Cefalù a passo di gambero

Ritratto di Angelo Sciortino

16 Ottobre 2017, 07:32 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Quando la civiltà, il diritto e la giustizia sono sconfitti in questa povera Italia (e recentemente anche a Cefalù), ai cittadini delusi e martoriati resta soltanto la speranza nelle Istituzioni europee e si ricorre a esse come ultima spiaggia.

Due sono le vicende, che esprimono bene la quantomeno anomala gestione dei poteri della Pubblica Amministrazione, tanto da dover ricorrere alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo.

Si tratta del diritto di usare un immobile esistente, non abusivo, (e quindi non di realizzare una nuova costruzione), di cui si ha la legittima proprietà acquisita secondo le norme del Codice Civile e come tale riconosciuta e tutelata dalla Costituzione Italiana.

Il cittadino ha chiesto, inoltrando istanza al Comune, di poter utilizzare il proprio bene, conformemente alle regole vigenti, adempiendo a tutti gli obblighi previsti dalle norme locali.

Ciò nonostante, l'Amministrazione non gli riconosce tale diritto, ragione per cui egli è stato costretto, a sua tutela, a ricorrere alla Giustizia Amministrativa.

Dopo essersi appellato a tutti i gradi di questa Giustizia, ottiene, finalmente, il riconoscimento anelato.

Ma, incredibilmente, non basta. L'Amministrazione non gli riconosce il formale atto di autorizzazione.

Questa “via Crucis” ha comportato ingenti spese ed estenuanti tensioni per i richiedenti. Tensioni che, dopo molti anni, possono sicuramente essere un idoneo presupposto per l'insorgenza di problemi di salute.

Si è capito che si tratta delle due vicende che riguardano l'edificio della nuova posta e di parte dell'immobile dove vi è attualmente il nuovo ufficio postale. Quest'ultimo acquistato in una pubblica asta da privati cittadini.

La disperante situazione ha suggerito agli interessati di adire alla Corte Europea per i diritti dell'Uomo per aver riconosciuto il diritto all'uso di un proprio bene esistente.

Questo accade a Cefalù, dove i pubblici poteri sono anche impegnati, con singolare protervia, alla gestione agitata e spesso illogica della Pubblica Amministrazione.

Siamo dunque passati dal riconoscimento internazionale dell'Unesco al pericolo di essere additati, sempre a livello internazionale, come negatori di giustizia e di diritto.