Est deus in nobis, agitante calescimus illo

Ritratto di Giuseppe Maggiore

8 Aprile 2017, 11:43 - Giuseppe Maggiore   [suoi interventi e commenti]

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EST DEUS IN NOBIS, AGITANTE CALESCIMUS ILLO
(C'é un dio in noi e ci scaldiamo perché lui ci agita - Ovidio)

 

Il titolo potrebbe essere tutto un programma, come potrebbe non esserlo; potrebbe essere casuale o voluto, buttato lì tanto per valere da incipit. Potrebbe alludere a qualcosa, oppure no. Un rebus che non mi voglio spendere a dipanare; perché, alla fin fine, potrebbe essere un bel niente, messo ad arbitrio per frastornare le menti con il suo recondito inespresso significato. Una frase senza costrutto, insomma, senza significato: un granello di polvere negli occhi in un corpo senz'anima...

Si è sempre voluto ricercare, alla luce delle nostre acquisite dottrinali conoscenze, una qualche formula che definisca, in maniera inequivoca, esaustiva ed inoppugnabile, il concetto universale di arte; che cosa sia l'arte, insomma, questa complessa fantasmagorica essenza che noi attribuiamo alle opere dell'uomo e che compendia le universali promanazioni dell' "io".

Tuttavia, malgrado le diverse interpretazioni supportate dalla concorrenza delle personali individuali esperienze, da avvedute correnti di pensiero, da fondati presupposti teoretici e da quant'altro che lo scibile fornisca, non si è mai potuto comporre un risolutivo risultato soddisfacente nel quale la concretezza superi l'approssimativo.

Così, dell'arte, checché si ciarli, tutti continuiamo a mantenere una concezione personale, indefinita, oleografica, forse amorfa, che connota la nostra incerta intuizione di fronte al veridico significato di essa.

Per quanto, dunque, ci si sia proposto di stigmatizzare un assioma inattaccabile e pluralisticamente accettato che fosse in grado di pervenire alla individuazione di un comune definibile convincimento, il tentativo, sicuramente commendabile, rimane sempre nel limbo della insuperata agnostica.

Posto ciò, appare congruo ipotizzare che il concetto di arte, così com'essa viene comunemente intesa, non è definibile in maniera oggettiva; ma in quanto pura emanazione dell' "io" rimane esclusivamente un flusso soggettivo che condiziona i nostri più radicati pareri.

E ciò perché essa assomma in sé una congerie di eterogenee vitali pulsioni contrassegnate da una pluralità di tecniche in uso presso ogni particolare corporazione dell'artigianerìa presso cui all'alba della coscienza essa ebbe inizio e fu formulata; pulsioni che la rendono impalpabile, lungimirante, apolide, atipica, astratta, surreale nella misura in cui risulta individualmente concepita ed espressa, informale, evanescente e, ripeto, esclusivamente soggettiva.

Tanto per connotare il termine con alcuni aggettivi.

Dal punto di vista squisitamente intellettuale in essa si possono ravvisare dei presupposti letterari, collaterali ad inusitati approfonditi concetti che affondano le proprie più intime radici nei meandri più reconditi di una eclettica filosofìa; concetti che nel loro insieme e per una loro significativa struttura rappresentano fraseologicamente i prodromi del pensiero umano; quali: il "nus" di un Nietzsche, il "comunitarismo umanistico" o l' "autochiarificazione"di un Fromm, la "quantificazione del molteplice" riferita all' "unicità del singolo" di un Talete per il quale tutto è "acqua", l' "infinitamente molto" di un Anassagora paragonato all' "apollineo" ed al "dionisiaco" od alla "successione del pensiero" di un Parmenide e, se volessimo continuare sulla falsariga di questa erudita elencazione di provvide intuizioni, l'elenco sarebbe ancora lungo e troverebbe ulteriori attinenze nella dinamica dell'intendimento artistico.

Dal che ne viene, e bisogna pur spartanamente convenirne, che qualsivoglia manifestazione dell' "io" che proviene dalle capacità dell' "homo faber", in quanto esternazione del proprio humus esistenziale, nei vari suoi livelli deve considerarsi espressione puramente artistica; perché la stessa prende le mosse da una emozione creatrice e raggiunge un'emozione spettatrice.

Dal produttore al consumatore, se vogliamo osare un parallelo di natura esclusivamente commerciale.

Ed ancora, per dirla coi dotti: "... L'arte nel suo significato più ampio comprende ogni attività umana, svolta singolarmente o collettivamente, che porta a forme di creatività e di espressione estetica poggiando su accorgimenti tecnici; abilità innate o acquisite e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall'esperienza connessi alla capacità di trasmettere emozioni e messaggi soggettivi...".

