Covid19 e caos politico

Ritratto di Angelo Sciortino

22 Marzo 2020, 18:06 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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In questo particolare e preoccupante momento di lotta alla pandemia mi accade quotidianamente di leggere di decreti nazionali e regionali, che mi lasciano spesso perplesso e mi fanno sospettare che forse chi ci governa insiste negli errori, che da decenni hanno determinato la decadenza italiana.

Mi viene in mente il greco Senofonte, quando usava il termine euprassia [dal gr. εὐπραξία, comp. Di εὖ “bene” e tema di πράσσω “operare”] per indicare un comportamento buono e conforme alle leggi, con riferimento soprattutto all'ideale morale. Mi viene in mente non perché credo che il comportamento dei nostri attuali politici si richiami all'ideale dell'euprassia, cioè del corretto agire, quanto piuttosto perché esso somiglia sempre più a una disprassia, che indica invece una sorta di incapacità di eseguire un'azione correttamente diretta a uno scopo preciso.

È possibile, mi chiedo, che di fronte al rischio mortale della diffusione di un virus ci si attenga a comportamenti e scelte neo-giacobine, delle quali anche chi ha conoscenze scolastiche della storia sa quanto danno portano a una nazione? Possibile che da parte dei politici al governo e di quelli all'opposizione vengano partoriti consigli e decisioni, che mai potranno risolvere il problema?

Probabilmente e sperabilmente arriverà un vaccino, che ci libererà dal pericolo epidemico, ma se questo accadrà, lo si dovrà alla scienza e non certo alla politica. Anzi, la politica tornerà, scampato il pericolo, a mortificare la scienza, la ricerca e la cultura; continuerà nel suo giacobinismo offensivo per la ripresa di una democrazia partecipata, perché farà in modo di lasciare nell'ignoranza fette di popolo sempre più numerose.

Non ci si può aspettare altro, se nessuno riesce nemmeno a decidere sulla chiusura dell'anno scolastico. E le scuole? Quando potranno riaprire le scuole? Al ministero della Pubblica Istruzione si prendono in considerazione varie ipotesi. La prima, quella meno probabile, prevede il ritorno per il 19 aprile, cioè dopo Pasqua. La seconda il 3 maggio per avere la possibilità di concludere regolarmente l’anno. La terza direttamente a settembre, facendo automaticamente iscrivere gli studenti all’anno successivo a quello in corso. L’incertezza è giustificata dall’andamento incontrollato della pandemia, ma anche dai dubbi della ministra Lucia Azzolina, che un giorno la pensa in un modo e l’altro in modo diverso. Incerta a tutto, tranne nella scelta del colore del rossetto che si ripassa sulle labbra.

È probabile che altrove nel mondo questa epidemia resterà come uno spartiacque nella storia. Altrove, ma non in Italia, perché quando essa finirà e il Covid19 sarà debellato, queste indecisioni permetteranno all'attuale classe politica di riprendere la sua attività mistificatoria, deludendo sempre più l'elettorato, magari facendogli desiderare l'uomo forte, l'isolamento dal resto del mondo e quindi l'autarchia tristemente famosa per aver caratterizzato il più triste ventennio italiano. Se fossi un egoista, il pensiero che la mia età non mi farebbe vivere tale triste domani mi darebbe consolazione e tranquillità, ma purtroppo non sono un egoista e vivo questo momento non con la paura di una infezione del Covid19, ma con quella più grave e più duratura del virus dell'ignoranza e, se me lo consentite, della disprassia che dominerà in Italia.

Commenti

Il signor Luigi Di Maio, usando il cattivo neologismo “infodemia”, che indica una epidemia di cattiva informazione – ma perché non lo dice al presidente Conte? - aveva tentato di minimizzare il pericolo dell'epidemia di Covid 19. Non vorrei contribuire a tale “infodemia”, perciò preciso quanto segue.

Non abbiamo mai visto un'economia fermarsi così, neanche in tempo di guerra. Combattere la pestilenza non può voler dire generare la carestia.

Le rassicurazioni dei leader, tra l'altro, hanno confuso la popolazione italiana.

Il 27 febbraio, mentre Zingaretti pubblicava la foto dell’aperitivo, il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ex leader del Movimento 5 Stelle, teneva una conferenza stampa a Roma.

Siamo passati in Italia da un rischio epidemia a un’infodemia”, ha dichiarato Di Maio, denigrando la copertura mediatica che aveva messo in evidenza la minaccia del contagio e aggiungendo che solo lo “0,089%” della popolazione italiana era stata messa in quarantena.

A Milano, a pochi chilometri dal centro dell’epidemia, il sindaco Beppe Sala ha pubblicizzato la campagna “Milano non si ferma” e il Duomo, simbolo della città e attrazione turistica, è stato riaperto al pubblico. La gente è uscita per le strade.

Ma al sesto piano della sede del governo regionale a Milano, Giacomo Grasselli, coordinatore delle unità di terapia intensiva in tutta la Lombardia, ha visto aumentare i numeri e si è rapidamente reso conto del fatto che sarebbe stato impossibile curare tutti i malati se i contagi fossero continuati ad aumentare.

Un epidemiologo ha mostrato le curve del contagio. Il sistema sanitario della regione, di indubbia efficienza, stava andando incontro a una situazione catastrofica.

In una conferenza stampa a sorpresa alle ore 2:00 del mattino dell’8 marzo, quando 7.375 persone erano già risultate positive al test del coronavirus e 366 erano decedute, Conte ha annunciato la straordinaria decisione di limitare gli spostamenti per circa un quarto della popolazione italiana nelle regioni settentrionali, locomotiva economica del paese.

Adesso decidete voi chi sono gli autori della “infodemia”.