Jacopo/Giacomo - Duca/Lo Duca/Del Duca

Ritratto di Salvatore Culotta

25 Giugno 2015, 17:33 - Salvatore Culotta   [suoi interventi e commenti]

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Vita e opere di Jacopo Lo Duca, “Cefalutano fuori le mura”
Architettore del popolo cefaludese

 

Per parlare di Jacopo Del Duca non c’è inizio migliore e illuminante di quanto detto dal prof. Steno Vazzana in una intervista del 1994, contenuta nel documentario “Una città, un uomo” di Giuseppe Maggiore:

"D. – Del suo libro Cefalù fuori le mura è stato scritto “ Una testimonianza d’amore che la cultura rende più consapevole”, ma i cefaludesi sono consapevoli della loro cultura, sono consapevoli del loro patrimonio?
R.-  Non so se sono consapevoli, probabilmente poco. In effetti, certo, godono di vivere in mezzo a monumenti di questo tipo ( il Duomo ). Certo, li amano anche, ma la  consapevolezza culturale è qualcosa di più profondo,che poi si realizza e si trasforma in un amore attivo.
 Ci sono due Cefalù, come due Assisi, due Todi. Tutte le città antiche grandi o piccine hanno due personalità. L'una è negli uomini, l'altra nelle cose. La prima, sbiadita o marcata, è variabile nel tempo, subisce modifiche lente o repentine dalle circostanze, ma quasi sempre entro modesti limiti, perché essa tende alla propria conservazione caratteriologica, vive tenace e talora segreta nelle pieghe del temperamento e della mentalità, nelle quali agli estranei non è sempre lecito e possibile penetrare, costituisce insomma il substrato dell'ethos cittadino, che distingue una città nell'ambito del circondario o della regione. L'altra personalità, più aperta e praticamente senza limiti di spazio e di tempo, ha una fisionomia ben definita o storicamente o artisticamente o anche panoramicamente, una fisionomia in effetti senza possibilità di modifiche, per cui questa e questa sola finisce con essere la personalità universalmente riconosciuta, quella con la quale una città si iscrive, ben al di là della sua regione, nella grande anagrafe del mondo con diritto di cittadinanza universale.”
D.- Professor Vazzana ci spieghi meglio : “ Cefalù fuori le mura” perché questo titolo ? c’è una Cefalù che si è sviluppata all’interno delle mura, c’è una Cefalù che va fuori, che tende verso l’esterno, verso il resto del mondo 
R.- Sì, ecco, dicendo Cefalù fuori le mura ho inteso parlare delle cose di Cefalù che sono patrimonio universale , di tutte le nazioni. Mentre esiste una Cefalù dentro le mura, quella che io chiamo Cefalù del corso , cioè la vita paesana, le compagnie, i luoghi di ritrovo. Ma qui io parlo, viceversa, delle cose che vanno al di là del limite di Cefalù. Quindi “Cefalù fuori le mura” significa quel che di Cefalù è patrimonio di tutto il mondo.”
E, riferendoci alle persone, si può dire che “Cefalutani fuori le mura” ne abbiamo pochi: uno, nella sua umile grandezza, è proprio Steno Vazzana, l’altro è Jacopo del Duca “Architettore del popolo romano”, come fu definito dal suo primo biografo G. Baglione e poi da E. Lavagnino in un saggio del 1930, ed anche lui è privo della boria esibita da tante mezze calzette , “ io me vergogno a dire che sono qualche cosa, et sono niente et non so niente ma quel poco che sono tenuto, et la conoscenza cho in Roma, lho per avere stato lombra de Missere”. ( e il Missere è Michelangelo Buonarroti)
 

Porta Pia - Roma                                                                     Stemma dei Medici                                                Mascherone centrale

L’importanza di Jacopo del Duca nel panorama della scultura e dell’architettura del ‘500 è un fatto acquisito grazie ai diversi e qualificati studi fatti ( v. bibliografia ); primi ad occuparsene, ma in ambito locale, furono proprio Steno Vazzana e Giovanni  Cavallaro nel 1947.
Un breve accenno sulle varie versioni del suo nome e cognome: sembra assodato che la famiglia si chiamasse in  origine soltanto Duca, cui fu poi aggiunto il “Lo” che a sua volta divenne “Del” in quel di Roma, così anche da Jacopo si passò a Giacomo. Ma tutto questo poco importa di fronte alla realtà e alla statura del personaggio, e in ogni caso alla genealogia della famiglia sono state dedicate scrupolose ricerche da Nico Marino, A. Palazzolo, E. Tarmati il quale ultimo ha compilato il completo albero genealogico da Manuele Comneno ( 955 d.c. ) a Bernardina  morta nel 1826 . Della famiglia Duca c’è anche da dire che furono proprietari dell’attuale Castello Bordonaro, ed il loro stemma è sul portale con l’iscrizione “ Antoninus Duca/ Canonicus [pa] / Normitanus Cephaludensis / Aedificavit…”. 

