Rischiamo di perdere la soprintendenza

Ritratto di Angelo Sciortino

17 Aprile 2018, 23:13 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Nel seguente articolo del Fatto Quotidiano (https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/03/26/sicilia-un-refuso-nella-legge-finanziaria-abolisce-le-soprintendenze-per-i-beni-culturali-correggiamo-incompetenti/4252836/) è spiegato quel ch'è accaduto. Il rischio, cioè, di lasciare la Sicilia senza le soprintendenze per i beni culturali. Siamo certi, però, che se ne sarebbe sentita la mancanza?

Noi di Cefalù sappiamo bene a che cosa è servita la soprintendenza. È servita a complicare la vita persino a coloro che volevano aprire una semplice finestra, ma non a impedire quello che ognuno vede, quando cammina per le vie della città. La parte cosiddetta nuova con palazzoni di dubbio gusto e, nella parte che è nata allo Spinito, senza strade, come senza una vera strada è persino l'ospedale. Se poi si fa attenzione allo stato del muro di sostegno del sagrato della Cattedrale, bene Unesco, ci si accorge che esso è indegno di fare da contorno a un luogo sacro e di grande pregio artistico, perché non siamo stati capaci di ripulirlo e di coprire le tante mancanze di intonaco.

Non parliamo poi delle tristi condizioni d'abbandono della Rocca o del rione Giudecca, offesa non soltanto alla vista, ma anche all'olfatto. Se poi aggiungiamo le costruzione della Calura, che scendono fino al mare, e qualche spiaggetta coperta da cemento o al nuovo Club Med in via di completamento, ci viene spontaneo chiederci: dov'era la soprintendenza? Dov'era quell'accozzaglia burocratica, che ha chiuso gli occhi di fronte a tutto ciò? Era forse, insieme a qualche membro dell'Ufficio Tecnico del comune, a misurare una recinzione o un muro di confine di appena venti centimetri d'altezza? O a misurare se una finestra era larga oltre 3 centimetri del concesso?

Di una simile soprintendenza possiamo farne a meno, a condizione però che impariamo ad avere rispetto noi per primi di ciò che la natura e gli uomini del passato ci hanno regalato. Se dovesse restare una simile soprintendenza, essa servirebbe soltanto a scaricare le responsabilità di chi male ci amministra, perché potrà sempre dire: lo ha consentito chi aveva l'autorità e la conoscenza per impedirlo, come se anch'egli non avesse avuto l'obbligo di opporsi per difendere l'ambiente e l'arte del comune, che amministra. Se lo facesse, potrebbe educare i cittadini ad amare concretamente e non soltanto con le parole il loro ambiente e i grandi lasciti artistici, non dando l'esempio di essere invece bravo ad azionare le saracinesche.

Non so come finirà la questione, ma so che, comunque finirà, casa nostra e il nostro ambiente naturale e artistico dobbiamo imparare a difenderlo noi, anche scegliendo con maggiore consapevolezza a chi affidarlo.