PalaTricoli: abbiamo di che piangere

Ritratto di Saro Di Paola

18 Ottobre 2015, 08:10 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Il 31 gennaio scorso (http://www.qualecefalu.it/node/16193), dopo che, il giorno avanti, ero stato il primo (http://www.qualecefalu.it/node/16184) a pubblicare le immagini del Palatricoli con i pannelli della copertura divelti dalle raffiche di scirocco, ho scritto che il danno era stato molto più grave di quello, che si era verificato il 30 gennaio 2014.
Esattamente, un anno prima.

Il danno era molto più grave perché lo scirocco, oltre alle lastre in rame della falda immersa a Nord, che erano state sostituite nel 2014,

           

ne aveva divelto altre della stessa falda ed altre ancora della falda opposta.
Quella immersa a Sud. 

           

Il tutto a riprova del fatto che la tipologia del manto di copertura impiegato non è idonea.
Non è in grado di resistere alle raffiche di vento.
Come, invece, dovrebbe resistere.
Il tutto a riprova della necessità che quel manto in lastre di rame sarebbe dovuto, e dovrebbe, essere rimosso e sostituito.
Integralmente.
Su tutta la superficie delle falde.
Con un manto di tipologia diversa.
Per qualità e per sistema di fissaggio alle travi della struttura lignea su cui sono ordite le lastre del tegumento esistente.

In quello stesso scritto del 31 gennaio scorso, ho aggiunto che, senza un intervento radicale, dopo le lastre della copertura, il primo a “saltare” sarebbe stato il parquet.

Perciò, quanto detto sulle condizioni del parquet da Stefano Castiglia, presidente della società sportiva Real Cefalù, non ha destato in me meraviglia alcuna.

A meravigliarmi, e tantissimo, è il fatto che, dopo oltre nove mesi dal 31 gennaio 2015, si sia, ancora, nel tempo di lanciare gridi di allarme.
Come quello, che, nei giorni scorsi, sono stati costretti a lanciare lo stesso Presidente Castiglia e Fabio Tricoli, fratello del compianto Marzi, cui l’impianto è stato intitolato. 
Un grido d'allarme, che ho apprezzato.
Il grido di allarme,  attraverso una televisone locale, “per un telo provvisorio in attesa dei lavori definitivi”.
Addirittura!

E le istituzioni di Cefalù, del comprensorio, della Regione e della Repubblica sino ad oggi dove sono state?
Cosa hanno fatto per dimostrare di esserci?
Troppo poco, anzi nulla, l’appello al Commissario della Provincia, che il Sindaco di Cefalù, da solo, ha lanciato con il comunicato stampa, del 17 agosto scorso (http://www.qualecefalu.it/node/17699).

Abbiamo veramente di che piangere.
Povera Cefalù, povera Sicilia, povera Italia!


Saro Di Paola, 18 ottobre 2015_

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