"Squarci di vita"

Ritratto di Giuseppe Maggiore

19 Dicembre 2016, 15:14 - Giuseppe Maggiore   [suoi interventi e commenti]

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"SQUARCI di VITA"
(diario intimo di Antonio Barracato)

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Preambolo:

In C.T. (campo totale, quasi un'inquadratura), assiso al centro degli altri convenuti eminenti Relatori (Mancinelli, Simplicio, Franco, Marinaro e Laurà), Antonio ostenta un atteggiamento compunto (quasi disperato) come se anziché un'ovazione si attendesse di essere fucilato da lì a poco.

Antonio, risvegliati! Risorgi! Dismetti questa composita tua triste e trista cera, mutala in espressione di serena giovialità! Il tuo compito non è arduo! Non devi far l'Italia, tu! Non devi trovare, tu, uno specifico per alleviare le tasse sul groppone della povera gente! Non devi spenderti per far trionfare il Diritto, spesso ignorato e vilipeso! Devi soltanto presentare un libro! Ecco tutto. Un libro tuo! Frutto della tua intelligenza e della tua vena poetico-letteraria! Perdìo!

Anche in altre occasioni in cui hai ricevuto premi, il tuo sembiante che emerge dalle immancabili foto è atteggiato ad un'intima sofferta segreta pena che sicuramente non esiste! Sembri un "Cuccu", qualcuno affettuosamente altra volta ebbe a dirti! E tu, invece, non lo sei per niente!

Sii gioviale, quindi, sorridi, accenna, a tratti, ad un leggero moto di saluto col capo, indirizzandolo a destra ed a manca verso un ignoto, anche inesistente, interlocutore! E poi, non ti alzare e andare via durante lo svolgimento della messinscéna: è poco consono alla circostanza, all'ambiente e all'uditorio!

Questa la mia critica. Osservazione di un amico ad un amico. Se una può essercene (ma, più che critica, un consiglio, un suggerimento, un'amichevole induzione ad una migliore postura: rivolta chiaramente alla tua mimica, al tuo modo di essere ed al tuo modo di mostrarti; non certo alla valenza delle tue apprezzabili creazioni).

Posto ciò, che riveste più il carattere di battuta, che altro, chiudo definitivamente la parentesi, l'inquadratura, il proemio, il preambolo, insomma; e, dal faceto (perché tale vuol essere) del precedente assunto, passo al serio o serioso che sia del seguente.

 

Synopsis:

È una esternazione esistenziale e sincera, il contenuto di questo libretto (multum in parvo) del nostro autore di cui qui trattiamo; eclettico personaggio non nuovo a tali esibizioni letterarie, né alle ribalte cefaludesi e del comprensorio.

Bisogna pur dire, ad onor del vero, che anche il territorio nazionale non è estraneo alle sue prestazioni.

Nella cornice dell'urbano ottocentesco teatro "Cicero", ier sera, sotto l'alto patrocinio del Comune di Cefalù si è svolta la presentazione al pubblico del libro di Antonio Barracato, "Squarci di vita", volumetto di appena 94 pagine dal modico prezzo di euro 9,90, dall'aspetto di un manuale Hoepli, dato alla luce per i tipi di Youcanprint Self-Publishing (Tricase) con progetto grafico ed impaginazione a cura di Maria Teresa Rondinella (archeologa di vaglia) e contrassegnato in copertina da un azzeccato monotipo inedito, acrilico su carta, di Giuseppe Collara.

Il pluripremiato Antonio, che, è anche socio della rinomata compagine "Fare Ambiente Cefalù Madonie" e Presidente dell'Associazione Culturale "Muovi l'Arte" (organismo che promuove la diffusione delle tradizioni popolari attraverso il binomio poesìa ed immagine), reduce dagli allori letterari a pieni voti conseguiti su podi extraurbani (pista preferenziale, la poesìa, che, fra le altre sue attività, gli ha decretato i maggiori successi) e che già lo scorso 4 Dicembre, perseguendo una delle sue miriadi iniziative, ha inaugurato in un suo locale sito nella storica via XXV Novembre di questo millenario centro la sede sociale del gruppo "I Narratura" (Carro di Tespi itinerante) da lui a suo tempo creato, ha saputo, come sempre, scegliere tempo, luogo e personalità per il battesimo di questa sua ultima fatica.

Diciamolo pure, di sfuggita (m'é venuto, così, in punta di penna); ammettiamolo spartanamente, rendiamo giustizia a chi sta in ombra, rivalutiamo una sensibilità nascosta: la serenità creatrice del Nostro o, se vogliamo, il travaglio interiore del parto lirico che accomuna l'arte alla fatica spesa nella ricerca del bello, del sublime, dell'eccelso, è supportato dalla presenza discreta alle sue spalle di Salvina Mirenna, docile figura protettrice che ne segue, partecipe ed amorevole, l'incedere artistico oltre che umano.

Ma perché, non è notorio, forse, che dietro la riuscita d'un uomo c'é sempre l'opera umile e tenace di una verace donna? Eh?!

