Il Grande Inquisitore a Cefalù

Ritratto di Angelo Sciortino

5 Luglio 2020, 20:27 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Le recenti polemiche sulle attività economico-finanziarie della Chiesa di Cefalù mi hanno riportato alla memoria una lettura della mia giovinezza.

Leggenda del Grande Inquisitore” incastonata nella II parte, nel V libro, nel V capitolo di quel capolavoro che sono I fratelli Karamazov.

Lo scrittore russo completava queste pagine un paio di anni prima della sua morte: era il 1879, ed egli stesso confessava che questo era il “culmine” del romanzo. Cristo, nel carcere dell'Inquisizione della Siviglia del XVI secolo, è ininterrottamente contestato dal vecchio Inquisitore dal “volto scarno e dagli occhi infossati che mandano ancora una luce simile a una scintilla di fuoco”. E la prima e fondamentale domanda è: “Perché sei venuto a disturbarci? Lo sai anche tu che sei tornato a disturbarci”. E l'ultimo, violento monito sarà: “Vattene e non venire più- non venire mai- mai, mai!”.

Cristo tace sempre di fronte alla valanga di accuse dell'Inquisitore, che gli contesta di essere un pericolo per la quiete amorfa dell'umanità, alla quale ha portato la libertà, la coscienza, la responsabilità, alla quale ha insegnato il senso segreto del dolore e nel cui cuore ha deposto il seme dell'amore. Cristo, anzi, donerà la sua vita per questa folla che “oggi bacia i suoi piedi e domani si precipiterà ad attizzare il fuoco del rogo” ove incenerire una presenza così forte e scomoda.

Che dire della somiglianza dell'attuale Itinerario della Bellezza con le parole del Grande Inquisitore? Un itinerario della bellezza, ma non dello spirito! La “quiete amorfa dell'umanità!