L'immigrazione e i suoi pericoli

Ritratto di Angelo Sciortino

7 Giugno 2015, 15:02 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Né l'Italia né l'Europa hanno dimostrato, fino a oggi, grande intelligenza del fenomeno emigrazione e di quelli che gli fanno da corollario.

L'Italia crede che di fronte alla continua invasione non ci si deve mostrare razzisti e rimane quasi inerte, fomentando quasi un odio razziale da parte di coloro che mai si sarebbero sognato di essere razzisti, ma che lo sono diventati quasi per difendere la loro cultura, quando non la stessa loro vita.

Questi razzisti, frutto della nostra cattiva politica e del malaffare con cui si governa il fenomeno, non hanno un giudizio negativo del colore della pelle o della povertà di questi poveri migranti, spesso in fuga per la vita, ma del fatto che il Governo e lo Stato in genere non sanno imporre il rispetto delle civili norme di convivenza. Inconsciamente sanno che questo rispetto delle regole non hanno saputo imporlo agli stessi Italiani, che per fortuna ancora in gran numero vi si attengono per l'educazione ricevuta fin da piccoli, ma che comincia a traballare, quando si rendono conto che i primi a non rispettare tali norme sono proprio coloro che prima le hanno approvate e adesso le calpestano, com'è accaduto a Roma, a Milano o a Venezia, dove gli episodi di delinquenza politica e burocratica hanno portato a numerosi arresti anche di politici di spicco. Questa osservazione li fa considerare come orfani della politica, che dovrebbe essere l'arte di fare il bene del popolo, e li fa sentire come privi di un riferimento politico, spingendoli per adesso a protestare, ma presto si sentiranno in diritto di difendersi da se stessi.

Quando ciò accadrà – e non ci vorrà molto tempo – lo Stato italiano sarà soltanto un fantasma e l'anarchia regnerà sovrana in Italia.

Di contro, l'Europa, incapace di vedere in questo fenomeno dell'immigrazione un pericolo per se stessa, pensa ancora come nell'Ottocento e rimane legata ai suoi interessi nazionalistici. Non è capace, in questo particolare momento, di mostrare quell'unità politica, che ne farebbe una forza da rispettare. L'Europa, in poche parole, è in questo momento un'imbelle Italia un po' più grande.

Attaccata ai piccoli interessi economici, sta indebolendosi, cercando di riequilibrare i singoli debiti pubblici, non accorgendosi che in questo modo ottiene un equilibrio verso il basso, perché la sua insana politica ha distrutto e ancora distrugge ricchezza e posti di lavoro.

Così facendo, la stessa immigrazione sarà destinata a diventare soltanto una ulteriore destabilizzazione sociale, ma finirà anche con il funzionare da acceleratore della crisi europea, con il Continente culla della civiltà trasformato in un cartello commerciale, incapace di crescere, perché sempre più oberato di imposte altissime, che ne minano la forza economica.

Sono convinto che, se nei prossimi mesi – e non anni – l'Italia e l'Europa rimarranno ancora all'attuale esempio di politica indecisa, senza strategia e senza volontà unitaria, per esse non si prepara un grande futuro, anzi, per esse non vi sarà più un futuro e l'Europa sarà solamente un'appendice del Continente asiatico. Già gli investimenti cinesi in Europa e in Italia ne sono il primo segno allarmante.

Tornerà la ragione in Italia e in Europa? Ne dubito.