"... Non ho scritto questo libro - così come candidamente dichiara l'autore - con l'aspirazione di sentirmi scrittore, né con la presunzione di poterlo diventare, ma, semplicemente, con lo scopo di non dimenticare alcuni momenti del passato, parlando di certi ricordi che rischiano di perdersi nel tempo...".

Elogiabile incipit che subito sgombra il campo da possibili errate eufemistiche interpretazioni ed inficianti prosopopeiche considerazioni.

Come tutti sappiamo, tanto per rimestare un po' di cronistoria e se ne è parlato ad iosa, l'amico Barracato proviene artisticamente dal ramo fotografico; è ingredito, poi, lucrando alcuni riconoscimenti, nel settore documentaristico di una nostrana cinematografia sperimentale indipendente ed è affluito, infine, nella dimensione di una letteratura lirica, soprattutto vernacolare, lui, che prima con la poesìa non aveva mai intrattenuto rapporti di sorta, almeno a quanto io ne abbia avuto a sapere (Carmine Papa, insegna, comunque!)

In simbiosi con quest'Ultimo, di chiara e rinomata memoria, il Nostro, assurto alla ribalta poetica quasi per caso appena due anni e mezzo fa e motivato da un incisivo senso di rivalsa e di riscatto dall'amorfìa generale che spesso intorpidisce le coscienze e fiacca le migliori iniziative, nei suoi temi non manca di annotare e, all'occorrenza, fustigare comportamenti ed abitudini odierni dall'apparenza risibile, privilegiando, invece, con accorata melanconica partecipazione, i costumi del buon tempo antico ed i rimembrati accadimenti e sensazioni della sua prima infanzia.

Infatti, in una dimensione pluralistica come quella attuale, in cui tutto appare precario e relativo ed in cui l'essere umano, come ben lo definisce Johann Spies nel suo "Storia del Dott. Faust", rappresenta una "... breve espressione biologica, costretta in severi limiti spazio-temporali, angosciata da una continua necessità contingente, che spesso esaurisce l'esistenza sotto lo sforzo del sopravvivere..." (sic), vengono sporadicamente alla luce dei personaggi, quasi dei miti, che, più di altri, anelano al superamento di ogni realtà quotidiana onde potersi spiritualmente librare in un empireo cosmico scevro da terreni legami improvvidi e vessanti.

E beh, a mio personalissimo avviso, Barracato è uno di questi, se non, addirittura, il prototipo.

E qui sovviene l'arte, linfa subliminale, grazia dello spirito, eccelsa incommensurabile panacea dove confluiscono, si accomunano e si esaltano tanti sospiri terreni che in lei si riflettono nella speranzosa ricerca di opportune personali affermazioni e di serafici pubblici raggiungimenti.

Oggi con la presentazione di questa sua prosa, "Squarci di vita", che è successiva alla pubblicazione di qualche anno fa di altri tre suoi scritti poetici ("Strati e stratuzzi", "Pensieri in versi"' e "A nostra civiltà"), il Nostro, volente o nolente, si  palesa scrittore.

Il testo, la cui lettura si rivela piana e scorrevole, soprattutto nella prima parte, riassume per sommi capi quei particolari formativi momenti esistenziali che nella vita del personaggio rappresentano le tappe salienti del suo incedere umano e sociale, comparati con gli acquisiti suoi molteplici raggiungimenti professionali.

L'intimismo di un animo sensibile forgiato dagli accadimenti del quotidiano, provato dalle inevitabili vicissitudini che la vita, ancestrale rebus mai sceverato e risolto con certezza dall'umano sapere, ad ognuno, in modi diversi, propina, sgorga prepotentemente allo scoperto, spontaneo ed irrefrenabile, rivelando nell'autore una preponderante forza interiore che tracima i limiti della propria contenuta privacy, in tal modo rendendo palesi dei sentimenti, delle sofferte situazioni, delle amare decisioni e quant'altro che alitano nel più profondo del suo essere.

Il tutto, tuttavia, permeato, rigenerato e sublimato dai dolci ricordi di un'epoca nella quale le prime sensazioni, le più veridiche e degne di fede, hanno trovato spazio per istaurare quella coscienza nel personaggio che lo ha portato, oggi, ad essere l'uomo che è.

Così il rivivere a posteriori figure, luoghi, situazioni e accadimenti che oggi formano nel Nostro una accorata rimembranza, ricordi soffusi di quella patina di malinconìa che la rivisitazione del passato sa dare, risulta un'operazione catartica che li fà riemergere ed imporre all'attenzione come pietre miliari di una realtà che non c'é più, si, ma che rappresenta ineludibilmente le fondamenta del nostro esistere. La cosiddetta "natura de' padri".

Multum in parvo, annotavo, appunto perché l'excursus condensa il bilancio di un'esistenza intensa, seppure sin qui parzialmente schematizzata. Una testimonianza schietta e verace licenziata senza l'ausilio di falsi orpelli lessicali o di calligrafiche infiorature linguistiche, ma in maniera semplice e scevra da infingimenti.