 

     Tabernacolo Farnese  ( Napoli, Museo Capodimonte)                                  Orazione nell'orto                                                                     Caduta sotto la Croce
Della vita di Jacopo Lo Duca – come piace a me chiamarlo – non si sa certo tutto ma abbastanza : nacque certo a Cefalù nel 1520 ( data più accreditata ) e si può pensare sia nato in quella casa che si trova al n° 15 della via che ai Lo Duca fu intitolata; ma della strada si parlerà più in là. Era nipote del sacerdote Antonio Lo Duca – famoso di suo per altre vicende -  e che si rivelò parentela importantissima per l’avvenire di Jacopo. Sembra, tra chi dice sì e chi dice no, che da giovane abbia lavorato nella bottega dei Gagini “ che allora popolavano di statue e rilievi le chiese di tutta la Sicilia” ( Lavagnino). Il momento decisivo della sua vita avvenne nell’estate del 1539 quando, come tanti più o meno della sua età devono fare ancora oggi, si trasferì a Roma, e qui entra nel gioco lo zio Antonio perché una raccomandazione fa sempre comodo, e lo zio era ben introdotto nell’ambiente romano ed è nota la sua frequentazione con Michelangelo, da cui Jacopo approdò dopo un breve passaggio nella bottega di Raffaello da Montelupo.

 Tomba Savelli -S. Giovanni in Laterano                                           Busto di Elena Savelli                                                                        Cristo Giudice

Porta S. Giovanni - Roma

Cominciò come scultore e solo in un secondo momento passò all’architettura. Le sue vicende artistiche, le sue opere sono ormai quasi del tutto individuate ( v. cronologia del Benedetti ). Torniamo all’uomo, vi sono alcuni indizi per scoprirne il carattere : aveva un “temperamento pieno di impeto e di fuoco” – si sa di una lite a suon di pugni con un certo Paolo de Gradis nel 1573 cui seguì comunque una rappacificazione – e si sa anche che fu buttato fuori dalla Confraternita dei Fornari per “aver detto tanto male per la Compagnia… che non si pol di peggio”.

                     S. Maria di Loreto - Roma                                                    La Lanterna                                                                              Lo spazio tra le due calotte

                   S. Maria in Trivio - Roma                                              Interno lato ingresso                                                                                             Il cortile
Al pari di Michelangelo sappiamo che “nella poesia aveva gran genio e belle ottave sentenziose alla siciliana componeva”. Mentre componeva poesie, scolpiva e progettava edifici e giardini ebbe il tempo di sposarsi, ma fu in ciò sfortunato – anzi veramente sfortunate furono le prime due mogli morte una dopo l’altra; sopravvisse la terza dalla quale ebbe numerosi figli, d’altronde tutta la famiglia Lo Duca era prolifica e in buona parte dedita all’arte. 

                                     Orti farnesiani, il muro di cinta                                                                    Il Ninfeo                                                                   Le terrazze

                 Cappella Mattei, Chiesa dell' Aracoeli                                     La parete dell'altare                                                                  Giardino Grande a Caprarola

Il soggiorno romano finisce nel 1589 quando viene espulso dalla confraternita di Santa Maria di Loreto forse per rivalità artistiche e si trasferisce a Messina dove riveste la carica di Ingegnere capo della città. Ormai più che settantenne, tra un progetto e l’altro si trova a scrivere “L’Arte dell’edificare”, unica sua opera letteraria pervenutaci, oggi trascritta e commentata dalla Prof.sa F. Paolino. 

                     S. Giovanni di Malta - Messina                                                          Lo spazio interno                                                                           Veduta d'angolo

Una vera iella furono terremoti e bombardamenti di Messina che causarono il crollo di importanti opere delduchesche. E a Messina Jacopo muore : “17 Gennaio 1600 morsi Jacopo del Duca ingegneri della città, fu sepolto nella chiesa di Santo Francisco di Paola” ( Archivio Parrocchiale di S. Giuliano – ME ). L’importanza del suo lavoro è ormai acclarata e , credetemi sulla parola o leggetevi le opere indicate nella bibliografia,  fu un grande Architetto, colui che traghettò l’architettura dal Rinascimento al Barocco :

