250° anniversario della nascita di Beethoven

Ritratto di Angelo Sciortino

16 Dicembre 2020, 20:10 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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In questo mese di dicembre festeggiamo il 250° anniversario della nascita di Ludwig Beethoven, uno dei più grandi geni, se non il più grande, della musica. Un genio, nonostante egli sia nato da un padre alcolizzato e da una madre tisica; da un matrimonio, cioè, che il cosiddetto buonsenso non avrebbe permesso, privandoci così di quell'unica probabilità su un milione di godere delle creazioni di un genio.

Se guardiamo alla sua biografia, vediamo Beethoven dibattersi in difficoltà numerose, combattere contro la sua incapacità a comprendere i fatti economici più elementari e perdersi di fronte agli accorgimenti tecnici più semplici (come quando egli ignora il modo di riscossione di un titolo girabile, che gli era stato dato in pagamento), e non possiamo non sentire una pena infinita per questo Grande, che, a un certo punto, è costretto a lavorare non per ispirazione, ma per guadagno; per questo colosso, che va offrendo a destra e a manca le sue ultime produzioni, che pure hanno dimensioni gigantesche; per questo immortale che come un qualsiasi mortale deve lamentarsi della serva che non gli procura a tempo la legna per il suo camino, obbligandolo qualche volta (a quel che si riferisce) a ricorrere ai piedi dei suoi pianoforti, trasformati in legna da ardere, nel disordine spettacoloso della sua stanza da lavoro e di abitazione. Tutto ciò dimostra che le comodità della vita negli uomini di genio non sono un elemento indispensabile per la produzione; essi tirano dritto per la loro strada, nella ricerca di quelle forme di espressione che sono il prodotto della loro fantasia o il frutto delle loro meditazioni.

Un episodio ci aiuta a formarci un’idea di come egli concepisse rapporti sociali, a quell’epoca improntati al massimo rispetto per le gerarchie, ad inchini e a spostamenti laterali. Ma l’uomo che, mentre Goethe si toglie il cappello e si pone sul bordo della strada, traversa il corteo dell’imperatore, dopo essersi calcato il suo cappello in testa, come se dovesse affrontare una tempesta di vento, e procede incurante del saluto di quella folla di principi che si è aperta per farlo passare, l’uomo che dimostra di avere in dispregio le cosiddette forme sociali; quest'uomo rimprovera poi il suo amico Goethe per essersi inchinato di fronte a chi valeva meno della loro genialità.

Questo era il Genio, che amava la sua libertà e di questa libertà è colma tutta la sua musica; questo è il Genio che, a 250 anni della sua nascita, sorriderebbe ironicamente dello sforzo mio e di quanti oggi lo ricordano. Sorriderebbe ironicamente, ma anche mesto, accorgendosi che della libertà sappiamo tanto quanto della sua musica, non essendo più capaci di distinguere un si da un bemolle; come non sappiamo riconoscere un buon politico.

Personalmente nelle mie passeggiate nei secoli della cultura, di geni ne ho incontrati pochi. Il loro numero a mio giudizio è di pochissime decine. Si parte da Eschilo e poi, via via, si passa per Dante, Cervantes, Shakespeare, Goethe, Beethoven e pochi altri. Tutti, però, non hanno avuto una vita facile, vuoi per la salute e vuoi per la povertà, ma ciò nonostante ci hanno lasciato una salute e una ricchezza nello spirito tali, che senza di esse saremmo ancora come gli uomini primitivi, il cui unico scopo era quello di nutrire il loro corpo. In verità dovrei ammettere che saremmo come gli uomini di oggi, che non hanno mai ascoltato Beethoven né letto Eschilo o Goethe o Dante. Non credo perciò che sia negativo approfittare di questo anniversario della nascita di Beethoven per invitare all'ascolto della sua musica.