Cefalù negli anni '50

Ritratto di Angelo Sciortino

4 Ottobre 2018, 11:53 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Camminando per le strade di Cefalù e guardandosi intorno, per chi come me la conobbe bene negli anni '50 sorge una domanda spontanea: dov'è finito quel paese pulito, che già negli anni '30 e '40 ospitava a Gibilmanna tanti turisti, che vi trascorrevano le loro vacanze? Dove sono finiti quei turisti, che conoscevano e amavano Cefalù e cercavano di conoscerne la cultura e la storia? E dove sono finiti quei cefalutani, che erano felici di raccontarla o di spiegarla?

Non è rimasto quasi nulla! Non è rimasto il mare pulito; non abbiamo più acqua potabile; non sono rimasti i bei paesaggi, che ristoravano il corpo e l'anima; sono rimaste poche persone garbate e disponibili con i turisti; le conversazioni non riguardano più la storia di Cefalù e i progetti per il suo futuro, ma qualche partita di calcio o i fatti altrui. Se invece fai notare le cose che no vanno, ti scontri con l'accusa che tu non ami Cefalù, perché ne sottolinei gli aspetti negativi. Mai nessuno, anche da parte dell'Amministrazione, che dica e faccia qualcosa per cancellare tali aspetti negativi. E costoro pretenderebbero di voler bene a Cefalù!

Ma di che cosa mi meraviglio? Ormai, se vuoi vivere tranquillo a Cefalù (e forse anche in Italia) devi seguire il consiglio di Epicuro e “vivere nascostamente”; vivere nascondendo i tuoi giudizi, per non disturbare gli altri, che mai si esprimerebbero coraggiosamente, a viso aperto. In questo modo ogni potere, dal semplice consigliere al sindaco, non ha bisogno di essere autorevole, perché gli basta essere autoritario. E quando si è autoritari, quando un potere liberamente eletto diviene autoritario, muore la nostra dignità. Non mi dà pace che ci siano uomini non in grado di guardare i propri figli negli occhi e non arrossire per la vergogna della loro indegnità.

Ora basta, però. Devo cercare di chiudere gli occhi e ripensare Cefalù com'era; devo ripensare al mio saggio maestro delle elementari, Cannici; devo chiudere gli occhi e rivedere le mie gite scolastiche a Pietragrossa, a Santa Lucia a raccogliere murtidda; devo assentarmi per non piangere.