“Con la riscoperta e la definizione dell'opera del siciliano Giacomo Del Duca, la storia dell'architettura del cinquecento italiano recupera e si arricchisce di una particolare presenza. Legato a Michelangelo, di cui come scultore fu allievo diretto, egli maturò come architetto soltanto dopo la sua morte. La condizione di autonoma crescita disciplinare garantì all’ infuocato scolaro di operare una particolare rilettura-sviluppo di alcune delle indicazioni più stimolanti del grande fiorentino; in presenza di un ambiente culturale — quello romano tra il 1564 e il 1590 — particolarmente restio ad avventurarsi lungo le « perigliose » indicazioni buonarrottiane. L'essere uscito a livello di esperienza vitale, da una provincia italiana tra le meno toccate dagli svolgimenti dell'architettura del cinquecento lo lasciò ricco di spiriti ed umori originari: e poco sensibile all'inibito — ancorché carico di « ragioni » culturali — dibattito architettonico romano post-michelangiolesco. Di qui il particolarissimo timbro dell'esperienza delduchesca; singolare espressione architettonica di una vis popolare violenta e genuina. Di qui la sua condizione di quasi solitario testimone di una spiritualità e di un animus, che invece in letteratura — attraverso il Ruzzante, il Folengo ed altri — ebbe modo di dispiegarsi con notevole efficacia ed estensione. L'originarietà e la forza del timbro spirituale popolareggiante garantirono a Del Duca sia lo spazio per una autonoma avventura lungo il tormentato panorama buonarrottiano, che la possibilità di un'autentica caratterizzazione: cose che ne fecero anche singolare presenza personale nel panorama italiano del secondo cinquecento architettonico.” ( S. Benedetti )

A Cefalù che di Jacopo Lo Duca non ha nemmeno le ossa su cui depositare una corona di fiori si annoverano un Tabernacolo ( forse quello realizzato per Filippo II di Spagna), bruciato in un incendio nel 1809 ; Il Convento di San Domenico e il portale della annessa chiesa della SS. Trinità; La “Dormitio Virginis” sul basamento della statua della Madonna scolpita da A. Gagini. Secondo G. Fazio (v. bibliografia) un attento esame, soprattutto stilistico, delle suddette opere fa escludere che siano di Jacopo Lo Duca, mancando anche riferimenti documentari, ma questo parere non sembra suffragato da prove decisive, né d’altro canto mi è stato possibile trovare studi che ne dimostrino una sicura attribuzione. 
 
 Portale della SS. Trinità - Cefalù                                                   Dormitio Virginis                                                                               Stemma dei Lo Duca - Castello Bordonaro
 
Tutto ciò  premesso, e in fondo è poca roba, sarebbe – anzi è – doveroso che questo paese – Cefalù – che vide nascere e crescere questo “Cefalutano fuori le mura” lo ricordi con qualcosa di più di una targhetta all’angolo della via ( peraltro dovuta al per ciò meritorio Rotary Club ) ; è già importante che gli sia stata intitolata una scuola che lo ha, anni addietro, ricordato con una serie di lavori coordinati dal Prof. Giuseppe Forte, ma ci vuole molto altro ancora: anzitutto la consapevolezza e l’orgoglio di averlo visto nascere e crescere e giocare nelle nostre strade e poi, conseguentemente, quantomeno una grande mostra di livello nazionale ( per inciso: sono questi gli eventi che si dovrebbero portare avanti), un ciclo di giornate di studio  e poi qualcosa di ancor più duraturo come, ad es., una installazione in quel sia pur  piccolo slargo esistente proprio nella via Lo Duca unitamente ad una qualsivoglia sottolineatura della sua casa natia. Cefalù ha dato i natali a Jacopo del Duca, e questo è un notevole tassello nella identità del paese.
Planimetria della via Lo Duca
                      Targhe della via Lo Duca                                                                 Casa Lo Duca                                                                                      Spazio libero
 
