Dieta mediterranea e turismo

Ritratto di Angelo Sciortino

26 Novembre 2017, 14:29 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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La Dieta Mediterranea è stata riconosciuta dall'UNESCO Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità. Un patrimonio, che riunisce le abitudini alimentari dei popoli del bacino del Mar Mediterraneo (Italia, Spagna, Grecia, Marocco, Portogallo, Croazia e Cipro), consolidate nel corso dei secoli, rimaste pressoché immutate fino agli anni Cinquanta, e che va ben oltre una semplice lista di alimenti, ma riguarda la cultura di vita, le pratiche sociali, tradizionali e agricole.

Per restringerci a luoghi più vicini a noi, pensiamo alle Madonie, che possono vantare il più alto tasso di longevità. Non è raro, infatti, trovarvi persino numerosi centenari e ancora più numerosi novantenni. Si tratta di una dieta, che difende persino dalle malattie, come ripetevo pochi giorni fa, quando mi riferivo a due pericolosissimi tumori: quello del pancreas e del fegato.

Certo, dagli anni '50 la dieta mediterranea è stata soppiantata, nei grandi centri dell'Isola, dal consumo di alimenti venuti da fuori del Mediterraneo e persino dalla Cina. Ma è stata soppiantata pure, nell'alimentazione dei bambini, dalle patatine, dalla Coca Cola, dai wurstel e simili nemici della loro salute. Per non dire delle chewingum! Così facendo, va a farsi benedire la longevità delle Madonie e il nostro vivere in salute fin quasi alla fine dei nostri giorni terreni.

Ammetto che nelle grandi città come Palermo o Catania è difficile diffondere o riaffermare tale cultura dell'alimentazione, ma nei piccoli centri tutto è più semplice, purché lo si voglia. E Cefalù è, rispetto a Palermo o Catania, un piccolo centro, con il vantaggio di essere un centro turistico, che le permetterebbe di diffondere la cultura della dieta mediterranea, avvalendosi del contributo dei centri delle Madonie, nei cui territori si producono ancora i prodotti necessari a questa dieta. Tre sono i capisaldi di tali produzioni: l'ulivo, la vite e il grano. A esse dobbiamo aggiungere gli ortaggi e i formaggi.

Per far questo, però, l'Amministrazione dovrebbe farsi promotrice con i ristoratori e anche con gli albergatori, affinché se ne facciano promotori. È evidente che, perché essi se ne convincano, è più che necessario intanto che la cultura della dieta mediterranea, riconosciuta dall'Unesco, torni a essere la loro cultura e poi che ne traggano vantaggi economici. Provate a immaginare un grande cartello vicino a ogni ristorante con la scritta: QUI SI CUCINA SECONDO I PRINCIPI DELLA DIETA MEDITERRANEA e una pubblicità rivolta a tutti i turisti, per dire che si offre a Cefalù, insieme al mare e a panorami impareggiabili, anche la possibilità di provare o di ritrovare la cucina mediterranea. Altro che street food! Altro che la sagra della pasta a taianu! Due iniziative, che danno certamente un contributo alla diffusione delle nostre tradizioni culinarie, ma che durano solo lo spazio di un giorno e non hanno la diffusione, che avrebbero, se sfruttate come suggerisco.

Spero di vedere qualcosa muoversi in questo senso prima della mia partenza. Muoversi nei fatti e non nelle chiacchiere, che non soltanto non cambiano nulla, ma peggiorano l'esistente.