La vera eredità del Mandralisca

Ritratto di Angelo Sciortino

16 Gennaio 2017, 13:06 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Scrivendo da Torino, dove s'era recato per partecipare alla riunione del primo Parlamento dell'Italia Unita, così Enrico Piraino di Mandralisca si rivolge ai suoi amici rimasti a Cefalù: “Parlatemi voi invece di codesto paese, che vicino lo detesto perché lo vorrei amare senza il sudiciume materiale e morale di cui è insozzato, ma lontano gli voglio molto bene.” La lettera è del luglio 1861!

Da allora il Barone tentò con tutti i mezzi, anche finanziari e personali, di ripulire quel “sudiciume materiale e morale”. Creò la Fondazione, che da lui prese il nome, e la dotò di tutti i capolavori d'arte, che aveva raccolto durante tutta la sua vita e che oggi sono presenti nel Museo Mandralisca; creò una scuola superiore, divenuta poi Liceo-ginnasio Mandralisca; dotò entrambi, il Museo e la scuola, di cespiti tali da garantirne il funzionamento e la sopravvivenza. Stabilì regole precise sulla scelta degli amministratori della sua Fondazione, escludendone tassativamente i prelati di ogni ordine e grado. Avrebbe sicuramente escluso anche la partecipazione del Comune e di qualsiasi Istituzione politica, se avesse saputo quel che queste Istituzioni politiche sarebbero divenute. Ma allora era la primavera della libertà e della democrazia italiane e il Mandralisca non avrebbe potuto prevedere come l'una e l'altra sono state ferite a morte proprio da quel popolo, che ne avrebbe tratto vantaggi e dignità. Perché? Vediamo di spiegare questo arcano.

Ci sono, ad esempio, l’apatia politica, il cinismo, l’alienazione, la decisione di una parte dei cittadini di ritirarsi dal processo elettorale, così come vi sono tentativi egemoni da parte delle élite politiche di mantenere il controllo escludendo determinati segmenti della popolazione dal voto. Già da decenni gli scienziati della politica lamentano l’ignoranza e la mancanza di conoscenza e sofisticatezza che caratterizza l’elettore medio. La maggior parte dei cittadini pone infatti meno attenzione e meno impegno a comprendere i particolari dei candidati, delle loro politiche e delle loro piattaforme di programma rispetto -ad esempio- a comprendere sport e intrattenimento.” Tutte cose che spiegano come un popolo possa rinunciare al suo bene più prezioso, la libertà, a causa di quello che può definirsi un vero e proprio torpore culturale.

Il Mandralisca voleva con tutte le sue forze combattere tale torpore, che allora addebitava alla Chiesa, abituata a trascinare le folle con la forza dei dogmi e non con la ragionevole dimostrazione, e non poteva immaginare che le stesse Istituzioni garanti della libertà potessero essere gli strumenti per il perpetuarsi della sudditanza di quella parte del popolo troppo apatico e dalla mente chiusa. Non poteva immaginare, soprattutto, che quelle stesse Istituzioni avrebbero promulgato leggi e regole per ridurre le scuole, e la sua scuola, in una palestra di sapere preconfezionato, atto soltanto a chiudere le menti dei giovani, facendone strumenti del dispotismo pseudo democratico e illiberale, com'è quello della politica di oggi.

Una scuola simile finisce con il disattivare i naturali conflitti insiti nella ricerca di verità non imposte, con grave danno per lo sviluppo della corteccia cingolata anteriore, che ha la funzione di risolvere i conflitti cognitivi. Quando questa parte del nostro cervello si riduce, non ci è più data la possibilità persino di distinguere il vero dal falso e finiamo vittime delle ideologie e dell'autoritarismo.

Tutto ciò il Mandralisca l'ebbe chiarissimo nella sua mente, come dimostrano molti suoi scritti e molte sue lettere. L'ebbe così chiaro, che con la creazione di un liceo classico tentò di offrire a Cefalù uno strumento per la sua crescita culturale e quindi per la difesa della libertà e della dignità dei cittadini. Se oggi il suo lascito materiale e morale non persegue più questi fini, la colpa non è del Mandralisca, ma di coloro che ne sono eredi indegni, che credono di poter utilizzare una sua eredità materiale (il Museo) come sfondo di foto matrimoniali; o che utilizzano il suo lascito di una scuola per mortificare le giovani menti, impedendo loro di essere obiettive, razionali e ragionevoli.

Ecco allora qual è la lezione del Mandralisca, che dobbiamo perseguire: pulire le nostre menti del “sudiciume morale e materiale”. Soltanto questa pulizia riuscirà a liberarci delle chiacchiere delle élite politiche, che pretendono di amministrarci con l'autorità della loro carica, ma non con l'autorevolezza della loro tensione morale e culturale.