In essa fanno ressa molteplici linguaggi e plurime regole di attuazione. Pertanto, derivante dal platonico "tante teste, tanti pareri", è possibile formulare l'altro similare aforisma che reciti "tante interpretazioni, tante emozioni", come sopra ipotizzato, date e ricevute.

Inoltre, l'arte, questa sete inestinguibile di esternazione da parte della sensibilità dell'animo umano che investe ogni conseguente risultato, rapportandosi al mondo esterno, inocula una tensione benefica in chi la fà ed in chi la riceve; e viene recepita dal fruitore secondo il grado di cultura posseduta, secondo il proprio innato gusto e secondo la propria sofferta esperienza.

Non bisogna, tuttavia, credere che qualsiasi emanazione dei moti dell'animo produca arte; è arte nella misura in cui è esternazione, ma non lo è se non rispecchia i canoni dell'individuabile bello e del sublime a cui soggettivamente tutti si tende.

Assolta la parte preclara o pseudo tale dell'enigma artistico, mercé il quale si è tentato di stigmatizzare in una sola voce il prodotto delle molteplici  peculiarità umane, ciò anche per cercare di giustificare le diverse opinioni che spesso portano inevitabilmente ad accesi contrasti derivanti da discordanti interpretazioni, passiamo alla cronaca della inaugurazione della mostra, "Creazioni digitali",  aperta lo scorso 5 Aprile al Museo Mandralisca sotto il patrocinio del Comune di Cefalù e dell'Assessorato ai Beni Culturali e dell'Identità Siciliana in collaborazione con la Galleria d'arte contemporanea "Il Gabbiano" di La Spezia (in attività da circa 40 anni) ed il cui legame con la predetta Fondazione è basato sulla "sperimentazione del contemporaneo".

In buona sostanza il digitale oggi rappresenta un mezzo moderno ed efficace al quale molti artisti, attese le sue innumeri possibilità espressive, si rifanno per la realizzazione delle proprie opere attraverso una nuova linfa creativa indotta dal progresso tecnologico.

Sulla validità delle stesse opere create  con siffatto sistema è inutile sottolineare, perché è palese, che non tutti, senza una adeguata preparazione a tale tecnica, si possa arrivare a gustare il risultato offerto in maniera diversa rispetto al filone pittorico usuale, seppure intramezzato, quest'ultimo, da altre moderne forme di comunicazione quali l'astrattismo, il surreale, l'informale, il futurismo, ecc.

Personalmente, infatti, io che in fatto d'arte pittorica sono rimasto a Cimabue, a Michelangelo e a quant'altri del genere, ho molta difficoltà a dover trarre un giudizio che non sia banale su quanto  mi viene mostrato; ma ciò non tanto perché le opere in sé non siano da apprezzare, quanto perché i miei limiti, e solo essi, relativamente ai miei gusti culturali, alla mia preparazione ed alla mia formazione in generale, non mi consentono di arrivare alla comprensione dell'opere.

Non ho le basi necessarie, cioè, per poter capire ed apprezzare certi artistici costrutti, concettuali emanazioni di sensibilità molto più profonde della mia.

Fra le opere esposte non possiamo fare a meno di citare i nomi dei rispettivi autori più in vista: Fernando Andolcetti e Cosimo Cimino, storici fondatori della predetta Galleria "Il Gabbiano" presenti all'ultima biennale d'arte di Venezia; e poi, ancora, Mario Commone, la compianta Mirella Bentivoglio, poetessa ed esponente del futurismo italiano, Ivano Vitali, paladino della riciclarte, Paolo Pasetto, Edgardo Abbozzo, Therese Bolliger, Tomaso Binga, Renzo Borella, il nostro conterraneo emerito Prof. Sebastiano Catania e molti altri.

Il titolo del mio presente intervento, ritornandoci, che ad una prima lettura potrebbe a taluno anche non apparire pertinente all'etica dell'assunto trattato, e qui lo chiarisco, si contestualizza e trova la sua ragion d'essere nel convincimento che esprimere le proprie impressioni, ancorché negative, ove lo siano, in maniera cordiale ed asetticamente serena e deferente nei riguardi degli autori e degli organizzatori dell'incontro, non utilizzando toni altisonanti poco consoni al luogo ed alla circostanza, credo sia doveroso, efficace e lodevole.

Dico questo perché alcuni anni fa, trovandomi in quel di Fermo, in una mostra di pittura al Casal Giordano alla quale sono stato fortuitamente presente, un rinomato artista in là con gli anni, dissentendo apertamente sul valore di certi quadri surrealisti che facevano bella mostra di sé alle pareti, ebbe ad inveire contro gli organizzatori della manifestazione esprimendo a viva voce il proprio sdegno e blaterando che molte opere esposte non erano altro che insulso ciarpame e che non fosse affatto il caso di accoglierle come risultanza artistica in quel consesso.