CRONOLOGIA  delle opere di sicura attribuzione :
1562-65;  Mascherone e stemma di Porta Pia 
1564-68;  Tabernacolo Farnese
1566;       Progetto per la Tomba di Paolo IV in S. Pietro
1568;       Lavori nella Cappella degli Svizzeri in Vaticano : stemma, opere in pietra
1570;       Tomba Savelli  in S. Giovanni in Laterano
1573-74; Porta S. Giovanni a Roma
1573-77; 1)S. Maria di Loreto: cupole, campanile e conclusione delle facciate basse laterali.  2)Progetto per un Tabernacolo per Filippo II (non concluso)
1573-75; Complesso di S. Maria in Trivio
1575-77; Recinto della Colonna Traiana
1575-83; Lavori per il Popolo Romano
1576;    Orti Farnesiani: muro di cinta
1582;    1)Palazzo Cornaro a Roma  2) Presbiterio nella Parrocchiale di Campagnano: Coro, Soffitto 3)Restauri di S. Maria Imperatrice a Roma (distrutti)
1582-85; 1)Giardino Segreto a Bracciano 2)Portali nel castello di Bracciano 3)Lavori ad Anguillara, Campagnano e nel Ducato di Bracciano
1584-86; 1)Giardino Grande a Caprarola 2)Cantine e Piazza avanti il Palazzo Farnese di Caprarola 3)Palazzo Restituti a Caprarola
1585 c.; Ristrutturazione della chiesa dei SS. Quirico e Giulitta (perduta)
1586 c.; 1)Villa Mattei (quasi del tutto perduta) 2)Sistemazione dei giardini nel Palazzo Rivaldi (ex Giardino del Card. Pio)
1586-87; 1) Cappella Mattei in Aracoeli 2) Villa Strozzi a Monte Mario ( ampiamente trasformata e distrutta)
1592-1604; Tribuna per la Chiesa di S. Giovanni di Malta, a Messina
1599;    1)Prospetto a mare del Palazzo Senatorio, sul Porto di Messina (perduto) 2)Cappella del SS. Sacramento e di S. Placido nel Duomo di Messina
 
BIBLIOGRAFIA   ( altre bibliografie più dettagliate si trovano all’interno delle  singole opere qui citate) :
Sandro Benedetti , Giacomo del Duca e l’architettura del Cinquecento , Officina Edizioni 1972
Pasquale Rotondi , Jacopo Del Duca scultore  ,  Urbinum -  Organo della R. Accademia Raffaello, luglio-agosto 1945
Francesca Paolino, Giacomo del Duca- Le opere siciliane, Società messinese di Storia Patria, Messina 1990
Dario Puntieri , Influenze michelangiolesche nella certosa di Serra San Bruno, pubblicato su           SAMGHA6 – 8 febbraio 2013
Steno Vazzana, Iacopo Del Duca Architettore del Popolo Romano , Kefa-Bollettino della S.A.C.S. n°3/4    del 1947
                          Ripreso e riveduto in seguito in “Cefalù fuori le mura”, Edizioni dell’Arnia - Roma 1981
Giovanni Cavallaro,  Altri membri illustri della famiglia Duca, Kefa-Bollettino della S.A.C.S. n°3/4 del 1947 
                                 Jacopo del Duca , L’ORA  n° 67 del 18.03.1932
Antonino Palazzolo, Iacopo Del Duca Ingegnere Regio a Messina, Corriere delle Madonie  Anno XXVIII n°18 del31-10-1991
                                   I Lo Duca di Cefalù, Corriere delle Madonie, Anno XXXV nn. 10/11 Dicembre 1998
                                  Iacopo Lo Duca : Chi era costui?, pubblicato su  www.bitnick.it  -  ottobre 2000
Rosa Brancato, I luoghi conventuali di Cefalù intra moenia, Medina- Materiali  1986
Giuseppe Fazio, Jacopo mio garzone, Valdinoto – Rivista della Società Calatina di Storia Patria e Cultura, Dicembre 2006 / n. 2, pp. 39-68
G. Baglione,    Le vite de’ Pittori, Scultori et Architetti dal 1572 al 1642 (Roma 1642) 
Nico Marino,  Altre note di Storia cefaludese,   Corriere delle Madonie n° 3 Ottobre 2001
 
 
Murale eseguito dagli studenti dell'Istituto "Jacopo del Duca" nel 1995
 
Come appendice a quanto precede  si può dire che se finora non si è sentito il rumore di Antonio Lo Duca che si rivolta nella tomba è sol perché Roma – dove è sepolto- è abbastanza lontana. 
Questa apparentemente gratuita frase trova la sua ragion d’essere in due precedenti interventi :
 
Ultima nota:
1) La città di San Giovanni Valdarno è uno dei maggiori centri del Valdarno sviluppatosi lungo la strada di grande comunicazione Arezzo-Firenze. Quì, il 21 dicembre 1401 nacque Masaccio, l'artista innovatore della pittura rinascimentale. In Corso Italia è possibile visitare, in occasione di esposizioni, la sua casa natale. 
2) Vinci con Museo Leonardiano, biblioteca leopardiana casa natale di Leonardo manifestazioni varie.
3) La casa natale di Vincent Van Gogh a Zundert  è ancora visibile e tangibile.Il luogo esatto della sua casa natale ora possibile visitare il Vincent van Gogh House. Immaginatevi attraverso la acustico digitale e l'esperienza di visualizzazione nel salotto della famiglia Van Gogh.