Il testo, sagacemente introdotto da una esaustiva prefazione di Francesca Caronna (preclara docente di latino e greco presso il Liceo Classico "G. Ugdulena" di Termini Imerese), purtroppo non presente alla manifestazione, supportato in loco da significativi approfonditi interventi, di Santa Franco (insegnante fattivamente versata nel sociale, acuta scrittrice e linguista come si evince dal suo testo di racconti "Donne di Zagara", sul quale Salva Mancinelli commenta: "... restituisce dignità storica alla donna siciliana, che di fatto ha rappresentato per secoli il pilastro di una società pervicacemente maschilista..."), di Pino Simplicio (matematico di chiara fama, Preside emerito già Dirigente dell'Istituto comprensivo "Cinà" di Campofelice Roccella ed attualmente Direttore dell'Ufficio Scolastico Diocesano di Cefalù e che in passato, negli anni d'oro del Sodalizio, ha anche validamente rivestito la carica di Presidente della Fondazione Culturale Mandralisca), di Antoniella Marinaro (nota Avvocatessa - come ho scritto altrove, mi sa di togliere femminilità ad una donna lessicalmente mascolinizzando la sua qualifica; turpe costumanza introdotta dalle istituite "pari opportunità"! - di vaglia e Assessora al Comune di Cefalù, non nuova ad incontri culturali nei quali si è sempre distinta per classe e competenza), di Anna Laurà (Vicepreside dell'Istituto Comprensivo di Campofelice di Roccella, costantemente impegnata in iniziative culturali di indubbio valore artistico e che con pause e toni d'effetto ha commentato la valenza dell'autore e del suo libro) ed elegantemente presentata ad un folto e scelto pubblico dalla seducente Francesca Mancinelli, (impeccabile conduttrice della serata, sicuramente preda di capziosi sguardi di giovani virgulti come me e preparata Architetta, Presidente del Laboratorio "Fare Ambiente Cefalù Madonie" nonché Green economy del Sindaco della città, Rosario Lapunzina), la manifestazione, contemperando toni leggeri a momenti lirici più intensi, si è dipanata dalle ore 18 alle 20.

     

     

     

L'autore, visibilmente emozionato, ha aperto la serata con una sua prolusione iniziale e si è ritagliato, poi, un assolo a parte con la lettura di qualche brano del suo libro nel finale della stessa.

Non è da sottacere, inoltre, il fatto che il teatro Cicero, dalle precedenti Amministrazioni utilizzato con molta parsimonia per qualche rara occasione manifestativa, oggi, sotto l'egida dell'attuale municipale compagine politica è assurto a polifunzionale centro culturale di convegni, d'incontri e di accadimenti vari, grazie alla estrema disponibilità dimostrata dal prefato Sindaco dell'urbe, Rosario Lapunzina, i cui sforzi sono lodevolmente concentrati nell'intento di rendere la nostra città sempre più culturalmente appetibile e proiettata verso ulteriori più luminosi traguardi.

     

Il Primo Cittadino, infatti, per ultimo ha preso la parola elogiando l'opera di Barracato per la sua attività culturale dispiegata nella città e nel comprensorio e ribadendo il proprio fattivo interessamento a favorire quanti volessero portare avanti delle iniziative culturali che dessero rinomanza alla nostra comunità.

Fra gli astanti non possiamo mancare di annoverare personaggi della cultura e dell'arte; fra i tanti da me conosciuti: Pina Avanzato, Tilde Coco, Giuseppe Forte, Franco di Fatta, Pina Granata, Miriam Cerami, Gaetano Forte, Emanuele Miceli, Pinuccia Paviera (col marito del quale, per mia estrema ignavia non ricordo mai il nome), Lucia Paola e molti altri.

     

Assente ingiustificata (?) la conosciuta Sylvia Patti, pragmatica insostituibile icona costantemente presente negli incontri barracatiani (il cui cognome, Barracato, sarebbe d'uopo, a questo punto della raggiunta sua notorietà, connotare con la "k" anziché con la "c" per una sua maggiore visibilità formale), dall'accattivante coinvolgente enigmatico sorriso tanto congeniale al pennello d'un Antonello da Messina.

La presentazione del testo, si è conclusa, poi, con una prolusione di ringraziamento dello stesso BarraKato (questa volta connotato secondo gli schemi dei miei intendimenti precedentemente espressi) rivolta al Sindaco, ai relatori ed agli astanti e con i nutriti rituali ma sentiti applausi elargiti dal pubblico.

L'incontro è stato egregiamente intramezzato da squarci musicali offerti dalla sapiente chitarra di Serafino Barbera, compositore fertile, e dalla calibrata interpretazione di alcuni brani del testo offerti dall'elegante dizione del noto attore Franco Giannone.

     

Che dire di più se non il ripetuto "Antonio, ad majora"?

Cefalù, 19 Dicembre 2016.

                                                                                  Giuseppe Maggiore