Siamo a un bivio.

Ritratto di Angelo Sciortino

12 Ottobre 2016, 00:39 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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L'ennesima rilettura di Spinoza mi ha fatto incontrare molti passi interessanti, come il seguente: Con quanta imprudenza molti cercano di levar di mezzo un tiranno, senza essere in grado di eliminare le cause che fanno del principe un tiranno...”.

L'ho voluto riportare, perché proprio al presente sembra troppo diffusa tale imprudenza non solo in Italia e nella povera e derelitta Sicilia, ma anche a Cefalù. Chi governa in nome dei cittadini, infatti, di tutto sembra interessarsi, tranne del loro diritto a vivere in un paese che progredisce e dà prospettive per un futuro di certezze. E quando chi governa non pensa ai cittadini, ma soltanto al proprio trono o alla propria poltrona, che rappresentano il suo solo ideale, egli si trasformerà in un vero e proprio tiranno, che difende con le unghie e con i denti i propri vantaggi contro tutto e contro tutti.

Le sue armi sono svariate e devono riconoscersi per difenderci. Esse non sono le armi dei tiranni d'un tempo, ma armi più sottili, che non creano carcere o minacce per gli oppositori, ma un veleno, che addormenta le coscienze e le menti, in modo che essi senza colpo ferire riducano alla schiavitù i cittadini. È questo il veleno della precarietà, che li trasforma in pulcini pigolanti alla ricerca di cibo. Quel cibo che, grazie al veleno, essi chiedono ai politici, come se lo Stato fosse la loro sola speranza. Se poi questi politici hanno distrutto l'economia del Paese e lo hanno ridotto a vivere soltanto di debiti e sotterfugi mistificanti e ingannevoli, allora egli diventa un cittadino depresso. Sì, depresso, perché si ha recessione quando è il vicino a perdere il posto; depressione quando lo perde lui. E a considerare il numero di disoccupati, i cittadini depressi sono milioni.

Questi cittadini depressi finiscono con l'essere disperati e sono spinti dal contingente a cercare anche un rimedio provvisorio, com'è il lavoro di precario o a tempo determinato. Lavoro che i politici promettono e in parte danno, al solo scopo di sostenersi nelle democratiche elezioni, che così non sono però tanto democratiche, visto che i politici il voto lo hanno ottenuto, e sperano di ottenerlo ancora, con quello che può definirsi come un vero e proprio ricatto.

Queste altro non sono, se non “le cause che fanno del principe un tiranno”, secondo il pensiero di Spinoza; del politico un tiranno, secondo il mio aggiornamento del suo pensiero al momento attuale.

Accade, però, che come ogni pozzo ha un fondo, anche la ricchezza dello Stato ha il suo fondo, per cui a un certo punto diventa difficile, se non impossibile, continuare a elargire lavoro precario, che non crea ricchezza, ma ne distrugge, impoverendo oggi e distruggendo il futuro. Il futuro a cui i giovani hanno diritto. I migliori di essi espatriano e vanno ad arricchire le altre nazioni; quelli che restano sono i futuri depressi.

Eppure, questo Governo e i suoi rozzi sostenitori proprio la scorsa settimana hanno deciso di indebitarsi per 5 miliardi di euro con buoni del tesoro con scadenza nel 2067, cioè fra cinquant'anni, per avere a disposizione la somma necessaria per alleviare, confondendoli e ricattandoli, i depressi. Non gliene importa nulla a questi politici che quel debito dovrà pagarsi e a pagarlo saranno non i figli degli attuali precari, ma i loro nipoti. In fondo cinquant'anni sono più di due generazioni.

Anche se si crea lo specchietto per le allodole della riforma costituzionale o quello del ponte o tutto quello che la mente bacata dei nostri politici riuscirà a inventarsi, il numero dei cittadini disposto a crederci diventa ogni giorno più esiguo. In tanti hanno perso ogni stima e fiducia nei confronti delle forze politiche tradizionali e sono alla disperata ricerca di una soluzione alternativa alla quale affidarsi.

Questa soluzione alternativa dice di offrirla il M5S e ad essa stanno aggrappandosi i naufraghi depressi. La soluzione, però, “non è in grado di eliminare le cause” della repressione-depressione, almeno a giudicare dalla strategia proposta dagli uomini, che ne sono gli alfieri. È così a livello nazionale, regionale e comunale.

I lettori, anche a non voler impelagarsi in un esame della politica nazionale, riflettano su quel che accade a Cefalù, che rappresenta bene in piccolo il più grande problema nazionale. A sei mesi dalla scadenza del suo mandato, il Sindaco si affida ancora alla tappa del Giro ciclistico nazionale; ai lavori del raddoppio ferroviario; all'inizio dei lavori del Club Med, allo scopo di guadagnare in clientela quello che non ha saputo conquistare, amministrando bene e non lasciando, invece, che Cefalù s'impoverisse ancora di più. A lui fa da contraltare il M5S, che recita un ruolo imprudente proprio grazie alla dis-amministrazione uscente. Un bel regalo ai Cefalutani!