Lo strumento con il quale sono ingannati i lavoratori

Ritratto di Angelo Sciortino

14 Giugno 2020, 19:56 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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È innegabile che la forza della cattiva politica derivi dalla scarsa partecipazione dei cittadini, che prendono le loro decisioni elettorali con poca conoscenza degli errori commessi la volta precedente e di quelli che si accingono a commettere con la propria scelta. In parte, ne convengo, è colpa della pigrizia a informarsi degli stessi cittadini, ma talvolta è colpa degli stessi politici, che con marchingegni vari riescono a nascondere la realtà.

Un esempio di questa loro abilità a nascondere persino i danni economici arrecati agli stessi lavoratori è la legge del sostituto d'imposta. Il datore di lavoro, il tanto disprezzato libero imprenditore, grazie a questa legge è costretto a lavorare gratuitamente per lo Stato per operare le trattenute dalle buste paga dei suoi dipendenti. In questo modo consegna al lavoratore uno stipendio di 1000 euro e allo Stato altri 800 euro. Il lavoratore non si accorge che la sua retribuzione effettiva è di 1.800 euro, ma ne riceve soltanto 1000, perché 800 glieli prende lo Stato. Non accorgendosene, il povero lavoratore indirizza le sue proteste contro il datore di lavoro, ma mai contro i veri responsabili del danno subito; contro quei politici, che lo derubano con destrezza per poi finanziare i loro partiti e le loro follie. E non solo, con il ricavato acquistano clientele per perpetuarsi!

È evidente che tutto ciò non viene osservato dalla stragrande maggioranza degli elettori, che hanno così permesso il progredire dello statalismo, al quale si affidano per lavorare e vivere. Nessuna meraviglia, quindi, se al primo politico che promette gli vanno dietro come se andassero dietro al santo protettore in una processione religiosa, non rendendosi conto che quel politico è uno dei tanti che, in combutta con altri politici, lo sta derubando dei frutti del suo lavoro.

L'unico modo per aprirgli gli occhi è l'abolizione del sostituto d'imposta. In assenza di questo assurdo strumento, infatti, egli sarebbe consapevole di quanto gli viene tolto. Questa consapevolezza lo spingerebbe a un giudizio più obbiettivo e allora la sua scelta elettorale non sarebbe più diretta dalla politica clientelare; si accorgerebbe di chi lo governa male e vi sarebbe non solo la speranza di “ripartire”, come dicono i governanti di oggi, ma anche la speranza di ritornare ai successi del Dopoguerra, che permisero alla lira di guadagnarsi poco dopo un decennio dalla fine della guerra l'oscar quale migliore moneta del mondo! Era il 1961.

È questo il motivo per cui non ritengo idonee le tante proposte sia degli imprenditori e sia dei vari politici, perché le soluzioni, che chiedono o offrono, non risolvono il problema alla radice; non sono in grado di abolire lo strumento ingannevole del sostituto d'imposta, che per decenni ha nascosto ai cittadini la razzia dello Stato del loro guadagno.