Il Sindaco per cui mi sarebbe piaciuto votare - 2ª Parte “Andare Dove?”

Ritratto di Pino Lo Presti

10 Luglio 2012, 00:12 - Pino Lo Presti   [suoi interventi e commenti]

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2ª - “Andare Dove?”

Una comunità, in cui la cittadinanza sia “attiva” e la macchina comunale sia “efficiente” (Vedi: “Il Sindaco per cui mi piacerebbe votare - 1ª  Parte “La Macchina” (http://www.laltracefalu.it/node/6809), può cominciare a pensare in che direzione andare.


(Non è superfluo ricordare che “sviluppo” è qualcosa che si realizza nel rapporto tra una data identità, con una sua natura e potenzialità, e un contesto dato; al variare dei contesti la data identità tenderà a sviluppare aspetti e caratteristiche diverse; relazionandosi con taluni contesti sono anche possibili fenomeni snaturativi e degenerativi della stessa).

La prima e fondamentale scelta da fare è quindi se svilupparsi a partire dalla propria identità, individuando poi il contesto più conforme, o se invece a partire da un  contesto dato, adattarvi la propria natura e identità.
Non è una scelta da poco specie disponendo delle potenzialità per una marcata identità e da essa, per quanto ancora inconsapevole ed immatura, già si fosse ricavato un certo plus-valore e si volesse ora, per il futuro, aumentarlo, ricavandone addirittura un marchio “di qualità”!

Cefalù avrebbe vari elementi che potrebbero definirne una qualificata identità; non li stiamo scoprendo adesso, si tratta solo di riconsiderarli in un quadro coerente. Proviamoci.
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2.1. L'Identità

I primi elementi generali identitari di questo luogo potrebbero essere ricavati usando delle due fondamentali coordinate: lo spazio e il tempo.

Alla prima coordinata attiene evidentemente il luogo geografico: sul piano orizzontale, si potrebbe in qualche modo dire che esso è al “centro” del Mediterraneo, e che, in più, è tra le montagne e il mare, sulla costa nord della sua maggiore isola, equidistante tra la sua parte est ed ovest (caratteristiche che hanno già un loro significato).
Inoltre, per chi guarda allo spazio come attraversato anche da flussi di energia sottile (diciamo “esoterica”), non è difficile immaginare quel luogo come anche, in qualche modo, coinvolto in un importante canale verticale di “comunicazione” tra il mondo sotterraneo del fuoco vulcanico e quello celeste del fuoco solare.
Nel la natura  di quel luogo i quattro elementi stessi: aria (cielo, ampi spazi di visuale), sole, mare e terra non solo sono tutti e quattro presenti in modo protagonista ma armoniosamente fusi in un convegno, fertile di frutti e di acqua dolce, in un ecosistema e in un clima rari in Europa e in tutto il Mediterraneo.

Alla seconda coordinata attiene la sua storia umana: origini che si perdono nel mito, arricchita da contributi non minori di culture mediterranee e nord europee;
La sua cultura la si potrebbe perciò facilmente immaginare come sintesi felice dell’incontro di varie e distanti esperienze della vita .

 2.1.2. La immagine

Dell’incontro positivo tra luogo e storia, natura e cultura, sembrerebbe farsi segno la particolare simbiosi tra il disegno urbano, con la sua Cattedrale, e la Rocca, esaltata dallo sfondo del cielo, del mare e delle colline.
Luogo di incontro privilegiato tra gli elementi della natura e tra culture diverse: la Rocca e la Cattedrale ne potrebbero costituire rispettivamente simbolicamente la sintesi, e la campagna e la città le declinazioni.

Se consapevolmente coltivati e curati, non dovrebbe essere difficile - per quello che chiamiamo “sub-conscio”, sia individuale che di massa - riconoscere quei tratti archetipali come identitari al luogo-Cefalù, da cui - se proprio si vuole - poter ricavare un possibile interessante “Marchio di Immagine”.

Un luogo-identità-immagine perciò vocato ad esprimere alti livelli di qualità della vita, sia in termini di civiltà delle relazioni umane, sia in termini di armonia tra gli elementi naturali, sia infine nei termini della civiltà delle relazioni tra uomo e natura.

Un luogo perciò potenzialmente di benessere non solo per il corpo (salute), per il cuore (socialità), per la mente (cultura) ma, attraverso la presenza di tante suggestioni, anche per lo spirito che vi avrebbe modo di guardare in alto sino alle altezze del pensiero inscritte in quell’immenso codice culturale che è la nostra Cattedrale e/o in basso verso le oscure suggestioni dei sotterranei abissi di forze primordiali, magiche o meno, aleggianti attorno al tempio sulla Rocca o all’Abbazia Thelema.

