Il regista Pippo Maggiore al “Cenacolo Letterario”

Ritratto di Enzo Rosso

25 Febbraio 2020, 16:50 - Enzo Rosso   [suoi interventi e commenti]

Versione stampabileInvia per email

Domenica, 23 febbraio, la sede cittadina del Cenacolo Letterario “Via XXV Novembre”, facente capo al pluripremiato poeta Antonio Barracato, già per molti altri versi artistici conosciuto, si è trasformata per una sera in un vero e proprio cinema d'Essai.

È stato infatti proiettato il film di produzione Indipendente dal titolo “Gli ultimi 20 minuti” di Giuseppe Maggiore, con Angelo Martino, Teresa Giardina, Uccio Calderone, Vincenzo Bianca e Salvatore Di Paola come interpreti principali.

Operatore alla macchina, Giorgio Bianca; edizione in digitale, Toti Coco.

Fotografie di Antonio Barracato

Presenti all’incontro, lo stesso Presidente del detto Sodalizio, Barracato, che ha aperto la serata, in una sala gremita in ogni ordine di posti.

Fra gli intervenuti: Silvia Patti, Miriam Cerami col marito, lo stesso Giorgio Bianca, Maria ed Aldo Livecchi, Cicco Dolce, Michele Bruno, Carla Maggiore, Lia Maggiore, Werner Seide, Mirella Maggiore, Adriana Galati, Flavio Ventura, Enzo Rosso, estensore della presente nota.

Il film, che si rifà ai dettami culturali del "Kammerspiel", rigorosamente girato in bianco e nero con effetti di luci dal vago sapore riconducibile all’espressionismo tedesco, è esattamente durato 20 minuti ed è un lavoro che indiscutibilmente si pone contro la pena capitale nel mondo trattando dei pensieri, delle ubbie, delle paure e delle speranze che ipoteticamente possono attraversare il cervello umano di un condannato a morte negli ultimi 20 minuti antecedenti alla sua esecuzione.

C'è da dire che si tratta di un vero e proprio reperto archeologico nel senso positivo del termine; infatti il film è stato girato quasi 60 fa (nel 1961), quando girare un film era un affare grosso, che richiedeva perizia, tecnica, conoscenza della grammatica e della sintassi del cinema, conoscenze che il Maggiore mostra di possedere con sicurezza e maestria. Non si poteva improvvisare, data la complessità delle macchine da presa e dei relativi supporti.

   

Il regista Maggiore, mediante una sapiente sequenza di inquadrature e di commento sonoro, ha saputo magistralmente fare entrare lo spettatore nella mente di un condannato a morte, svelandone le angosce, i pentimenti, i rimorsi. Molto suggestivo il finale: l'unica via d'uscita si rivelerà la follia, ultimo rifugio di un uomo disperato.

Un ulteriore fascino al film è dato dalla pellicola in bianco e nero, un bianco e nero che definirei “drammatico”; esso, infatti, nei primi piani sembra, come un raggio laser, scandagliare il cervello del condannato e fare emergere il fluire dei suoi pensieri disperati.

Il film, inoltre, è scandito dall'ossessivo ticchettìo di una grossa sveglia, una sveglia decrepita e lercia, a indicare non solo che il tempo che resta da vivere al condannato è un tempo miserabile, ma rappresenta anche una anticipazione di cosa di lì a poco diventerà il suo corpo, un corpo in disfacimento.

Giova anche mettere in risalto che il Nostro fu un precursore dell'abolizione della pena di morte. Nel 1961, infatti, ancora molti Stati europei la contemplavano nei loro codici penali. Ad esempio, in Francia la pena di morte fu abolita solo nel 1981, come anche in Germania, in Russia nel 1996, in Inghilterra nel 1969.

Ciò dimostra anche l'impegno civile del regista, nonché la sua sensibilità umana, come del resto si evince dal film stesso.

Uno scrosciante e meritato applauso ha suggellato la fine del film, mentre il regista ha ringraziato gli intervenuti e l’anfitrione.

Cefalù, 25 Febbraio 2020.

                                                            Enzo Rosso