I risultati elettorali confrontati con la politica comunale

Ritratto di Angelo Sciortino

2 Marzo 2013, 19:28 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Forse può servire, per capire quel ch'è accaduto nel resto del Paese con le ultime elezioni, tenere conto della situazione politico-amministrativa di Cefalù.

Intanto le somiglianze: in entrambi i casi i vincitori si sono ritrovati senza maggioranza: a Cefalù il Sindaco senza una maggioranza in Consiglio e a Roma il candidato premier Bersani senza una maggioranza in Senato; in entrambi i casi, poi, sia l'uno che l'altro sono l'espressione del PD.

Adesso le differenze: a Cefalù l'opposizione berlusconiana era divisa e questo ha favorito il candidato sindaco, nelle elezioni politiche, invece, si è presentata compatta; a Cefalù, infine, c'era un candidato di rottura (Sgarbi), ma non aveva, agli occhi degli elettori, il fascino dell'innocente provocatore Grillo.

Guardando a tali somiglianze e dissomiglianze, non è da considerare peregrino o sbagliato servirsi del confronto, per cercare di capire che cosa sta accadendo e, soprattutto, che cosa possiamo aspettarci per il prossimo futuro. Se poi facciamo la premessa che i comuni sono lo specchio più aderente alla società, poiché rappresentano le istituzioni più vicine a essa e poiché vi si parla di problemi noti e palpabili per tutti gli elettori, allora non può non ammettersi che il confronto fra le due realtà, quella della Nazione e quella del Comune, dovrebbe permetterci di raggiungere lo scopo di capire.

Sappiamo bene che cosa è accaduto a Cefalù. Il neo eletto Sindaco ha ritenuto più che necessario, direi quasi indispensabile, procurarsi una maggioranza in Consiglio, raggiungendo accordi con i rappresentanti delle tre liste, che gli si erano opposte durante la sua campagna elettorale. Lo ha fatto, però, in maniera maldestra, sia perché ha spaccato i gruppi di provenienza dei suoi nuovi sostenitori e sia perché quell'accordo non è stato preventivamente reso noto ai cittadini. Esso ha fatto dubitare che l'unico suo risultato non poteva che essere un deficit di democrazia. Fatto, questo, dannosissimo per una istituzione democratica come il comune. Tale accordo, invece di rendere più veloce l'attività amministrativa, le ha fatto perdere mesi e mesi di tempo. Non dubito della buona del Sindaco, ma è innegabile che questo deficit di democrazia lo ha costretto ad affrontare quasi da solo o con pochi fedeli una situazione come quella del ventilato dissesto. Quindi, quando massima era la necessità di ascoltare altre opinioni, egli ha dovuto decidere con il solo aiuto della burocrazia comunale. Insieme hanno prodotto una contabilità, che la Corte dei Conti ha severamente bocciato. Ne è seguita una richiesta all'incolpevole Consiglio comunale di dichiarare il dissesto.

A questo punto in Consiglio è avvenuto l'insperabile: tre dei consiglieri acquisiti, resisi conto degli errori fino ad allora commessi dall'Amministrazione, se ne sono dissociati e hanno formato un loro gruppo. L'effetto è stato immediato: in Consiglio è cambiata l'atmosfera e finalmente i dibattiti hanno avuto maggiore concretezza. Soprattutto, finalmente il Consiglio ha ripreso l'esercizio della propria funzione: controllare e indirizzare.

Tutto ciò a Cefalù. A livello nazionale le cose sono un po' più difficili. Bersani non può certamente precostituirsi una maggioranza in Senato, a meno di venir meno agli impegni assunti con gli elettori e con uno dei suoi partner: Vendola. Ne segue un'impasse, che l'Italia non può permettersi in un momento di crisi nazionale e internazionale. Allora, ecco le tante parole al vento, che ormai da troppi giorni ascoltiamo nei media. Non è che manchino consigli validi, mancano politici veri, capaci di indipendenza di giudizio, di buon senso e di esperienza. Alcuni sono privi di tutt'e tre queste qualità (penso a Berlusconi), qualcun altro ha dimostrato nella campagna elettorale di non eccellere in buon senso (penso a Bersani e alle primarie del PD), un altro, infine, ha dimostrato di non avere esperienza e buon senso (penso a Grillo). In una parola, tutto quello che è accaduto a Cefalù, dove, tra l'altro, il Sindaco e la sua Giunta la maggioranza l'avevano ottenuta dagli elettori e non avevano bisogno di assicurarsene una anche in Consiglio. Sono mancate, cioè, le stesse cose che in questo momento mancano nel panorama politico nazionale. Com'è andata a finire a Cefalù è sotto gli occhi di tutti e soprattutto dei piccoli pensionati, tartassati più di un vecchio notabile dei primi del Novecento.

Finirà così anche a Roma? Non lo so, ma temo fortemente che presto rimpiangeremo il tecnico Monti e il menzognero populista Berlusconi. Come accade in questo momento a Cefalù, in cui si rimpiange l'avventata superficialità di Simona Vicari, come dimostrano i risultati elettorali a Cefalù, in cui il PD, il partito del Sindaco, ha ceduto il passo al PDL di Simona Vicari.