Cosa dire, al riguardo, delle notti di plenilunio invernali, sulla Rocca, quando la luna è allo zenith, di cui si è detto: “il luogo Rocca, non solo somiglia ma è un luogo della mente, un luogo in cui essa è attiva, sia come voce che da un tempo ancestrale, ci giunge - attraverso la memoria - come “sentimento”, dal passato; sia come voce che dallo spazio più lontano, ci giunge - attraverso la coscienza - come “concetto”, dal futuro”.
Cosa dire poi di Pizzo S. Angelo da dove - se si è fortunati nella scelta del giorno e delle condizioni metereologiche -, è possibile, volgendo lo sguardo dalla lontana cima dell’Etna a sud, contemplare a nord, sullo stesso immenso orizzonte del mare, il disco rosso del sole che tramonta ad ovest perfettamente allineato a quello bianco della luna piena sorgente ad est
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2.2. - Il Contesto

Nazionale ed internazionale è quello di una cultura globalizzata indifferenziata in cui l’artificio o l’intermediazione, seppur sotto forma di moderni servizi al “consumatore”, onnipotentemente segnano falsando il rapporto (fisico, emotivo, mentale e spirituale) dell’individuo con tutto ciò che gli sta attorno; tanto da giungere a trasformare i propri prodotti-servizi (anche finanziari) inevitabilmente in un nutrimento - anche alimentare - denaturalizzato e semi-tossico.

In ogni civiltà, tesa al “progresso”, c’è sempre un punto in cui l’uomo, rincorrendo il  mai sopito mito della propria onnipotenza, proprio quando pensa, usando della propria intelligenza “tecnologica”, di poter fare a meno di ogni “vincolo” di solidarietà con gli altri uomini e la natura stessa, come della Storia o della stessa Morale, inizia a  provare una sensazione angosciosa di smarrimento e solitudine, di assenza di certezza e verità, di un "Interlocutore" che sia vero e certo, di snaturamento (perdita di qualcosa di importante) in un ambiente tendenzialmente sempre più tossico e non solo dal punto di vista della salute alimentare e fisica.

In un tale contesto, alienante e alienato dalla saggezza della storia e della natura, dai processi naturali più profondi, interni ed esterni all’individuo, un ritrovato rapporto, più diretto, più vero, più rassicurante con una perduta “verità-madre naturale” unificante-universale, viene avvertito sempre di più come indispensabilmente rigenerante, “salutare”, non solo per il corpo ma anche per il sentimento, la mente e lo spirito.
In un contesto in cui infine il relativismo illuminista, portato alle sue estreme conseguenze individualiste e consumiste, ha annullato il valore di concetti quali “misterioso” e “sacro”, il ritrovato fascino dell’Originario, dell’Antico, della Natura, della Terra dice inoltre evidentemente anche di un loro bisogno non estinto,

Ma sono sempre più introvabili luoghi  in cui attingere all’ascolto-nutrimento “del miele” della natura e della storia.

Vi è fame di genuino: non solo di odori genuini all’olfatto, di sapori genuini al gusto, di suoni genuini all’udito, di viste genuine agli occhi, ma anche - per il cuore e la mente - di una genuina socialità, tollerante ed inclusiva, frutto di una cultura che abbia fatto sintesi dei valori di una storia millenaria multiculturale; come di luoghi abitati da suggestioni (“magiche” o “sacre”) in cui sia possibile sospendersi dal quotidiano e dall’effimero e percepire un diverso respiro del sè più ampio e profondo, sia nella dimensione interiore emotiva che in quella esteriore mentale.
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Ci chiediamo:
Può, in questo contesto globalizzato, Cefalù ancora esprimere qualità identitarie di luogo di storia, natura, cultura e mito tali da proporre una “qualità alta”  della vita, tale da avere un ruolo “lenitivo” in tanto universale propagante disagio?

Ci piacerebbe che i futuri Sindaci di Cefalù a venire - volendo volare “Alto” - ponessero in una simile prospettiva il loro impegno; un impegno che veda un autentico sviluppo di Cefalù nel mondo attuale a partire dal recupero ed autentica valorizzazione delle sue risorse peculiari (sociali, storiche, naturali), piuttosto che investendo in miopi politiche (pronto-cassa) di marketing ricorrendo a sguaiati orpelli quali statue al Molo o sulla Rocca o personaggi e Festival (di più o meno rilevanza televisiva) calati dall’alto.
Non vi è niente di più squallido di una persona sciatta, sporca e trascurata che tenti di farsi bella con vistosa bigiotteria di dubbio gusto, o di una persona che nasconda la sua ignoranza e volgarità con ”chicche culturali” che non comprende e non le appartengono.
Con che tipo di gente si può mai relazionare una tale persona, e con quali esiti per la sua crescita?

Nella terza “puntata” di questa nostra riflessione, ci porremo il tema delle “Scelte”, consapevoli che il nostro tentativo, di cittadino, di dare un contributo “nel deserto” basa le sue speranze non certo sulla forza di titoli accademici o professionali - che non abbiamo - ma in ciò che già è presente nella sensibilità e nella intelligenza di tanti cefalutani.