Dove sono i miei Maestri e chi li legge ancora?

Ritratto di Angelo Sciortino

14 Ottobre 2018, 21:18 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Le riflessioni di Friedrich A. von Hayek, Karl Popper, Luigi Einaudi, Milton Friedman e Amarthia Sen hanno contribuito a formare o a confermare le mie opinioni in materia di politica e di economia, non meno, però, quelle morali. Essi sono stati per me quelli che un tempo si chiamavano Maestri. Lo sono stati con i loro scritti, ma soprattutto con l'esempio. Tralascio tanti altri Autori, che meriterebbero un grande posto nella mia crescita culturale, ma non posso dimenticare Democrito, il filosofo greco vissuto dal 460 al 371 A.C. Egli fu il primo creatore della teoria soggettiva del valore.

Un altro libertario anarco-individualista fu il cinese Chuang Tzu (369 – c. 286 a.C.). Oltre a rifiutare lo stato e ad argomentare in favore del libero mercato senza se e senza ma, Chuang Tzu fu il primo teorizzatore dell’ordine spontaneo (l’ordine che è il risultato delle azioni delle persone ma non della progettazione di qualcuno: p. es. una lingua; un’economia di mercato: catallassi era il termine coniato da von Hayek per descrivere l'ordine spontaneo): “Il buon ordine emerge spontaneamente quando non si interferisce con le azioni degli uomini”.

Tutti gli Autori citati non li legge quasi nessuno più. Lo stesso Democrito viene appena nominato nei testi scolastici di storia della filosofia. In un simile panorama d'ignoranza e di incultura non è strano leggere molti interventi sui social, che altro non sono, se non l'esempio dell'arroganza, della presunzione e dell'ignoranza di chi li scrive. Fosse soltanto questo il male non ci sarebbe gran meraviglia. Accade, invece, che le stesse dichiarazioni dei politici odierni non si discostino troppo da tali commentatori, entrando così a far parte di diritto dell'attuale panorama (in)culturale. Così, però, vengono meno le speranze di correggere i propri errori.

Vero è che, come diceva Chuang Tzu, “I libri che hai studiato sono soltanto le impronte cancellate dei passi dei saggi del passato. Queste impronte sono lasciate da loro scarpe, ma non sono quelle scarpe.”, ma sono pur sempre qualcosa che ci aiuta a camminare nella vita. Una cosa che non potremmo fare, se non indossassimo tali scarpe degli antichi saggi. Oggi, purtroppo, si vedono tanti uomini camminare scalzi, senza le scarpe che un tempo furono dei saggi. In uno stato democratico, a democrazia diretta come si vorrebbe quello italiano da parte dell'attuale governo, comincia a diventare temibile scoprire che gli “scalzi” sono troppi e che stanno diventando troppo pretenziosi. Non per nulla Hayek proponeva un rafforzamento della democrazia rappresentativa, come può leggersi nel suo Legge, legislazione e libertà. Per brevità non descrivo la sua proposta, ma quando ancora giovane ne venni a conoscenza, ne rimasi conquistato e convinto.

Oggi, purtroppo, mi tocca misurarmi con chi dice a ogni piè sospinto di avere ragione, perché la maggioranza la pensa come lui. Mi verrebbe da chiedergli: che scarpe indossano i membri di tale maggioranza? Non lo faccio, perché temo di passare ai suoi occhi come un presuntuoso come lui, ma in cuor mio sento tanto compatimento per lui e per coloro che subiranno le conseguenze della sua saccenteria. Ma non mi stancherò di farlo, per due ragioni: perché se non lo facessi sarei indegno dei miei maestri e un po' perché spero di aiutare chi per adesso ha la mente offuscata dal male ricevuto dai precedenti governi, non rendendosi conto che è stato egli stesso a sceglierli e quindi a farsi del male.

Proprio in questi giorni è uscito un libro di Francesco Saraceno, che tenta di spiegare come possano ripetersi – in peggio – gli errori del passato. Viviamo anni di dissesti economici e finanziari, ma per fortuna lo studio della storia economica aiuta leader politici a evitare errori già commessi in passato. Giusto? No, sbagliato!: il libro scritto da Francesco Saraceno "La scienza inutile. Tutto quello che non abbiamo voluto imparare dall'economia" edito da Luiss University Press, mostra proprio come la negligenza dei policy makers e persino degli stessi economisti nello studio delle vicende economiche mondiali sia uno dei fattori dell’aggravarsi dei momenti di crisi.

Il libro ripercorre la storia e la lotta delle idee lungo tutta la storia del moderno pensiero economico, dalla Grande depressione all’attuale crisi del sistema bancario, dimostrando come i tanti interventi sbagliati a livello politico e istituzionale rientrino tutti all’interno di un ciclo di corsi e ricorsi storici che si ripetono più volte, e ogni volta peggio. Il racconto è inframezzato da una serie di approfondimenti che mostrano come la conoscenza del pensiero economico ci aiuterebbe a capire fenomeni attuali.

E adesso basta. Chi vuole capire e crescere non deve far altro che leggere e capire, solo dopo potrà parlare.