Il "PORTO" e le mareggiate da scirocco

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26 Agosto 2015, 09:38 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Propedeutico all’imprescindibile certificazione dell’ovvio della Capitaneria di Porto di Palermo fu il parere del Genio Civile OO. MM. sulla necessità di “realizzare opportune opere di protezione da mareggiate generate in direzione NE-E-SE”.

Prima di rilasciare tale parere il Genio Civile OO.MM eseguì un sopralluogo congiunto con l’Ufficio Locale Marittimo di Cefalù.
Essendo ben noto, persino al Genio Civile e sin dal 1963, che il “porto” di Prissuliana doveva essere messo in sicurezza, quel sopralluogo non si sarebbe dovuto effettuare.
Quel sopralluogo non sarebbe stato necessario.
Non sarebbe dovuto servire.
Ed, invece, servì.
Per consegnare agli atti ufficiali la più grossa corbelleria, che si stata, mai, scritta e che si possa scrivere sullo specchio acqueo di Prissuliana.
Quella, secondo la quale vi sia la necessità di proteggerlo, anche, dalle mareggiate generate in direzione SE, che altre non sono, o non sarebbero, se non le mareggiare da scirocco.

Sì è vero: lo scirocco a Prissuliana spira.
E come se spira.
Scende, giù, dalla vallata del Sant’Oliva.
Non proviene dal largo.
Perciò, anche quando è violentissimo, non riesce a provocare mareggiate.
Troppo modesta per ingenerare un moto ondoso significativo è la distanza tra il bagnasciuga della baia di Prissuliana, le banchine del martello centrale e la diga foranea.

In caso di scirocco, il mare di Prissuliana si increspa, schiumeggia, ribolle.
“Scumia, ugghi”, come dicono gli uomini di mare di Cefalù.
E Basta.
Per proteggere il porto ed evitare che le barche ormeggiate siano disancorate e scaraventate contro le banchine il rimedio è uno solo: accorciarne le cime e rinforzarne gli ormeggi.
Altro non si può fare.
Non solo a Prissuliana, però.
Altro non si può fare in tutti gli altri porti che hanno il bacino con la sua stessa dislocazione e la sua stessa esposizione rispetto alla rosa dei venti.
In tutti i porti nei quali lo scirocco spira da terra e non dal largo.

Se poi si volesse, veramente, proteggere lo specchio acqueo di Prissuliana, anche, dalle raffiche di scirocco una sola sarebbe l’opera da realizzare.
Un muro.
Non troppo alto.
Basterebbero una trentina di metri.
E, neanche, troppo lungo.
Basterebbe che dalla parete della rocca arrivasse all’isolotto.

Quel muro per Prissuliana e per il suo “porto” sarebbe un autentico toccasana.
Per le chiazze gialle.

Quelle del polline, che, proprio, lo scirocco strappa ai fiori di acacia e di pino, per depositarlo a mare.
Soprattutto a maggio.
Quelle chiazze che, soprattutto a maggio, fanno gridare al mare inquinato.
Oppure no?

Di seguito il parere del Genio Civile OO.MM. del 18 settembre 2002 


(continua)

Saro Di Paola, 26 agosto 2015

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