RADDOPPIO FERROVIARIO: a destare preoccupazione è l’assordante silenzio sulla fermata sotterranea

Ritratto di Saro Di Paola

3 Giugno 2019, 19:36 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Nel mio post sul raddoppio (www.qualecefalu.it/node/23144) ho scritto che a destare preoccupazione è l’assordante silenzio sulla fermata sotterranea.

L’ho scritto perché della fermata sotterranea di Cefalù non si parla più pubblicamente dal 25 novembre del 2016.
Quel giorno il Consiglio comunale venne chiamato a “ratificare” la richiesta di variante alla galleria di sfollamento, che, “su indirizzo del Sindaco”, il Responsabile del Settore LL.PP. e Pianificazione Urbanistica, Ing. Ivan Joseph Duca Ph.D, il 5 luglio del 2016, aveva proposto di avanzare, alla TOTO Costruzioni Generali ed alla RFI, per recepire “il suggerimento di spostare la galleria di sfollamento o, quantomeno, la rampa di uscita in pendenza in un’altra zona senza preesistenze in superficie”, che il Prof. Fabio Cafiso aveva formulato nella "relazione sulle refluenze di natura geotecnica relative alla realizzazione della galleria di sfollamento”, che l’Amministrazione gli aveva, appositamente, commissionato (www.qualecefalu.it/node/20134).

Eppure di motivi per parlare della fermata sotterranea ve ne sarebbero.
Eccome!

Se è vero come è vero che, in quella seduta del Consiglio comunale, il Sindaco Lapunzina ebbe a dire:

“L’ing. Cafiso (nella sua relazione) è stato buono, con una telefonata successiva mi ha detto ”io sono contento se vengono l’ing. Palazzo e i tecnici dell’Italferr, avremmo da discutere parecchio sulle soluzioni progettuali perché le sciocchezze che sono state combinate in questo progetto sono più di una””.

Se è vero come è vero che, a giudicare dal contenuto e dal tenore della risposta (www.qualecefalu.it/node/20015), che  l’Ing. Palazzo diede alla richiesta di variante alla galleria di sfollamento che il Sindaco gli aveva inoltrato nel luglio del 2016, “le sciocchezze” sarebbero tutte nella relazione del Prof. Cafiso. 
Scrisse, infatti, l’Ing. Palazzo:
“i pericoli prefigurati per i fabbricati,  contrariamente a quanto sostenuto dal Prof. Cafiso, sono stati scongiurati dal fatto che  il progetto tiene già debitamente conto delle caratteristiche del terreno attraversato e che  le escursioni piezometriche siano già avvenute e che, quindi, anche le relative deformazioni siano state già acquisite dal terreno e dai fabbricati sovrastanti”.

Eppure, i meccanismi geotecnici che, per la scadente qualità dei terreni attraversati, lo scavo col metodo tradizionale della galleria di sfollamento avrebbe potuto innescare negli edifici e nella viabilità della zona urbanizzata sottopassata dalla galleria medesima e che Cafiso prefigurò nei due grafici che seguono

sono in tutto eguali al meccanismo geotecnico, di cui mi sono più volte occupato e che altro Geologo, il dott. Pietro Todaro, ha così rappresentato, per il caso di Vicolo Bernava a Palermo.

Un meccanismo che, in quel di Palermo, l’acqua della falda idrica innescò per aver fatto scivolare la sabbia del banco attraversato all’interno della galleria dispari del passante ferroviario.
Un meccanismo che provocò lo svuotamento del sottosuolo, la decompressione del terreno di fondazione degli edifici prospicienti il vicolo, il loro danneggiamento al punto di renderli inagibili.
Con il risultato che i lavori di completamento di soli 58 metri della canna dispari del passante ferroviario di Palermo, bloccati nel 2012,  sono ancora fermi nel giugno del 2019.

Eppure, i meccanismi prefigurati dal Prof. Cafiso per i fabbricati dello Spinito sottopassati dalla galleria di sfollamento e/o ad essa vicini, sono in tutto uguali a quelli che potranno verificarsi nei fabbricati di Pietragrossa, che saranno sottopassati dalla galleria superficiale di accesso alla fermata e da quella del mezzanino e/o nei fabbricati che saranno ad esse vicini.

I meccanismi sono uguali perché uguali, se non peggiori perché assolutamente privi di coesione, sono le caratteristiche dei terreni attraversati.

Col metodo tradizionale non si può scavare sotto la sabbia e nella sabbia.
Per di più in presenza d’acqua.
Ed a Pietragrossa l’acqua è più superficiale di quanto non lo sia allo Spinito.
A Pietragrossa l’acqua sgorga da sempre.
Ininterrottamente.

   
   

L'acqua di Pietragrossa, prima che venisse realizzato l’EGV CENTER, fuorusciva, addirittura, alla quota della via Roma,

   

veniva raccolta nella “gebbia” attaccata alla "fontana", che si intravede tra la vegetazione a ridosso della scala per la stazione, per essere utilizzata nella irrigazione degli orti di quello che, allora, era il Giardino Belvedere.

Tanto è stato e tanto è.
Ci siano state o non ci siano state, ci siano o non ci siano "sciocchezze" nel progetto "esecutivo", nessuno parla più della fermata sotterranea.
Perchè?

Personalmente, un’idea me la sono fatta: la fermata di Cefalù non interessa più di tanto.
Infatti, dopo il bla bla bla degli ultimi 41 anni e dopo quello che ci sarà, certamente, nei prossimi, alla fine, male che dovesse andare, Cefalù di fermate ne avrà due.
Quella di Castelbuono, ad Est.
Quella di Lascari, ad Ovest.

Saro Di Paola, 3 giugno 2019