E in me rimane la fragile illusione ..." (da Raggi di luce).

Le caratteristiche formali sinora evidenziate, attraverso l'esemplificazione proposta, caratterizzano la produzione poetica, edita ed inedita di Liliana Mamo Ranzino che, dunque, merita un posto di rilievo nel panorama letterario italiano non solo per l'ideologia propositrice di valori etico-morali impregnati di cristianità, ma anche per il suo stile, caratterizzato da chiarezza, pregnanza lessicale e di adeguato ricorso nella libera versificazione a figure retoriche e rime che servono ad avvalorare i temi proposti.

                                                                                                                                                                                                         Francesca Luzzio