Tasse comunali: nuove aliquote o aliquote meno vessatorie?

Ritratto di Angelo Sciortino

4 Ottobre 2020, 17:57 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

Versione stampabileInvia per email

Fra due giorni l'Amministrazione presenterà al Consiglio comunale la sua proposta per la determinazione delle aliquote della TARI, dell'IMU e di altri simili balzelli. In attesa di leggere tale proposta, mi limito ad alcune considerazioni generali, attingendo agli esempi storici, nei quali la tassazione determinò un danno all'economia. Non spero che essa riesca a convincere il Consiglio a riflettere sulla proposta da approvare, valutandone il criterio e, ove questo non fosse ragionevole, le eventuali conseguenze negative.

In Gallia, durante il declino dell'Impero Romano, "così numerosi erano i ricevitori rispetto ai pagatori, e così enorme il peso della tassazione, che l'operaio si ruppe, le pianure diventarono deserti e i boschi crebbero dove era stato l'aratro ." Allo stesso modo, quando si avvicinava la Rivoluzione francese, i fardelli pubblici erano diventati tali, che molte fattorie erano rimaste incolte e molte erano deserte: un quarto del suolo era completamente abbandonato; e in alcune province la metà era nella brughiera. Né siamo stati senza incidenti di natura affine a casa. Oltre al fatto che in base alla vecchia legge sui poveri le tariffe in alcune parrocchie erano salite alla metà dell'affitto e che in vari luoghi le fattorie giacevano inattive.

Se questi due riferimenti storici vi sembrano troppo lontani nel tempo, eccovi un riferimento al primo ventennio dell'Unità, svoltosi attorno alla polemica tra Francesco Ferrara e Luigi Luzzatti. Il primo considerava che la tassazione non dovesse mai mettere in forse il corretto rapporto tra cittadini e Stato, se non si voleva che questi ultimi si trasformassero in sudditi. Inutile dire che la sua posizione risultò perdente di fronte a quella di Luzzatti, che invece considerava i contribuenti veri e propri sudditi, che dovevano pagare anche quando lo Stato non dava nulla in cambio.

Questa posizione permise a Mussolini di trovarsi a disposizione un paese di sudditi, pronti all'ubbidienza. Soltanto dopo la II Guerra Luigi Einaudi riuscì ad affermare la validità dei proncipi propugnati da Francesco Ferrara. E il risultato fu il boom economico.

Durò poco, però. A partire dal '63 Luzzatti riguadagnò seguaci nella DC di sinistra, nel PSI e nello stesso PCI, che non era al governo, ma esercitava su di esso un grande ricatto, avendo esso il controllo dei sindacati. Quando, infine, sono arrivati i governi degli ultimi quarant'anni, questi hanno continuato a ispirarsi a Luzzatti, portando il deficit italiano a circa il 140% del prodotto interno. Per ottenere tutto ciò, si sono affidati alla fantasia; il canone RAI lo hanno chiamato tributo e lo fanno pagare sulla bolletta della luce; su tale bolletta hanno fatto gravare i vari oneri, che ne hanno triplicato il costo rispetto ai consumi reali; per l'IMU, poi, non viene imposto un pagamento quando si sfrutta un terreno per costruirvi, ma soltanto perché un Comune lo ha dichiarato edificabile, per cui bisogna pagare come se già vi costruissimo, anche se forse non vi costruiremo mai, perché amiamo conservarlo con il suo uliveto.

Ecco, mi piacerebbe che i consiglieri comunali riflettessero su queste cose nel momento in cui esamineranno la proposta dell'Amministrazione. Su queste cose, ma anche sul pericolo che aliquote alte potrebbero rappresentare per lo sviluppo anche turistico di Cefalù. Dubito che lo faranno, visti gli esempi degli ultimi anni, ma lo spero, per i cittadini di oggi e per quelli di domani.

Non appena ci sarà il dibattito consiliare, tornerò sull'argomento.