Riprendiamoci la libertà

Ritratto di Angelo Sciortino

26 Dicembre 2015, 21:04 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Voglio continuare qui le mie riflessioni cominciate ieri (http://www.qualecefalu.it/node/18567).

Nel 1789, a inizio della Rivoluzione francese, i parigini distrussero la Bastiglia, carcere reale, dove erano rinchiusi meno di dieci prigionieri e fra essi il de Sade; quasi un secolo dopo, nel maggio del 1871, essi distrussero la reggia delle Tuileries. Entrambi non esistono più e i visitatori oggi possono vedere soltanto le pietre indicanti la vecchia estensione dei muri esterni della Bastiglia e i giardini, che prima facevano parte delle Tuileries.

Nonostante le parole commosse di Karl Marx di fronte alla cosiddetta Comune parigina del 1870, i parigini e i Francesi non ottennero altro che di cambiare un re assoluto nel 1789 e un imperatore altrettanto illiberale nel 1870. Di cambiare entrambi con la peggiore delle tirannie: quella della burocrazia! Sembra che la lezione sia stata ben compresa, specialmente dopo la tirannia devastante della Russia del comunismo. Sembra, ma è soltanto un'apparenza. Non soltanto non si è appresa la lezione della storia, ma si è dato sempre più potere alla burocrazia, affidandole la gestione di uno Stato sempre più onnipotente e con sempre le mani infilate nelle tasche del contribuente.

E non soltanto si è dato alla burocrazia il potere di spendere il denaro di questo contribuente, ma le si è data pure la possibilità d'ingerirsi nelle scelte sociali e culturali dei cittadini, che ormai vivono come oppressi da questa tirannia. E più tentano di liberarsene, più rimangono schiacciati, perché credono che il vero tiranno siano i politici, che invece permettono alla burocrazia di esserlo, con il solo scopo di avere un alleato forte. Stanno per affermarsi nell'Europa Continentale, nella Russia e nei Paesi dell'America Latina le profezie di George Orwell nella sua Fattoria degli animali e nel suo 1984, che trattano un tema assai ampio: quello del potere, più burocratico che politico, che controlla e manipola i suoi sudditi.

Fagocitate le autonomie locali, i cui sindaci sono ridotti ormai a meri esecutori del potere centrale, al popolo non rimane altro che lo spirito di sopportazione o lo sfogo di lanciare contumelie contro i politici, ritenuti colpevoli di disonestà economica, spesso in combutta con i burocrati. Ecco allora la richiesta a gran voce di maggiore onestà, come se il problema fosse questo o soltanto questo e non la incapacità di questa classe politica di governare con competenza e nel rispetto della libertà dei cittadini.

Vero è che gli Italiani non hanno mai amato la libertà, ma oggi vanno scoprendo sempre più quanto sia vera la frase di Piero Calamandrei: "La libertà è come l'aria: ci si accorge quanto vale solo quando comincia a mancare". E agli Italiani questa libertà comincia a mancare, per cui cominciano a capire quanto essa vale. Capire il suo valore, però, non significa che si è in grado di riconquistarla. Così come non lo furono i parigini nel 1789 e nel 1870, anche gli Italiani corrono il rischio di abbattere un qualche simbolo del potere, ma non la riconquisteranno. Perché? Credo perché la libertà è prima di tutto Diritto e Legge, che ogni rivoluzione per essere tale sospende, per cui i cittadini si ridurrebbero al di nuovo in campo uno vale uno e non si fiderebbero più gli uni degli altri, rimanendo così deboli e ancora più inermi di fronte al potere statale, che i suoi sostenitori sa bene come aggregarli.

La situazione è quasi disperata, specialmente considerando la povertà culturale imposta. Perché allora ne parlo? Sicuramente perché sono un liberale, sono, cioè, uno che professa e propugna principi di libertà, che è la libertà di ogni uomo di essere artefice della propria fortuna; sono, per dirla con il Poeta, un uomo che dice alla libertà: “Anche quando sarai un'ombra vana, io ti seguirò”. Ecco, oggi la libertà è “un'ombra vana”, ma io non mi stancherò di seguirla e di cercare altri uomini, che facciano la stessa cosa.