Caro Scalfari, oligarchia non ci pare sia sinonimo di democrazia

Ritratto di Salvatore Ilardo

5 Ottobre 2016, 15:18 - Salvatore Ilardo   [suoi interventi e commenti]

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CARO SCALFARI, OLIGARCHIA NON CI PARE SIA SINONIMO DI DEMOCRAZIA

 

Nel suo editoriale su la Repubblica di domenica 2 ottobre, siamo rimasti un pochino sorpresi come Eugenio Scalfari abbia valutato l’intervento del Prof. Zagrebelsky  nel confronto con il P.d.C. Renzi su La7 di Mentana. Zagrebelsky avrebbe perso il match con Renzi  con 2-0. Avendo assistito a tale confronto, tale suo voto ci sembra francamente poco generoso, ma soprattutto poco obiettivo, nei confronti dell’illustre Costituzionalista. I due personaggi sono decisamente diversi per formazione, cultura, ma soprattutto per personalità. Agli slogans del Presidente del Consiglio, a cui siamo abituati, si è cercata di contrapporre una argomentazione pacata, articolata,  di carattere giuridico, filosofico, politico, sociale. Il  Professore Zagrebelsky, forse avrebbe potuto limitare tali sue ampie argomentazioni e riferimenti bibliografici , trattandosi di un dibattito televisivo, e non invece di una lezione in un’aula universitaria.  Ciò che comunque è stato evidenziato chiaramente da Zagrebelsky è che con tale riforma, vi sono grossi rischi di una deriva autoritaria a seguito di una concentrazione di potere al vertice istituzionale. La Costituzione del Centro Africa dell’imperatore  Bokassa, pare che fosse molto vicina a quella americana, e sappiamo come è finita in quel povero Paese. Le Costituzioni hanno una resa che dipende dal contesto politico in cui operano. Nel nostro caso, la legge elettorale, che dovrebbe consentire la sera delle elezioni di avere un vincitore, che possa governare per 5 lunghi anni, può essere un pericolo nel caso in cui dovessero prevalere partiti ispirati a movimenti populisti e o che dovessero facilitare il prevalere di poteri forti. Zagrebelshy menziona espressamente tali pericoli, se non ci dovessero essere adeguati contrappesi e o garanzie istituzionali. Con questa legge elettorale, le forze politiche che perdono non conteranno nulla per tutta la legislatura. Inoltre, quando si crea un grosso potere politico, questo poi finisce con il favorire divisioni al proprio interno, che renderanno  successivamente debole il Governo. Un po’ come ai tempi della DC. Zagrebelsky suggerisce pertanto che le riforme costituzionali si facciano con chi ha fiducia nell’altro, per unire, per creare convergenze più ampie. La  riforma costituzionale oggetto del referendum è conservativa e rischia “di consolidare le oligarchie”. E qui non siamo affatto d’accordo con Scalfari quando afferma nel suo editoriale, con un lungo compiaciuto excursus di riferimenti a conoscenze  classiche, che “oligarchia è sinonimo di democrazia”.

Oligarchia è considerata invece una forma di regime politico in cui il potere è detenuto da un gruppo ristretto di persone che esercita, generalmente a proprio vantaggio, un’influenza o una supremazia , attraverso il controllo delle istituzioni economiche, amministrative, culturali. Il termine oligarchia, che in greco significa «governo dei pochi», ha tanto in Platone quanto in Aristotele una connotazione negativa. Il primo, nella Repubblica, definisce l’oligarchia una costituzione fondata sul censo, in cui i ricchi governano, mentre il povero non può partecipare al potere. Il  secondo, nella Politica, afferma che si ha oligarchia quando governano i ricchi nel loro esclusivo interesse, e colloca l’oligarchia  nelle forme degenerate di governo, contrapponendola all’aristocrazia, che è il governo dei migliori.  Ma senza andare oltre , come fa Scalfari con le caratterizzazioni politiche delle Repubbliche marinare, e delle classi dirigenti della Democrazia Cristiana e del PCI, credo che sia offensivo definire oligarca un parlamentare di questi due partiti a forte connotazione popolare, che seppure caratterizzati in quel determinato  periodo storico da indubbie vischiosità nell’articolarsi delle più ampie forme democratiche, erano pur sempre partiti che si ispiravano ai valori e alla dignità dell’uomo.

                                                      Salvatore Ilardo