La mostra, allestita a cura della nota Prof.ssa Rosalìa Liberto, fattivamente presente all'incontro, componente del Consiglio di Amministrazione della prefata Fondazione Culturale Mandralisca, insegnante, pittrice e storica dell'arte, che ha al suo attivo diverse iniziative culturali, fra le quali: la mostra "Iconae Christi, immagini e documenti", una esposizione dedicata al percorso arabo-normanno di Palermo con particolare riferimento alle cattedrali di Cefalù ed a quella di  Monreale e la Personale di Benedetto Poma dall'ambizioso titolo "Le sirene di Ulisse" svoltasi lo scorso anno all'ottagono di S. Caterina, e che ha presentato all'inizio della sua carriera ed in quel del locale Caffè Letterario "La Galleria" una Personale dal coinvolgente titolo "Impressioni di luce, emozioni nell'ombra", risulta, a mio sapere e se non vado errato, la prima manifestazione del genere digitale nel nostro beneamato paese.

Essa mostra in itinere, che sarà fruibile sino al prossimo 1° Giugno dalla 9 alle 19 di ogni giorno, compendia le opere di circa 150 artisti provenienti da tutto il mondo: pittori, scultori, fotografi che hanno creato come loro specifico un "libretto digitale" costituito da un unico supporto sul quale , multum in parvo, hanno graficamente espressa l'essenza della propria inventiva.

   

   

Al di là di tale supporto eminentemente cartaceo e nell'ambito della medesima esposizione, risulta approntata anche una filmografìa in video nella quale, come se si sfogliasse un libro magico, Matilde Gagliardo fà apparire nove ritratti, uno dopo l'altro nello spazio di un unico schermo; ciascuno inizia e finisce in un momento diverso rispetto agli altri, mostrando via via in fondo al ritratto vero e proprio, e senza far ricorso a parole, le osservazioni sul soggetto.

I personaggi di questo originale "libro", filmati tra il 2008 ed il 2016, sono: Bart Davis, Daniel Van de Velde, RobertoHerlitzka, Mirko Guerrini,Vincenzo Pasquariello,Makenzy Orcel, Loriana Gentile Bergantini, Stefano Bollani  e Nayla Elamin.

Questa nuova cultura compositiva che affonda le proprie radici in diverse altre esposizioni effettuate in altrettante città, da Genova ad Istanbul, sino ad arrivare in Olanda ed al Cairo, ha avuto inizio nei primi degli anni '90 e, raccogliendo varie esperienze creative di rilevanza internazionale, mira a focalizzare l'evoluzione del digitale ed il suo artistico utilizzo sino ai nostri giorni.

Nutrita l'affluenza di uno scelto pubblico, attento ed interessato alle novità; fra i molti non è mancata la presenza dell'Assessore alla Cultura, Prof. Vincenzo Garbo in rappresentanza del cittadino Comune, del Presidente del Consiglio Prof. Antonio Franco, scrittore, saggista e validissimo oratore su plurimi argomenti, dell'Assessora Avv.ssa Antoniella Marinaro, fattiva interlocutrice costantemente presente a tutte le manifestazioni di rilievo che vengono indette nella nostra città ed in determinati altri centri del comprensorio.

Né è venuta meno la partecipazione di artisti del calibro dello scultore Sebastiano Catania, le cui riuscite realizzazioni glorificano portali di chiese e quant'altro in piazze viciniori; di rinomati pittori del peso di un Francesco D'Anna, la cui analitica magniloquente raccolta di inquadrature di fiori, una fioriera per eccellenza, dall'espressivo titolo "Cromatismi floreali", catalogo stigmatizzato da alcuni recensori con denominazioni del tipo "Sinfonia floreale", "Simbolismo dal vero", "I colori del profumo", è da formare oggetto di studio nelle scuole pubbliche e private, nazionali od estere che siano; né d'altri creatori dello stampo di un Giuseppe Forte, di Benedetto Morello e dello scultore Roberto Giacchino la cui bottega d'arte è colma di pezzi di rilievo in diversi materiali forgiati.

A costoro è d'obbligo aggiungere le ambite muliebri presenze, in primis, come già detto, della stessa esperta organizzatrice dell'incontro, Dott.sa Rosalìa Liberto, della Sig.ra Sylvia Patti, prestante eccelsa musa di intrattenimenti culturali e manifestazioni collaterali, del noto attore Tony Forte e, non ultima, della Prof.ssa Rolsalba Gallà, valente Insegnante al locale Liceo Artistico, nonché scrittrice e feconda relatrice, alla quale si deve un forbito testo sullo stesso Istituto presso il quale insegna e vari ed interessanti interventi su Ipazia di Alessandria e su quant'altro.

E fra gli ultimi intervenuti, con buona grazia di tutti, così, per discutibile vezzo, mi annovero anche io.

Cefalù, 8 Aprile 2017

                                                                                                   Giuseppe Maggiore