"Divertissement lessicale"

Ritratto di Giuseppe Maggiore

24 Novembre 2015, 15:44 - Giuseppe Maggiore   [suoi interventi e commenti]

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"DIVERTISSEMENT LESSICALE"

(testo rinvenuto nella polverosa libreria comunale di Rocca Garese al Sanio, in provincia di Scapello, a firma del compianto filologo Evaristo Casupoli di sana memoria).

Così scrive:

"...Sine Cerere et Libero friget Venus..."
(...senza Cerere e Bacco languisce Venere... - Terenzio).

"Ponendo mente al concetto che una delle forme in cui l'agnosticismo si eleva a condizione naturale di pensiero è la catarsi del concetto reale dell'essenza, mi sia consentito esprimere quanto appresso.

"La deambulatio  psicotrogena che investe il settore intellettivo, come ben nota Pelonio nella dotta esternazione espressa nel suo inimitabile Kraterius in sette tomi, quando fa dire a Lopetario rivolto ad Elettra: "...tu farnetichi con la complicità del tuo subdolo cervello...", evidenzia con estrema chiarezza uno stato di fatto virtuale che si consolida, poi, anarmonicamente, nella substanzia operandi del citato personaggio.

"Espressione analoga, questa, al pensiero di Archimede, quando scevera con forbita analisi canastinetica l'assunto secondo il quale l'anormalità irrazionale del pensiero è in netta connessione con l'insoddisfazione sessuale, intendendo per quest'ultima non la materialità d'un atto primitivo, usuale, che si perpetua in abusata situazione ripetitoria, enciclicamente enitromale, bensì l'immaginazione anartaticamente variolante che porta ad una dimensione non conflittuale, istintiva, appagante, che sfocia, poi, naturalmente, nell'ibrido stato confusionale del piacere.

"Un piacere intenso, pomerico, niblante, scamastico, soffuso di sosterzia, tribale per quanto si voglia ma sempre vigito ed ecortante, mai sollerico, al quale lo stesso Archimede ed Aristeolo, che ne fu discepolo ed estremo sostenitore, pervengono: prima inconsapevolmente, ma poi con intuizione esplicita, plerica e radicata, sino a sancire che l'estrema valenza dell'amplesso va esclusivamente ricercata nell'intensa complessità ierostante che considera la compagna, vestale dispensatrice di gioie, eccelsa panacea di ogni desire, poliedrica etera ammaliatrice, da coinvolgere  panacordicamente con ogni sollecitazione possibile e immaginabile senza limitazioni pudorali o ipocritamente moraleggianti.

"...Non calibrus adonei clamans. sed biperfecta  lectio..., declama l'arbiter Petronius subito dopo la cena con Trimalcione mentre si lancia all'inseguimento dell'efebo che deve, poi, condurlo al lupanare fra la plebaglia smarrita nella suburra di una Roma truculenta e volgare.

"E anche quando viene ricordato il motto "... brevis est gloria mundi..." si vuole intendere: "... spicciati a darti da fare perché la vita è breve e poi non potrai più oprare..." Dal che ne consegue l'abusato concetto: "...non lasciarne intentata nemmeno una, finché puoi, per non rimpiangere, poi, le occasioni perdute...".

"Alla luce di queste elevatissime considerazioni, sancite sotto l'orpello anacastico di una veridica dottrina peritoneale e non blasfema (anche in sancrito si sono trovati scritti e papiri che inneggiano a tali assiomi e pare, addirittura, secondo voci di corridoio, non provate tuttavia, che Giovanna d'Arcore, nel momento culminante dell'estremo vilipendio, abbia pur gridato: "... come mi stanno violando adesso non mi hanno violata mai!..."), si può senz'altro convenire che mai e poi mai è da obliterare l'attualità e la proficuità di un sano approccio considerato in diretto epiteliale rapporto anastigmatico con l'unica apprezzabile goduria della fisica esistenza.

"Perché i più, come assume Evaristo Paiolo d'Alessandria, esimio manutengolo di bordelli nel trascorso secolo, superano di gran lunga sempre i meno.

"Siano, dunque, aperte ed eclinermanti, le intenzioni coppiali, talché gl'incontri possano sempre durare a lungo e rivelarsi soddisfacentemente blateri  (questo non lo penso solo io, ma anche l'eminente filosofo greco Anassimandro da Tortona-Karanta).

"Qui vorrei chiudere con la squillante frase di callimachea memoria: "...quod non multat animi gestoris, nunquam feditae huiusque plantat, nec abiter domus agrat....", concetto risolutivo ed inequivocabile che sanziona con peristilia evidenza l'incipit della tauromachia maschile che si risolve nella comune chiosa espressa in puro vernacolo nostrano di irripetibile dizione.

Vale!"

Dato in questo luogo di perdizione e di peccato, alla luce stellente di un sole basofilo e ruttante, addì 13 Junio dell'anno terreno millesimo ottuagesimo nono.

                                                                                                                                                                                                    Evaristo Casupoli

 

(N.B.:  scherzo lessicale con vocaboli, tematiche, citazioni, personaggi, situazioni storicistiche e costruzioni periodali del tutto inesistenti e volutamente fasulli, scaturenti da pura fantasia, tendente a ridicolizzare certi lessici ufficiali il cui carattere ermetico ne vieta la comprensione).

Commenti

Ho letto con vivo interesse l'articolo del Maestro Maggiore, e ho apprezzato, al di là del contenuto, sempre pregnante e interessante, lo stile, improntato a una esemplare chiarezza di esposizione e tacitiana "concinnitas" dell'eloquio.