Il pericolo che la pandemia venga utilizzata per imporre un eccessivo potere statale

Ritratto di Angelo Sciortino

28 Marzo 2020, 11:27 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Questa pandemia da coronavirus sta causando, secondo me, danni maggiori dei contagi e persino di quelli che sicuramente ne deriveranno al nostro sistema economico. Mi rifaccio a due pensatori per tentare di spiegare la mia opinione.

La regola fondamentale per decidere se qualcuno, governo compreso, è giustificato nell’uso della forza per farci fare qualcosa che non vogliamo fare è il principio di non aggressione (NAP). Come ha scritto Murray Rothbard in “Guerra, pace e lo Stato”: “Nessuno può minacciare o commettere violenza (“aggressione”) contro la persona o la proprietà di un altro uomo. La violenza può essere usata solo contro l’uomo che la commette, solo per difendersi dalla sua aggressione. In breve, nessuna violenza può essere usata contro un non aggressore”.

All’inizio si potrebbe pensare di poter usare il NAP per giustificare le quarantene forzate contro il coronavirus. Supponiamo che qualcuno avesse una malattia mortale che si potrebbe diffondere, se si venisse a contatto. Probabilmente la persona vorrebbe isolarsi e non infettare gli altri, ma se si rifiutasse, non sarebbe giustificato isolare la persona e le persone in pericolo? È una minaccia per gli altri, anche se non ha intenzione di far loro del male?

Scriveva Bruno Leoni: “Il fatto che i legislatori, almeno in occidente, si astengano ancora dall’interferire in alcuni campi dell’attività individuale – come parlare, scegliere il coniuge, indossare un tipo determinato di abbigliamento, viaggiare – nasconde di solito il crudo fatto che essi hanno effettivamente il potere di interferire in questi ambiti.

Nessuna meraviglia che Leoni non abbia incluso fra queste attività individuali “uscire di casa” oppure “uscire dal proprio comune” oppure “organizzare un funerale per una persona cara”, probabilmente perché un’interferenza dello Stato in questi campi dell’attività individuale stava di là dalla sua stessa immaginazione.

Se qualcuno aveva bisogno di un ulteriore riscontro al fatto che il potere dello Stato (democratico o meno che sia) è illimitato, oggi non può non vederlo.

Il fatto chiave della malattia è che ne sappiamo molto poco. Parliamo del “coronavirus”, ma non sappiamo se la malattia sia causata da un virus. In realtà ci sono molte prove del contrario. Bill Sardi ha intervistato un rinomato esperto di malattie infettive, il dottor Lawrence Bronxmeyer, il quale ha sottolineato che “gli antibiotici non possono essere usati per i virus; ma se è un virus, allora perché i farmaci antivirali non funzionano, ma gli antibiotici sì?”

Il problema non è che lo Stato sta chiudendo in casa le persone e, sostituendosi alle scelte degli individui, distruggendo quel poco che resta e resiste del sistema produttivo nel nome di un arbitrariamente definito “bene comune”. Il problema è che può farlo legalmente. E poteva farlo legalmente anche ieri. Il problema, in altre parole, è che (oggi come ieri) il suo potere coercitivo è appunto illimitato.

Nella più piccola imposizione fiscale come nella più piccola regolamentazione statale, per esempio, che esula dal principio di non aggressione (principio che è incompatibile con tutti i privilegi statali e quindi con lo Stato stesso) stanno in nuce i più grandi campi di concentramento. Infatti, quell’imposizione fiscale e quella regolamentazione non sarebbero possibili senza un potere coercitivo arbitrario e illimitato. E un potere coercitivo arbitrario e illimitato tende necessariamente a espandersi, approfittando soprattutto dei momenti di emergenza, come l'attuale.

Lo so che in questo momento a prevalere è la paura del virus, alimentata anche dall'informazione e dalla politica, per cui non pochi sono incapaci di accorgersi di quale pericolo vero li minaccia. Un pericolo, però, che non deve nascondersi, nell'interesse della libertà, della democrazia e della dignità dei cittadini.